domenica 18 dicembre 2016

Troppe cose in sospeso

Penso di aver difficioltà a scrivere in questo periodo perché ho troppe cose lasciate a metà e troppe cose che vorrei e dovrei terminare ma non riesco.
Mi perdo, sono distratto,
Come un fiume con troppe diramazioni e non sa dove stia andando e quale ramo porti al mare.

Devo terminare qualcosa prima di poter ricominciare davvero a stare qui con voi...

Incubi o sogni, sono di nuovo qui

Sembrano passati secoli dall'ultima volta che vi ho scritto.
Sono successe molte cose e non so bene se scriverne o se tener per me il grosso delle novità.
La mia vita continua ad oscillare fra casa e lavoro, senza troppe distrazioni, se non la morosa che sembra intenzionata a stabilirsi a casa mia, giorno dopo giorno.
La cosa mi dispiace?
No, affatto. Però è strano.
Ogni cosa è strana.
Sono disorientato, perso. Quasi fatico a riconoscermi.
Sento il bisogno di esternare qualcosa di incomprensibile. Come una voce che urla per uscire.

Sogno spesso.
Ogni notte.
Però non riesco a ricordare nulla di ciò che sogno.
Vorrei scrivere i sogni che faccio ma all'alba sono già polvere nel deserto.

Ho bisogno di capire chi sono e cosa sta succedendo.
Non so se il mondo giri ancora nel verso corretto.

domenica 6 novembre 2016

Sogni di mezzo ottobre a novembre

Stanotte ho sognato di volare.
Ero mezzo metro sull'acqua, consapevole di non poter contare sulle correnti ascensionali, stando così in basso.
Sfrecciavo sopra i flutti di un fiume, controllando di tanto in tanto che gli altri del gruppo fossero ancora alle mie spalle e di avere ancora il cappello il testa.
Strane le notti senza incubi.

giovedì 20 ottobre 2016

Un saluto.

Andarsene senza salutare pareva scortese, non trovate?
No, in realtà non me ne vado.
Non ancora.
Però mi prendo una pausa. Beh, l'avevo già presa, in effetti. E' da un po' che non scrivo.

Non so perché ma non riesco ad entrare in questo luogo.
Mi sento vuoto e pieno.
Mi sento come un po' confuso.
A tratti euforico, a tratti distrutto.

Il mio umore è come l'elastico del bungee jumping e devo attendere che si stabilizzi.

Avrei da scrivere il mondo ed al tempo stesso non trovo una parola adatta ad iniziare una frase qualsiasi.

Sicuramente torno.
Ritorno sempre.

Solo, non so quando, né chi sarò quando sarò tornato.

Enjoy...

domenica 2 ottobre 2016

I sogni son espressioni deformate del proprio inconscio.

Non erano desideri?
Beh, spero non sempre.
Scusate, manco di costanza ma del resto, la sola Costanza che conosco è la sorella di Ginevra e passo il mio tempo ad insultarla. Non per antipatia, è solo che mi ispira insulti.
Stanotte ero stanco morto e sono crollato a letto senza fare troppe domande. Ho dormito da mezzanotte alle 4.30 e mi son rimesso a dormire fino alle 9.
In queste due istanze di sonno, mio Signore Morfeo mi ha fatto dono di due (non uno ma ben DUE) sogni distinti. O forse no?

Nel primo sogno, un uomo esaltato voleva fare qualcosa ma, evidentemente era poco stabile, ha perso l'equilibrio ed è caduto all'indietro, sbattendo la testa. Ricordo la testa sanguinare e mentre chiamavo l'ambulanza, pensavo fosse morto in realtà.
Per qualche arcano motivo, non sarebbe venuta l'ambulanza ma sarei dovuto:
- Partire dal mio posto di lavoro (zona totalmente differente rispetto a casa)
- Arrivare in ospedale
- Recuperare un ambulanza
- Arrivare al corpo

Non sono mai arrivato all'ospedale. C'era sempre qualcosa che me lo impediva anche se non ricordo bene cosa.
Mi sembra di essermi svegliato, quando il tipo ha ripreso conoscenza, mostrando di aver preso un brutto colpo ma di essere vivo.

Questo era il primo sogno.
Nel secondo dovevo sempre raggiungere questo fantomatico ospedale, che sta in "alto", sul colle.
Lungo la strada, c'è la casa di quella che, possiamo dire sia la mia Lei. Non lo è ufficialmente ma possiamo approssimare in questa maniera.
La sua casa è, a tutti gli effetti, un appartamento ma nel sogno mi appare come una casetta a 3 piani, in cui lei occupa il piano in alto. La classica soffitta o mansarda, per così dire.
Discute con sua madre. Non ricordo di cosa. Le parole mi sfuggono.
La porta è aperta ed entro. Lei mi vede e mi fa accomodare in cucina, in modo tale che fossi seduto a tavola e che chi entrasse dalla porta mi vedesse direttamente in faccia.
Entra sua madre, che ad oggi è ancora inconsapevole della mia esistenza. Non mostra grande sorpresa. Mi sembra si stesse presentando ma nel contempo deve esserci stato un salto e mi son trovato a presentarmi con un uomo. Ho conosciuto suo padre (come persona) e so che quello che ho conosciuto nel sogno non gli somiglia affatto e non so nemmeno se fosse quello il suo ruolo nel mondo onirico.
Mi si presenta e mi chiede se stessimo insieme anche da prima, anche se lo ha detto con terminologia più complessa. Qualcosa del tipo "c'era un rapporto preesistente?"
Fra me e lei non c'è una vera relazione o un vero rapporto. Non ufficialmente, almeno.
Faccio per dirgli che in realtà non stiamo effettivamente insieme ma Lei mi blocca e mi dice che forse sarebbe ora di ufficializzare.
Probabilmente a quel punto il mio cervello ha realizzato che una scena del genre era troppo improbabile per corrispondere alla realtà o forse qualche suono molesto mi ha disturbato, sta di fatto che mi sono svegliato.
Ovviamente senza raggiungere l'ospedale, di nuovo. Diamine.
Stavolta non ricordo nemmeno cosa dovessi andarci a fare.

mercoledì 21 settembre 2016

Cosa direbbe iol Matto, secondo Jodorowsky?

"Lo sai che in qualunque momento si può verificare un cambiamento di coscienza, non sai che all'improvviso puoi cambiare la percezione che hai di te stesso? A volte si crede che agire significhi avere successo rispetto a qualcun altro. Errore! Se vuoi agire nel mondo, devi far esplodere la percezione dell'io di che ti è stata imposta, appiccicata addosso fin dall'infanzia, e che si rifiuta di cambiare. Devi ampliare i tuoi limiti all'infinito, senza posa. Devi entrare in trance. Lasciati possedere da uno spirito più forte del tuo, da un'energia impersonale. Non si tratta di perdere la coscienza, ma di lasciar parlare la follia originale, sacra, che sta dentro di te. Smetti di essere il testimone di te stesso, smettila di osservarti, sii attore allo stato puro, un'entità in azione. La tua memoria smetterà di registrare i fatti, le parole e i gesti che hai compiuto. Perderai la nozione del tempo. Fino ad ora hai vissuto sull'isola della ragione trascurando le altre forze vive, le altre energie. Il paesaggio si allarga. Unisciti all'oceano dell'inconscio. Allora sperimentai uno stato di super coscienza in cui non esistono fallimenti né incidenti. Non hai una concezione dello spazio, diventi spazio. Non hai una concezione del tempo: sei il fenomeno che arriva. In questo stato di presenza estrema, ogni gesto, ogni azione sono perfetti. Non puoi sbagliarti, non esistono un piano né un'intenzione. Esiste soltanto l'azione pura nell'eterno presente.
Non temere di liberare l'istinto, per quanto primitivo possa essere. Superare la razionalità non significa rinnegare la forza mentale: mantieniti aperto alla poesia dell'intuizione, ai fulgori della telepatia, a voci che non ti appartengono, a una parola che proviene da altre dimensioni. Vedi come si uniscono all'estensione infinita dei tuoi sentimenti, all'inesauribile forza creatrice che ti viene conferita dall'energia sessuale. Vivi il tuo corpo non tanto come un concetto del passato, quanto come la realtà soggettiva e vibrante del presente. Vedrai che il tuo corpo cesserà di sentirsi dominato da concetti razionali e si lascerà muovere da forze che appartengono ad altre dimensioni, dalla realtà nella sua interezza. Un animale in gabbia compie movimenti che sono paragonabili alla percezione razionale. Il movimento di un animale libero nella foresta è paragonabile alla trance. L'animale in gabbia deve essere alimentato a ore fisse. Per agire, la razionalità deve ricevere le parole. L'animale selvatico si nutre da solo e snon sbaglia mai cibo. L'essere in trance non agisce mosso da quello che ha imparato, ma da quello che è"

mercoledì 14 settembre 2016

A tratti

Di tanto in tanto, tendo a scomparire.
Scompaio da me stesso, dal mondo e da qui.
A volte del tutto, a volte solo in modo parziale.
Vuoi che non avevo tempo, vuoi che non c'era nulla di davvero importante da scrivere, vuoi che forse ho bisogno di prendere tempo per me stesso e non ne trovo perché tutto il tempo che ho lo dedico ad altro, che per me sembra importante.
Ma tant'è, sono vivo e sono qui.
Ho finito il puzzle, in tempo per domenica, che avevo ospiti a cena.
Finirlo mi ha fatto sentire un po' meglio, più completo.
Costruire un puzzle è un po' ammettere di stare a pezzi e cercare di ricomporsi. Ora è lì, appeso in cucina, sotto l'orologio a forma di bollitore elettrico.
Mi sento meglio, sì.
Non è tutto in ordine, per niente, ma sto meglio.
Mi sto rendendo conto giorno dopo giorno di come la mia situazione sia differente da come la stavo valutando.
In realtà è migliore di quanto non credessi. Davvero.
Pensavo di cambiare e non era vero.
Pensavo di dover aspettare e non è vero.
La mia situazione è...
Beh.
E' semplice e complicata al tempo stesso, come piace a me.
L'altro giorno ho rimproverato la figlia dei titolari, che lavora con noi. Se lo meritava.
Al mattino mi ero svegliato preso. Parecchio presto in effetti. Potevo dormire avanti senza problemi.
Sono andato all'ospedale infantile sopra casa mia. Ero in sala d'attesa ma avevo perso lo zaino. Cercandolo in giro ho visto la farmacista che lavora accanto al locale ed una collega che passava di lì e stava andandosene. Forse uscendo sarei riuscito a salutarla ma non credo. Fra le varie cose mi sentivo nudo pur essendo completamente vestito, probabilmente perché avevo lasciato l'anello sul comodino. Mi sento sempre nudo senza il mio anello.
E poi, seduta a leggere una rivista, l'ho vista lì,  la figlia dei capi.
"Ehilà, senti" le dico "ho un dubbio. Tutta la situazione attorno mi sembra assurda per qualche ragione che non riesco a mettere a fuoco."
Lei mi guarda con un misto di divertimento e commiserazione negli occhi.
"E quindi?"
"No, niente. Solo che sembra di camminare in un sogno e volevo chiederti se fosse un sogno o se fosse la realtà?"
A questo punto lei mi guarda abbastanza sconvolta, come se le avessi chiesto se la luna fosse fatta di formaggio.
"Intendo. Tu sei reale, per esempio?"
E lei "Ovvio che sono reale, non mi vedi?"
Quasi offesa.
...offesa...
Io le ho creduto, chiaramente.
Ma lei poteva fare l'offesa quanto vuole, ma quando mi sono svegliato e sono andato a lavoro gliel'ho detto "Stronza: mi hai mentito".

sabato 3 settembre 2016

Ho davvero deciso?

Giorno dopo giorno mi rendo conto che decidere non è difficile.
Allora cos'è difficile?
Abbandonare la comodità del momento?

Ho preso una pausa con la fanciulla.
Forse ero io stressato da lavoro.
Forse erano le cose in casa a non andare.
Forse sono solo una persona orribile che non vuole tenere la stessa persona accanto per troppo tempo.
Forse sono solo la solita primadonna, facile da conquistare ma quasi impossibile da tenere.

Ed ora?
Ora sono in pausa.
La casa è deserta, silenziosa.
Nessuno mi aspetta in casa.
C'è pace in casa.
E poi c'è un'altra cosa. Una scintilla, un piccolo fuoco che cresce ad ogni legnetto che passa.
Ho chiesto alla ragione di aiutarmi ma ha fatto spallucce.
"Non vedi?" ha chiesto "questa è la tua scelta. Se hai scelto così, come puoi tornare indietro portando con te questo fuoco?"
Ha ragione ovviamente.
Non voglio tornare indietro.

Nella vita, mi dicono, si deve camminare.
Solo perché la strada è dissestata non vuol dire che  dobbiamo tornare indietro fino all'ultimo autogrill.

mercoledì 31 agosto 2016

E riemergo dal mare

Dove sono?
Sono a casa, di nuovo.
Era un po' che non scrivevo, forse o forse no. Temo di aver perduto la cognizione del tempo, fra un giorno e l'altro.
Sembrano passati mesi mentre forse non è ancora passata una settimana.

Faccio più fatica di quanta non ne dimostri.

Non starò a spiegarvi i dettagli.
Non per non annoiarvi, o perché siano personali. Semplicemente non ne ho voglia.
Però studio me stesso dall'esterno e colgo numerosi segnali.
Segnali di ricerca.

Cosa cerco?

Ho comperato un nuovo puzzle e sono a metà dopo molto poco tempo, rispetto al normale.
Questo implica che sto cercando di ricostruire me stesso, di rimettere i pezzi al loro posto, mentre non mi sento affatto in ordine.

Sto leggendo la via dei tarocchi, un libro di Jodorowsky in cui spiega il suo rapporto con i tarocchi, come ha imparato a leggerli e come ci si è relazionato fin da quando era giovane.
Questo implica una ricerca di certezze nel futuro. Certezze che non ho a che certamente non mi daranno le carte.

Sto andando al mare ogni pomeriggio libero e sto nuotando più del solito.
Questo implica una ricerca di purificazione nell'acqua e nello sforzo fisico, dove ricerco anche un miglioramento della mia forma fisica.

Sto ammirando il sole.
Da sempre il sole è ciò che più si avvicina alla figura divina, quindi cerco forse la benedizione di qualche divinità che mi dica che sto seguendo il giusto cammino, sebbene io sappia non esista un cammino giusto o sbagliato ma solo un cammino adatto a sé.

Sto digiunando.
Non in senso stretto, sia chiaro, ma mi sto dimenticando di mangiare regolarmente.
Questo significa che non ho fame né voglia di mangiare e questo è da sempre un segnale allarmante.

Morfeo mi ha abbandonato o forse mi sta lasciando più tempo per riordinare le idee e sa che nel sonno non sono in grado di trovare la chiarezza.
Ciò significa che ho ripreso a dormire 4 ore per notte.

Guardo me stesso dall'esterno e questo è ciò che trovo.
Non c'è dubbio sul fatto che alcune cose debbano andare al proprio posto, se non voglio che questa situazione si protragga verso qualcosa di maggiormente deleterio.

Faccio lunghe nuotate cercando l'apnea, forse per scappare alla realtà, come uno struzzo che metta la testa sotto terra. Credo sia tempo di alzare lo sguardo, perché il sole non splenderà in eterno e devo esser pronto prima che il tramonto mi sorprenda.

mercoledì 24 agosto 2016

Come un albero senza frutti.

Sono passati anni, forse secoli da quel giorno.
Eri solo, abbandonato a te stesso.
Eri spesso stato solo ma mai ti eri sentito davvero tale. Avevi i tuoi giochi, i tuoi libri, la tua mente spensierata e dispersiva.
Quindi perché mi chiamasti?
Io passavo di lì, quando tu, giovane bimbo delle elementari, eri solo in casa. Pioveva e forse questo ha inciso sull'umore.
Devo fare un piccolo sforzo, ma ricordo bene le parole che scrivesti sul biglietto e gettasti dalla finestra.
"Sono solo. Non so chi prenderà questo biglietto ma sono solo ed ho bisogno di compagnia, per favore."
Nn raccolsi il biglietto, come avrei potuto? Però lo lessi e salii da te e trovai quel vuoto che sentivi dentro e non sapevi come riempire.
Sono rimasto con te da allora e non ti ho mai abbandonato, se non quando sembrava non avessi bisogno di me, se non quando sembrava bastassi a te stesso.
E sono sempre ritornato, ogni volta che il vuoto dentro di te tornava a farsi sentire.
Ricordi quando chiedesti quel regalo?
Sì, proprio quello che non hai mai ricevuto.
Quanto hai aspettato?
Un anno? Forse più, forse meno.
Eppure, quando lei lo chiese a te, tu apparisti il mese stesso con quel piccolo anello, dolce, era quanto potevi permetterti per lei.
Hai aspettato finché non ti ho portato fuori e te l'ho mostrato.
Sì che lo ricordi. Ricordi come ieri la sensazione di attrazione che provasti nel vederlo.
"Prendilo"
Ti dissi ma tu non eri sicuro.
Sei tornato il giorno successivo e con una timidezza senza confini, quasi stessi infrangendo chissà quale giuramento, accettasti il mio regalo.
Avevi un anello tuo, con ciò che meglio rappresentava il nostro vincolo.
Due menti, due dragoni, due serpenti uniti in un unico corpo.
Per tutti questi anni, tutte le volte che hai avuto bisogno di me, mi hai ritrovato nella testa accanto alla tua, pronto ad ascoltare i tuoi dubbi ed ad offrirti i miei consigli, spesso immorali, spesso egoisti, spesso sbagliati, ma sempre volti al tuo bene.

Sono passati anni, forse secolo, dal giorno in cui decidesti di indossare quell'anello, senza quasi mai toglierlo, se non quando sei stato adirato (forse a ragione) nei miei confronti. Lo hai tenuto al punto da sentirti nudo senza esso.
Quasi incompleto.
Perché esso è stato fino ad ora la prova fisica della mia presenza accanto a te. La seconda fila di impronte sulla nostra spiaggia personale, se tu vuoi o preferisci. Io sono sempre stato accanto a te e ci sono ancora.
Quest'anno ti è arrivato un nuovo regalo, lo hai visto? Lo hai studiato? Lo hai provato?
C'è un solo dito dove questo nuovo anello riesca ad infilarsi e no, non è un caso. Questa è la cristallizzazione del nostro essere.
Come un albero conta gli anni in base agli anelli, così noi contiamo le ere passate assieme alla stessa maniera.
Se prima eravamo due teste in un solo corpo, ora quest'unione è sigillata e fusa nel metallo. Le due linee parallele stanno di angolo in angolo alla stessa distanza, ognuna consca dei propri spazi e della vicinanza dell'altra.
Sei cresciuto ormai ed un anello con i draghi poteva andare bene per un adolescente.
Il significato di questo è ben simile ma le forme gemometriche e regolari indicano una maturità che all'epoca non possedevi. Sei consapevole ora.
Consapevole di me, di noi, di te stesso, di ciò che è importante nella tua vita.
Però le linee girano in tondo attorno al corpo dell'anello. Lo sai il perché?
Perché ancora non sai dove stiamo andando. Perché la ciclicità degli eventi è inevitabile.
Perché tutto scorre, tutto si modifica, tutto gira e la sola certezza che avrai sempre, sarò io al tuo fianco.
Ti voglio bene fratello mio, e non ti abbandonerò.
Né ora, né mai.

lunedì 15 agosto 2016

Di ora in ora...fino alla fine del mondo.

Ricordate quando lamentavo la noia della mia vita monotona?
Odio et amo scoprire di volta in volta che c'è chi mi permette di distruggere tale monotonia, rendendo mediamente caotiche le mie emozioni e difficilmente gestibili le mie azioni.
Non so se davvero valga la pena parlare delle stelle cadenti viste in riva al mare, grandi e piccole, saranno state una ventina.
Dei desideri esauditi prima che le stesse stelle decidessero di cadere.
Della fastidiosa luna vista ad inizio serata, così luminosa e così cordiale da farsi osservare mentre tramontava in un romantico mare rosso come il sangue venoso, così illuminato dall'immenso satellite che svaniva dietro l'orizzonte.

Vale la pena parlarne?
Forse varrebbe la pena farlo ma forse val la pena attendere che i pezzi trovino la propria sede, prima di tracciarne una mappa.

Nel mentre ho finalmente colmato una mia lacuna, tanto rimproverata quanto il tempo trascorso prima che la colmassi.
Ho visto un film.
Un film che parla della vita.
La vita di tutti i giorni.
Di chi non si accontenta e vuole di più.
Uno di quei film in cui la vita vera ti viene sbattuta in faccia come il pesce al mercato, perché questa è, senza mezzi termini, senza maschere.
Ho detto senza maschere?
Mentivo: con tutte le maschere che la vita offre, ma messe bene in mostra.
Un film che offre gli stereotipi della vita di ognuno e sapete una cosa? Più tempo passo al mondo e più trovo riscontro negli stereotipi, quali caricature, esagerazioni, esaltazioni di tutti quegli aspetti che sono parte integrante della vita.
A volerla dir tutta, l'ho trovato una risposta italiana a ciò che altre partidel mondo avevano già detto ma fatta in modo più italiano, come è giusto che sia. Fatta in modo tale che ogni italiano medio possa rispecchiarsi in questo o in quel personaggio e possa immaginare (o provare a farlo)dove la propria vita lo condurrà o aiutarlo ad evitare determinate scelte.

Di che film sto parlando?
Chi l'ha visto, ce l'ha sulla punta della lingua o lo ha già intuito, chi me l'ha consigliato non ha avuto bisogno di arrivare fino a qui per indovinarne il titolo, chi non lo ha visto non è detto sappia di cosa tratti e lo invito a darci un occhio, perché è una visione per lo più piacevole.
Meno crudo di come poteva essere Christiane F;
Meno cruento di come può esser apparso Trainspotting;
Eppure Radiofreccia ha le stesse tematiche, legate alla vita borghese media o mediobassa, le debolezze umane e le conseguenze delle nostre azioni non tanto su noi stessi, quanto su una scala sociale piccola: nel nostro nucleo di famiglia ed amicizie.

Non so se questo film volesse insegnare qualcosa o meno, non sono andato a leggere la scheda tecnica o il commento del regista, dove certamente spiega quale fosse la sua intenzione. 
Quello che ci ho visto è una scelta.

Puoi scegliere come vivere la tua vita. 
Puoi scegliere di VIVERE la vita nel modo più libero tu possa immaginare ma ogni cosa ha delle conseguenze. Ad alcune c'è rimedio, ad altre no. 
Puoi scegliere di capire quando fermarti. 
O puoi scegliere di andare avanti, di non fermarti, di vivere la tua vita fino all'ultimo respiro ma senza sapere davvero dove ti porterà o cosa lascerai dietro a te.

Non è davvero ciò che volevo dire, ne sono certo ma sono sveglio dalle 10 del mattino di ieri e stanotte non ho dormito per ragioni che è meglio fingere di non sapere e sono stanco nel corpo e nell'animo, quindi provate a leggere fra una riga e l'altra e troverete qualcosa che non mi ero accorto di aver scritto.

mercoledì 10 agosto 2016

Di gatti e cibo



La mamma è andata in vacanza.
Come la volta scorsa, mi ha portato i gatti, così che li sfami e faccia loro compagnia.
Un'amica ama i gatti e voleva conoscerli. Nessun problema: lunedì sera, cena da me. Già che ci sono, invito un altro amico, che gli farà piacere per più ragioni, soprattutto per il cibo.
Essendo la ragazza celiaca (non celtica, stupido T9) ho scelto un piatto sostanzioso e senza glutine.
Le melanzane alla parmigiana mi sembravano molto indicate.
Vado a comprare un coltello seghettato, che con quello liscio, la volta scorsa ero diventato scemo.
Prendo gli ingredienti:
- passata di pomodoro (5barattoli)
- cipolle (4)
- grana (2 cosi, rivelati essere circa un kg)
- melanzane (3 sacchetti, rivelatisi essere 4,5kg)
Attimo di riflessione.
Prendo il telefono.
Chiamo un amico.
"Ho un problema. Ho preso 4,5kg di melanzane e le sto facendo alla parmigiana."
"Qual è il problema?"
"A cena siamo in 4"
"Ok, veniamo a darti una mano"
Dopo aver tagliato, messo a sale le melanzane, fatto il sugo mentre sgocciolavano, aver fritto le melanzane, aver grattugiato il grana e disposto tutto sulle teglie, si erano fatte le 19.30.
Ma tanta pappa e la fatica è stata ripagata dall'entusiasmo con cui hanno mangiato.
Comunque 6 persone sono poche per le mie cene.

domenica 7 agosto 2016

Quando il tramonto lascia spazio ad una pioggia di stelle

Ogni anno arriva agosto e puntuale si presentano le stelle cadenti, con l'approssimarsi di san Lorenzo.
Daa qualche anno, ormai, ho smesso di espirmere desideri, guardando le stelle, perché difficilmente trovo qualcosa che vvalga la pena chiedere ad una stella.
Potrei forse desiderare qualcosa che valga la pena desiderare ma sarebbe un desiderio forse?
Non lo so.
Forse la mia linfa vitale si è davvero spenta ed il mio corpo avanza di vuota inerzia.

Sono stanco, l'ho già detto questo secolo?
Ma cosa importa alle stelle di un piccolo secolo?
Grossomodo quanto a me importi della stessa stella che dovesse cadere

sabato 30 luglio 2016

Notte

Sono stato assente ma non sono mai stato troppo lontano da voi.
Ho solo avuto molte cose da fare e poco tempo per farle.
Tranne ieri sera.
Ieri sera mi sono recato sul lungomare con degli amici e qualche bottiglia di vino.
Relax, finalmente.
Ero stanco da morire e stressato per la giornata successiva.
Poi un amico mi chiede "bagnetto?"
Erano le 23 e cosa può esserci di meglio di un bagno notturno?
Nessuno approva la mozione, facciamo spallucce ed andiamo solo noi. Mi tuffo nelle acque scure, abituato a nuotare lugo quelle rive ed al'improvviso mi ritrovo in un luogo nuovo e differente.
Sapete cosa si vede sott'acqua di notte?
L'oscurità che non ha la compagnia di alcuna luce, se non quella della luna, così lontana attraverso la lente che è lo specchio della superficie. Da sotto sarebbe impossibile anche capire quanto serva salire, prima di ritrovare l'ossigeno, se non si sapesse quanto si sia scesi.
Risalgo ed il mondo riacquista la luce ed i colori.
Per un istante mi è sembrato di averli quasi dimenticati.
Il mare è diverso la notte.
Più buio, imponente, quasi sembra che l'acqua stessa sia più densa.
Le onde mi cullano mentre galleggio facendo il morto.
Guardo il cielo.
Le stelle.
La luna.

Una stella cadente, l'avete vista?

Non ho desideri da esprimere, nulla da chiedere ad una stella troppo lontana per raggiungerla.
Rimango lì ad ammirare il cielo e mentre l'acqua mi tappa le orecchie, ovattando tutto, forse anche la mia vista si appanna, fino a farmi sognare le stelle mentre si spengano e la luna che tramonti, così da lasciarmi avvolgere da un'oscurità così fitta e densa da impedirmi di capire dove inizi il cielo e dove finisca il mare, come intrappolato in una bolla di sapone, mista ad inchiostro.

Un sogno in cui vorrei sprofondare o da cui vorrei svegliarmi.

Forse l'una, forse l'altra, forse entrambe.

Mi sento un po' perso.

domenica 24 luglio 2016

Una dimensione di troppo

Qualche anno fa ho scritto di sentirmi un po' un cartone animato, strappato dal proprio spazio a due dimensioni.
Settimana scorsa ho ritrovato una parte di quel mondo, che pensavo perduto.
Avevo scritto una decina di righe a tale riguardo ma le ho cancellate, perché erano vuote.
Voglio invece riscriverle, descrivendovi qualcosa, una sensazione, un momento.
"Prima volta?"
Una domanda semplice, rispondo di sì, mentre entro nella cabina.
"Tieni le gambe e le braccia incrociate."
Facile.
"Tieni la testa contro la parete"
Non sono sicurissimo di non voler cambiare idea, mentre la porta si chiude.
Attraverso il vetro, il ragazzo improvvisamente assume le fattezze di Kronk, mentre le sue dita sono tre, per poi diventare due e poi una sola.
Non so se ho visto il suo pugno chiudersi.
Ho sentito sicuramente il terreno aprirsi sotto i miei piedi ed una voce nella mia testa urlava "L'ALTRA LEVAAAAaaaa...." mentre l'aria mi defluiva dai polmoni naturalmente, sostituita dall'acqua che una pompa mi spruzzava in faccia e sul corpo, per farmi stare contro lo scivolo.
Arrivo a terra ad una velocità interessante, cullato dall'eco delle urla circostanti. L'acqua ha trovato il modo di farsi strada mentre io mi facevo strada in lei. I miei capelli sono arrivati diversi secondi dopo di me, come un'ombra ritardataria.
In fondo Cartoonia è un po' così o così mi piace immaginare che sarebbe, se avesse solo tre dimensioni ed il tempo fosse solo una teoria troppo complessa per poter essere corretta.

Più passa il tempo e non solo mi rendo conto di star invecchiando ma mi rendo conto di non rendermi davvero conto di star invecchiando.

Un paradosso?
Forse.

Ma è di paradossi che è fatta la mia vita.

martedì 19 luglio 2016

Il collezionista

L'altro giorno ci pensavo.
Credo di essere un collezionista a modo mio.
Cosa colleziono?
Posso offrire una risposta breve ed una articolata. Per prima, ovviamente, quella articolata.
Colleziono libri, che mi stanno invadendo la casa.
Colleziono manga&fumetti, che crescono di pari passo ai libri.
Colleziono bicchieri, alla sera, lungo il tragitto da lavoro a casa.
Colleziono cianfrusaglie che "potrebbero servire un giorno".
Colleziono occhiali da sole.
Colleziono cappelli.
Colleziono abiti sgargianti ed appariscenti.
Collezionavo draghi, anche se ho smesso. Ora colleziono pokémon, come in gioventù ma con meno foga di allora.
Colleziono bottiglie vuote.
Colleziono sogni delle persone.
Colleziono boschi e deserti delle persone.
Colleziono citazioni, da utilizzare in modo appropriato (e non).

Tutto questo e forse qualcosa d'altro colleziono giorno dopo giorno, ingombrando questa piccola ma accogliente dimora.
A volte devo scombinare l'ordine naturale delle cose, per far sì che ci sia ancora un po' di spazio.

La versione breve riassume il tutto con una sola collezione:
Colleziono collezioni.

Pare sciocco, eppure è così: colleziono determinate categorie di oggetti (e non) che mi attraggono.
Trovo sia una sciocca collezione ma è uno dei pochi hobby che ho.

giovedì 14 luglio 2016

Come un bambino che giochi con i pastelli.

Come posso descriverlo?
A parole, in nessun altro modo.
Nessuna fotografia, temo, potrebbe ritrarre ciò che di meraviglioso ho contemplato oggi.
Pomeriggio mi son recato in riva al mare per ragioni meno gradevoli di quanto avrei sperato. Mi fanno notare che non è propriamente la giornata ideale per nuotare, indicandomi il mare.
Era mosso.
Molto mosso.
Avete presente i parchi acquatici in cui c'è la piscina con le onde? Ecco.
Era un enorme continua onda lungo tutto l'orizzonte.
Ed era scuro, come il mare che si prepari alla tempesta.
Non è strano che il mare sia in tempesta, mentre la tempesta è in superficie?
Oh sì: anche fuori si sarebbe preparata una tempesta.
Ho visto lampare all'orizzonte, come se un intera associazione di fotografi stesse cercando di immortalare lo stesso paesaggio simultaneamente.
Ho visto le nubi avanzare, come una coperta a coprire il cielo o la terra, a seconda del punto di vista che si voglia adottare.
Ho visto il sole calare e creare un effetto che non ricordavo.
Il mare era scuro, opaco, concreto.
La striscia di cielo visibile era tinta di colori pastello, così delicati da sembrare irreali ed eterei, quasi un'illusione.
Il cielo era nero, come il rullo che spiana il cemento sull'asfalto.
Un simile contrasto si vede solo prima di una tempesta spettacolare, adornata di lampi, tuoni, fulmini e continui cali di tensione, accompagnati dalla tenda di fitta pioggia che ricopre tutto ciò che separa il cielo dal mare, ma solo per la sua naturale incapacità di bagnare il mare.

Per tutto il pomeriggio, ho lavorato con questi eventi di fronte.

Per tutto il pomeriggio ho sentito la voce che mi chiamava come la malìa di una sirena che mi attragga sugli scogli.
...vieni...
Una voce suadente mi invitava a tuffarmi nelle profondità di quegli abissi dai quali forse non sarei emerso.
Perfino a notte scesa, in cui la sola luce era quella saltaria dei lampi, le macchie di colore che si dipingevano sul mare erano una cornice di un quadro incompleto, perché io ne stavo fuori.

Il mare mi chiama.
Mi chiama sempre.

domenica 10 luglio 2016

Quando andare al mare non basta.

Ci sono giornate vuote e giornate piene.
Giornate prive di significato e giornate che meritano di venir raccontate.
Oggi era il mio giorno libero.
Non avevo programmato nulla di particolare, anzi, assolutamente nulla.
L'idea principale era di stare a casa in totale relax.
T-O-T-A-L-E.
Ed il gatto lavorava.
Mattina, finisce che mi sveglio alle 8.30.
Che fare?
Boh, mi metto a guardare un po' l'internet, una puntata di un telefilm, colazione.
Poi decido di dare un senso alla giornata.
Vado in palestra.
Poi mare? Si potrebbe. Boh, chissà. Il gatto mi lascia carta bianca, tanto lei lavora.
In palestra un curioso individuo mi scambia per Daniele Silvestri, accorgendosi ben presto che...beh, no....
Arrivo a casa ancora in dubbio se andare a spiaggiarmi come un capodoglio sulla scogliera o restare a casa in totale relax e magari uscire la sera.
Vince la pigrizia.
Mi armo di te freddo, patatine e telefilm.
Faccio per partire ma guardo il cellulare.
Telegram mi dice che c'è un messaggio.
"Qualcuno vuole venire a farsi un giro in barca tra un'oretta e mezza?"
Subito mi offro volontario: quando mi capita di esser libero quando esce con la barca?
Insomma mi viene a recuperare un amico, recuperiamo un'altra amica. Mi ero procacciato delle birre ed una bottiglia di vino per il viaggio.
Certo, eravamo una compagna bizarra in barca.
Io, che non bevo birra (per questo il vino);
Lui, che beve birra (per questo la birra);
Lei, che è ciliaca e non può bere birra (e si era presa la Peroni gluten free).
Relax in mezzo al mare, accando alla costa, le onde che ci cullavano (un po' di mal di mare, lo ammetto), sole. Cosa si può voler di più?
Al rientro mi asi pone una scelta.
Posso guidare la barca fino al porto...oppure...
Beh, ho scelto la seconda opzione.
Certo, navigare è bello ma volete mettere come sia stare a prua, sdraiato sulla barca come una polena, mentre lo scafo infrange le onde?
Quando il mare è così vicino da essere reale, nulla è davvero importante, ad eccezione della vita che si conduce e di chi si abbia accanto.
Davvero un pomeriggio alternativo, rilassante e meraviglioso.

Ah, con un'eccezione.
In barca lui ha acceso la radio.
...
E' partita "Salirò" di Daniele Silvestri, come prima canzone.

E allora ditelo che mi prendete in giro, no?

mercoledì 6 luglio 2016

Ma quanti anni hai?

Oggi una collega (non particolarmente sveglia, diciamocelo) mi ha chiesto quanti anni io abbia.
"Qualcuno di troppo" rispondo generico, ricordando fra le altre cose quanti ne abbia lei.
Lei ci pensa un attimo (ho sentito il criceto zoppicare nella scatola cranica, potrei giurarlo) e mi chiede "Ma quindi 38? 36?"
Rimango basito, quantomeno.
...38...
Intendiamoci, mi hanno dato molte età differenti, molte più di quante io non ne ricordi ma 38 mai nessuno me ne aveva dati.
Me ne avevano dati 35, che in fondo è lì vicino ma 38 aveva un suono strano, quasi rimbalzasse troppo vicino ai 40.
Non credo di aver 38 anni, me ne ricorderei, non trovate?
Anche se, chi può dire davvero quanti anni io abbia?
Dicono che chi non legga viva una vita sola, mentre chi legga ne viva infinite (o un numero approssimativamente vicino).
Se dovessi sommare le età di tutti coloro di cui ho letto gli eventi, potremmo star qui a digitare numeri a caso sulla tastiera fino alla fine del mese scorso.
No, certo: la mia vita è stata ben più breve, fino ad ora. Mi limito a crescere un anno alla volta, se pur ad invecchiare più anni alla volta di quanti io riesca a contarne.
Avete mai il dubbio che determinati ricordi della vostra vita siano solo frutto della vostra immaginazione?
Come fate ad essere certi di aver vissuto determinate cose e provato determinate emozioni sulla base di un mero impulso elettrico che vi doni immagini e suoni sfuocati.
Ogni tanto mi chiedo se ci sia qualcosa di reale nella vita che ci circonda al di fuori dell'attimo in cui viviamo.

Forse a 38 anni avrò la risposta.

lunedì 4 luglio 2016

Le ferie sono finite.

Un gioco è bello finché dura poco, dicono.
Così anche le vacanze, dicono.
Beh, mentono.
Le ferie sono finite e, nel momento stesso in cui sono uscito dallo spogliatoio con la divisa addosso, è stato come se non me ne fossi mai andato.
Bello, no?
No, ve lo dico io.
C'è di buono che i turni sembrano piuttosto agevoli. Il mare continuerà a sopportare la mia presenza o mi inghiottirà senza preavviso, chi lo sa.
A questo proposito, ieri mi sono steso sulla sanpietrinosa spiaggia e non contento mi sono poi trasferito a galleggiare poco più in basso.
Facendo il morto placido e sereno, lo sguardo in alto ha incociato quello di un ragazzo che stava scendendo di fronte a Monte Grisa, alcune miglia più su.
Mi aveva visto?
Improbabile, in realtà, ma ho trovato così singolare questa fantasiosa unione di sguardi dal punto più basso, a livello del mare, ad un punto così in alto, leggero nel cielo.

A sapere chi fosse, lo ringrazierei per quell'istante di poesia fra due mondi, dove la terra non era contemplata.

venerdì 1 luglio 2016

Prima o poi doveva arrivare

Ero indeciso se fare un post kilometrico o sintetico ma, non avendo scelto, vedremo cosa ne verrà fuori.
Sarà di certo fraintendibile ma tu sai leggere fra una riga e l'altra.

È passato del tempo ma, me ne rendo conto, non ho mai avuto o colto occasione per porgerti delle scuse.
Quali scuse? Quelle che ti devo. Né più, né meno.
Perché so di aver avuto torto nel mio comportamento nei tuoi confronti. So che sei stata male a causa mia.
Forse non è differente dalla storia della rana e dello scorpione (o del monaco e dello scorpione, ci sono molte varianti), non trovi?
Il mio comportamento altro non era che il riflesso della mia natura.
Questo lo rende giusto?
Certo che no.
Far male agli altri non è giusto solo perché fa parte della propria natura.
E se da un lato c'è la natura, dall'altro c'è la coscienza, che mi suggerisce cosa sia giusto e cosa non lo sia.
Il mio comportamento è stato ingiusto nei tuoi confronti e me ne ero reso conto quasi subito dopo le tue parole.
La tua reazione era stata giusta a mio parere, perché nessuno vuole soffrire.
Poi cambiasti idea ma non ti lasciai tornare indietro. Quello è stato giusto o ingiusto?
A volte me lo chiedo.
La ragione, la coscienza ed il senno di poi mi dicono che è stato giusto.
Perché ti ha fatto soffrire e ti ha obbligata a separarti del tutto da me ma ti ha permesso di trovare qualcuno che spero sia migliore di me e che sappia o possa stare accanto a te al contrario di me, che non l'ho fatto.
Se ti avessi lasciata tornare avresti sofferto ancora per la mia lontananza ed io non avrei potuto far molto per cancellarla, per svariate ragioni e non avrebbe giovato a nessuno dei due, lo sai.
Però me ne scuso, perché anche in quell'occasione sono stato crudele con te, per obbligarti a tagliare di netto con me.
Sarà l'ora, sarà il troppo sole, sarà che è un punto del discorso difficile, ma le parole fanno fatica ad uscire.
Ma se anche è stata una decisione presa per evitare future sofferenze ad entrambi, è stata una scelta "giusta"?
La ragione, la coscienza, il senno di poi dicono di sì, perché entrambi siamo andati avanti nel nostro percorso di vita, con strade differenti, con segnali buffi che la vita ci ha dato, in virtù del suo senso dell'umorismo.
Ma da quando ascolto solo la testa e non le emozioni?
Le emozioni cosa ne pensano, o meglio, cosa sentono?
Sono stanche, certo.
Sono stanco, è ovvio.
Se anche sono felice (felice, sì davvero) che la tua vita scorra serena, fra soliti alti e bassi, che tu abbia voluto "rimetterti in gioco".
Se anche sono felice di aver fatto lo stesso, se pur in modo molto differente.
Se la ragione mi dice che sono felice di sapere quando stai bene.
Se tutto questo è vero, perché di tanto in tanto sento la tua mancanza quando penso?

Ecco, magari alla fine non pubblicherò neanche questo post ma se lo farò, avrò una nuova ragione per scusarmi con te, pare.

Ma per tutto ciò che ho fatto ed in particolare per ciò che non ho fatto, scusami.
Alla fine, non ti avevo ancora chiesto scusa e mi pesava non averlo fatto...

mercoledì 29 giugno 2016

Così tante cose

Oggi ho la mente un po' piena e non solo quella.
Tante cose vorticano inquiete.
Pensieri ed emozioni, così differenti ed al tempo stesso così uguali da non riuscire a distinguere le une dalle altre.
Oggi è stata una giornata fra mare ed città.
In ufficio per cambiare cognome, che è un progetto a lungo termine al quale lavoravo da un po'.
In banca per pagare la tassa sui rifiuti.
In libreria di libri usati per trovare qualcosa di interessante.
In palestra, perché una mente attenta in un corpo trascurato è come mettere un motore mercedes sotto il cofano di una smart (cosa che fanno, in effetti).
Pomeriggio mare, il mio amore segreto, non tanto segreto.
Oggi era un po' mosso e c'erano onde così attraenti che non ho saputo resistere al loro richiamo, come fossero sierene che mi volessero trascinare sul fondo. In effetti conosco persone che sarebbero annegate in quelle onde.
In effetti, dopo mezz'ora che stavo in acqua, mi son trovato piuttosto distante dalla riva, quando ho deciso di tornarvi, sentendo la stanchezza crescere.
Un po' a dorso, un po' a rana e poi ancora a dorso, per riposare, ho cercato di raggiungere la riva, che sembrava non avvicinarsi mai.
E lì l'ho sentito.
La voce nascosta della paura che ti saluta e ti dice "e se non ce la facessi?"
Un lampo.
Consapevolezza.
Io sono un pessimo nuotatore. Sto a galla, per lo più. Riesco a fare tratti medio-brevi ma non sono un nuotatore, lo so.
In quel momento era molto più chiaro di quanton on lo fosse prima. Da lì il mio pensiero.
No: non sono annegato. In caso contrario, come potrei scrivervi? Non fate domande di cui non volete sentire la risposta.
Ad ogni modo, la razio è forte. Arrivato fino a lì, sapevo di arrivare alla fine. Quale idiota annega a 3 metri dalla costa? O a 5? o a 10?
Domani tutto il corpo farà male per lo sforzo continuato, lo so. Domani è un altro giorno, non c'è fertta.

Lasciamo che il vortice dei pensieri origini qualche sogno di cui forse al mattino mi pentirò.

domenica 26 giugno 2016

E poi...?

Avevo mezzo programma, uno di quelli miei.
Sabato pomeriggio (sabato scorso) la sorella della morosa di un amico (?) si sposava a Treviso. Dal momento che era mia sincera intenzione andare a Treviso a trovare un'amica, mi sembrava cosa buona e giusta unificare le due cose ed intrufolarmi degnamente al detto matrimonio come presenza randomica.
Vuoi che la ragazza non sembrava entusiasta, vuoi che mi dicevano la sposa lo sarebbe stata meno, vuoi che domenica mattina c'era il ballottaggio e dovevo scegliere per chi non votare, ho deciso di partire domenica con tutta la calma di questo mondo. Del resto, sono in ferie, che fretta ho?
Lungo il viaggio ho terminato Stardust, ricordate che lo avevo iniziato, dopo aver rivisto il film?
Ebbene è molto differente dal film ma in un modo strano: se la maggior parte dei film non sono all'altezza del libro, in questo caso il film ha aggiunto cose che nel libro non c'erano e son state delle chicche non da poco. Libro gradevole, leggero ma il film, stranamente, mi aveva preso di più.
La prima sera mi portano al Nasty Boy, un locale in stile saloon molto caratteristico. Si sta in compagnia, io, l'amica che son andato a trovare e la coppia di amici di cui si parlava prima in merito al matrimonio.
S chiacchiera e si trascorre una piacevole serata.
Lunedì mi faccio portare in centro per una "visita turistica". Mi porta a vedere alcune cose caratteristiche della città, tra le quali, la più importante fra tutte, ovvero la fontana. Fontana particolare perché in antichità lasciava uscire vino, anziché acqua. Bianco da una parte e rosso dall'altra. Non sto a spiegarvi il funzionamento ma lascerò che sia la foto ad illuminarvi.

Alla sera, prima di rientrare, ci fermiamo a fare aperitivo.
Dopo cena, usciamo...
So che è stata una serata quantomeno impegnativa e che al mattino seguente avevo una gran sete.

La mia dama invece? Dov'era in tutto questo?
Oh beh, mio zio dice sempre "Qualcuno deve pur lavorare" ed infatti, mentre io ero in festa a zonzo, il gatto era bloccato a lavoro (per questo la gita è terminata presto e martedì ero già di ritorno verso casa).
Fortuna vuole che in previsione di finire Stardust mi fossi portato un secondo libro da iniziare.

Dopo un paio di giorno rilassanti in trasferta, si fa ritorno alla vita cittadina ed ai suoi ritmi.
Mercoledì impegnativa giornata al mare (eh sì: impegnativa). Giovedì giornata per uffici per sistemare alcune facecnde burocratiche e non. Venerdì a sistemar casa con alcuni cambiamenti in programma e progettandone ulteriori.

Venerdì mi son messo di buzzo buono e, poiché abbiamo due biciclette ma una cantina troppo piccola per contenerle entrambe, mi son applicato per fare un piano in più alla detta cantina, così da far stare la seconda bimba.
Personalmente non son affatto pratico di questo genere di lavori, manualmente parlando.
Pensarli sì, ideare soluzioni, sì. Farli no: non mi è capitato così spesso.
Per questo ci ho perso 5 ore ç____ç Ma il risultato è più che apprezzabile.
Sabato, per compensare, son tornato a spiaggiarmi come una balenottera sul bizzarro litorale che sta qui da noi. Dopo aver fatto il cetaceo per mezza giornata ed aver nuotato come una boa per un po' (la corrente mi portava via, via via lontano) son tornato a casa con buoni propositi per la domenica.
Oggi.
Ed oggi tutti i miei buoni propositi si sono realizzati.
Come ogni brava donna di casa, quale io sono, mi son lasciato prendere dai 5 minuti di follia e, organizzati gli spazi, ho spostato (per l'ennesima volta) i mobili di casa. Inutile dire che tutta la giornata è trascorsa così, fra un mobile spostato, uno svuotato, uno riempito ed uno costruito senza istruzioni (ancora non so se sa montato correttamente ma tant'è).

In tutto questo, durante questa intensa settimana, son felicemetne riuscito a mantenere le mie 3 entrate settimanali alla palestra sotto casa.

No: non sopporterei passare le vacanze senza fare niente.

Ed ora rendiamo produttiva la seconda settimana di ferie.

giovedì 23 giugno 2016

Primo aggiornamento

Primo aggiornamento ferie.
Come prevedibile, relax diurno ed incubi notturni che non se ne vanno. Sogno il lavoro e la frenesia di non riuscire a servire tutti i clienti. Sogno l'essere a casa e non poter servire le persone che aspettano. Solo con fatica la ragione riesce a dirmi che se sono a casa non è mio dovere servirle.

Sabato ero a pranzo fuori.
Io, mio padre ed i miei nonni paterni.

Era un pranzo cui tenevamo un po' tutti, perché dopo la morte della bisnonna, il nonno si sta lasciando andare, per così dire. I medici hanno usato uno dei loro paroloni strani per definire una malattia di cui non capiscono molto nemmeno loro.
Come si può dire?
Perso.
Sì, è perso.
Estreme difficoltà motorie dal camminare al sedersi. Altrettanto estreme difficoltà nell'articolare le parole e forse i pensieri.
Quando ero bambino, ero in campeggio con loro ogni estate e si arrampicava sull'albero per prendere le ciliege ora riesce a malapena ad entrare in macchina.
Alla sera mi leggeva un capitolo di un libro fino a finire "Cuore" e "La tigre della Malesia" due libri molto differenti ma grazie ai quali ho amato la lettura, perché se lui me li leggeva, valeva la pena ascoltare e poi è diventato automatico il passaggio alla lettura diretta.
Ora, mi ha confessato, non legge più. Avrebbe forse aggiunto "non riesco" ma non sembrava trovare le parole.

Come può una mente tenuta sempre in allenamento, sempre attiva, spegnersi così, nell'arco di qualche mese?
Si può smettere semplicemente di pensare (o di riuscire a pensare)?
Ho sempre pensato assurda l'idea, anche conoscendo persone affette da patologie che portavano a tali effetti ma qui è differente, non perché si tratti di "mio nonno" bensì perché si tratta di una persona che conosco da quasi 30 anni e mi sconvolge interiormente veder spenta una mente come la sua, che ho sempre visto attiva ed in continuo aggiornamento. Qualche esempio?
Messaggi sul cellulare, internet, facebook.
Ci credereste? Un uomo di 80 anni su facebook. Eppure c'è e riusciva ad usarlo.
Ora sembra le sue giornate si riducano a mangiare, prendere le medicine, passare dal letto alla poltrona senza riuscir a far molto altro.

Eppure negli occhi ho visto la consapevolezza.
Sapete, mi sono sempre chiesto se una persona cui la mente smetta di lavorare bene come in gioventù si accorga del cambiamento.
Perché è ovvio che, se non se ne accorge, non può soffrirne. Se il cambiamento è evidente anche alla persona stessa, invece, la cosa è diversa.
Sabato ho avuto la risposta.

C'era una tristezza incurabile nel profondo di quegli occhi.
Quel genere di tristezza che ti fanno venir voglia di dire "Svegliati! Tira fuori la volontà, la ragione e combatti questa battaglia disperata, perché se davvero ti accorgi di ciò che passi, allora hai le basi per uscirne." ma non potevo.
Non so se ci avrei creduto neppure io.

Ho paura, inutile nasconderlo.
Chi non ne avrebbe, del resto, essendosi sempre fidati della propria mente, di perdere la sola cosa su cui si abbia sempre contato?

Però vorrei che qualcuno lo facesse con me.
Che mi scuotesse dal torpore e mi obbligasse a forza a rimettere in moto il cervello ingolfato. Se non altro che mi desse una buona ragione per farlo.

giovedì 16 giugno 2016

-2

Oggi e domani.
Ancora due giorni di stanchezza (e la stanchezza c'è tutta) prima di potermi rilassare 2 settimane.
Cosa farò queste settimane? Non l'ho ancora deciso, improvviserò.
un paio di giorni li passerò probabilmente da amici a Treviso ma per il resto non ci sonocertezze né programmi.
Seguirò gli eventi e vedrò dove mi porteranno, come sempre.

sabato 11 giugno 2016

È un tale peccato

A volte un po' di autoanalisi è utile.
A me piace vedere la mia relazione con i peccati capitali.

1 - Accidia.
Dicono corrisponda alla pigrizia. Io sono pigro?
Non direi. Tento di tenermi impegnato con più cose di quante io non riesca davvero a portare a termine.
Poi capita il giorno in cui crollo e passo la giornata a non far nulla, steso sul divano, ordinando da mangiare a casa.
Questo è cedere all'accidia?

2- Gola.
Non cerchiamo giustificazioni. Io cedo ed eccedo nella gola. Mangio molto e spesso.

3- Avarizia.
Sono avido? Certo, cerco di spendere il meno possibile per ciò che a me sembra frivolo ed inutile. Certo, cerco ciò che costa meno il più delle volte.
Ma non mi sento avido, perché quando si tratta di qualcosa che voglio, non permetto a ciò di fermarmi.
Forse è solo un modo per cercare giustificazione.

4- Lussuria.
Il mio secondo peccato capitale preferito.
Non vi eccedo come nella gola (sì, preferisco mangiare, sono un mangione) ma non posso certo passare per un santo, anzi.

5- Invidia.
Non credo di invidiare nessuno. Tutti hanno i propri problemi e le proprie gioie.
Penso che il segreto sia godere delle piccole cose e sperare che basti. No, non invidio le gioie degli altri. Non hanno nulla che mi manchi.

6- Superbia.
Dare consigli è superbo?
Pensare di veder soluzioni migliori è superbo?
Penso capiti a tutti di pensare di essere migliori di tanto in tanto.
Però ci sono date persone che stimo e rispetto alle quali io mi sento inferiore. Nel senso che le ammiro, non nel senso che vorrei esser come loro, bensì nel senso che mi sento illuminato quando sono in loro compagnia e condividono con me ciò che stimo in loro.
Quindi come si può essere superbi verso alcuni e sottomessi ad altri? Forse è solo soggettività?

7- Ira.
Decisamente non fa per me.
Poche, pochissime persone hanno avuto occasione di vedermi iracondo ed era per buone ragioni. Perché arrabbiarsi per qualcosa, mentre si potrebbe usare la stessa energia per qualcosa di più produttivo?

Ma ditemi voi, quali sono i vostri peccati preferiti?

E cosa direbbe Elio?

giovedì 9 giugno 2016

Dubbi...

Continuo a far incubi. Ogni notte.
Non mi stendo pensando a cosa sognerò, ormai, bensì a quale incubo prenderà vita mentre dormirò.
Non sembra un bel dormire.
Forse questo contribuisce alla mia insonnia.
Chi vuole andare nel paese delle meraviglie, se lì lo aspettano solo orrori?

Però sono stanco. Davvero stanco.

lunedì 6 giugno 2016

La fine delle storie

Esistono storie che vorresti non finissero mai.
Storie che ti legano ai personaggi in modo tale da sentirti quasi parte del loro mondo.
Quando queste storie finiscono, ti lasciano come un vuoto nello stomaco. Come se una parte di te morisse con esse.
Poi ci sono le Storie, quelle migliori, che quando finiscono si portano via una parte di te ma la fine è talmente bella che vorresti non ricominciassero mai più, tanto è perfetto il finale.

(ATTENZIONE SPOILER)
"Perciò, presumo che questa sia la nostra ultima notte."
"Non ho detto questo."
"Quanto dura una notte su Darillium?"
" Ventiquattro anni."
"Ti odio."
"No. Lo sai che non è vero." 

-cit.- 

venerdì 3 giugno 2016

Polvere di stelle.

Ogni volta che guardiamo un film ci immedesimiamo in uno o nell'altro protagonista o, a volte, nell'antagonista.
A me capita di rado e mi ritrovo per lo più nei personaggi secondari, quelli che fanno da sfondo o da spalla, spesso comica, della narrazione in sé.
Di recente ho rivisto Stardust.
Sì, sono certo che un po' tutti lo avete visto, quel film basato sull'omonimo libro di Neil Gaiman.
Ve lo ricordate?
Il ragazzo garzone, protagonista che, per amore della sua bella, attraversa il muro verso una terra fatata, per raccogliere una stella. Trova la stella e...beh.. non mi pare il caso di spoilerare il film ai pochi che non lo conoscano (andate a vederlo, ora.) ma vi dirò per amor di conversazione che la prima volta non avevo capito quale personaggio io fossi, in quella storia.
Chi mi conosce davvero bene (e ricordi il film) non avrà grosse difficoltà a comprendere e ricordare il celebre Capitano Shakespeare, pirata dei cieli, cacciatore di fulmini, dalla fama terribile di spietato guerriero e con un hobby segreto...
Colleziona abiti da donna e li indossa ascoltando musica classica.
Oggi parlavo con una collega di un mio hobby e non sapevo davvero come spiegarglielo. Dal nulla, l'illuminazione e le ho paragonato il mio a quello del capitano di cui sopra.

Però no: non ascolto musica classica di sottofondo, mi dispiace.

martedì 31 maggio 2016

Chiedete e vi sarà dato.

Che dire?
Chiedo novità e mi vengono donate. La vita è sempre stata generosa con me: mai si è sognata di farmi mancare qualcosa.
Partiamo con ordine, cercando di prendere i punti salienti degli ultimi giorni.
Mamma e papà sono partiti per la crociera e, nella settimana in cui sono stati a rilassarsi al sole, mi sono offerto di badar ai loro mici. Durante questa settimana ho potuto usufruire del potere terapeutico dei gatti in casa (gatti veri, non come l'ultimo).
Oggi son venuti a riprenderseli ma un po' già mi mancano.
Sabato sera degli amici avevano un concerto con il rilascio del loro primo album, quasi a voler dire che sono comunque delle persone che, volendosi impegnare, sono in grado di fare qualcosa di serio.
Concerto spettacolare, non tanto perché loro siano bravi a suonare (non me ne intendo, non giudico), non tanto per i testi delle canzoni (li conosco da una vita), quanto per la loro capacità di rendere unico ogni concerto, pur con le stesse canzoni. Hanno una presenza scenica spettacolosa.
Complice una mia richiesta diretta al cantante ed al chitarrista, hanno fatto salir me ed il Gatto sul palco per farci gli auguri, dal momento che domenica abbiamo fatto un anno assieme. Ovviamente lei non se lo aspettava ed è stato l'effetto-sorpresa desiderato.
Purtroppo il suo regalo arriverà solo settimana prossima, causa lentezza dei trasporti ma vabbé, non ne facciamo una tragedia.
Questa settimana, come ogni anno, c'è stato il giorno mondiale dell'asciugamano: la gironata dedicata allo scomparso Douglas Adams, visioanrio scrittore di Guida Galattica per autostoppisti (non starò a spiegarvi cosa sia: se non lo conoscete è difficile).
Fatto sta che ogni fan ha girato tutto il giorno con un asciugamano appresso, perché "questo è un universo crudele e se vuoi sopravvivere devi sempre sapere dove si trova il tuo asciugamano."
A tale evento è seguoto un "contest" per scrivere un articolo umoristico atto ad infoltire la suddetta "Guida" ed il vostro Nocchiero si è sentito in DOVERE di partecipare.
Dato che è in palio un piccolo premio (meramente di riconoscimento ma è una cosa carina) vi invito a lasciarmi un piccolo "like" sulla foto contenente il mio articolo, cliccando QUI, se ne avete voglia/tempo.
Non vi mando la foto che ho spedito per la giornata perché ero distrutto ed avevo una faccia terribile (non che di solito sia meglio ma almeno un po' sì, dai).
Ho quasi terminato il libro di cui ho scritto qualche post addietro "Dialettica di un periodi di transizione dal nulla al niente" di Viktor Pelevin e devo dire che si è dimostrata una lettura leggera, nonché la perfetta rappresentazione di un uomo che permette ad una propria ossessione di controllargli la vita e cerca la propria ossessione in ogni angolo, per capire dove debba andare, anche quando lo porta a fare cose che non vorrebbe fare, razionalmente.
Un libro che fa riflettere, per certi punti di vista ed uno dei pochi libri di cui non riesco ad immaginare il finale, perché potrebbe essere qualsiasi cosa, compreso il nulla più assoluto.

Una settimana piuttosto piena: vediamo cosa mi riserva quella entrante.

venerdì 27 maggio 2016

TiCtAcTiCtAcTiCtAcTiCtAcTiCtAc......

Lo senti?
Questo è il suono del pendolo.
Oscilla fra emozioni e ragione.
Emozioni che ti schiacciano senza una ragione, che ti opprimono, come un tempo particolarmente umido e caldo.
Ragione che ti sostiene ritto e saldo, come una colonna greca millenaria, forse eterna.
Un continuo altalenarsi di momenti sereni e momenti bui, carichi di uno sconforto che la ragione stessa non comprende, perché irrazionali e privi di fonte.
La ragione analizza le emozioni e le trova vuote, prive di leggi, mentre tutti sanno che rispettano fedelmente le proprie leggi, ignorando tutte le altre.
La ragione non capisce cosa ci sia che non vada e, non trovandolo, ritiene che tutto sia a posto, perché la logica ferrea cui si affida le dice così.
Eppure al tempo stesso si rende conto che non è così, perché è lapalissiano che non è così e che qualcosa non vada.
Ma cosa?
La ragione non lo sa.
La ragione non lo capisce.
Le emozioni, se lo sanno, non lo dicono.
Tutto è semplicemente pesante. Sembra un macigno da trascinare appresso, senza una dovuta ragione.
Peso.
A proposito di peso, oggi posso segnare un mio nuovo traguardo. Un personale record che mi soddisfa ma che mi spronerà ad impegnarmi per migliorare.
Oggi, per la prima volta, la bilancia ha detto 68.5. Personalmente un successo che ha tenuto alto il morale della giornata, ormai terminata.

Inizia il 27 di maggio ed io mi appresto a coricarmi, per affrontarlo carico di energie: serviranno, dato il weekend impegnativo che vedo oltre la collina.

mercoledì 25 maggio 2016

In caduta libera

All'insonnia si associano gli attacchi d'ansia immotivati.
Inizia quel periodo. Da qui si può solo peggiorare.

Forse mi vedrete più spesso o forse meno

martedì 24 maggio 2016

Più di quello che sembra

Durante la mia prima visita a San Marino, quasi due anni fa, ormai, ho preso alcune cose che mi sembravano carine.
Il latte di suocera, in primo luogo, anche se ne scrivo solo ora, che la bottiglia è vuota.
E poi avevo preso un quadretto.
Uno di quelli che mostra differenti immagini, a seconda di come lo si inclina.
Lo avevo osservato e notavo due facce, anzi, due figure.
Una figura bionda, di spalle ed una castana che mi fronteggiava con aria di sfida.
Ho sempre avuto simpatia verso questo effetto, che mostra come due differenti aspetti della stessa persona possano coesistere nello stesso corpo, pur non somigliandosi per niente.
Ricordavano me, in qualche modo ed il mio modus operandi sempre differente in base alle situazioni, anche qualora sembrassero identiche ad occhi esterni.

Solo quando l'ho appeso, però, ho notato l'esistenza di una terza faccia, che le prime volte non avevo minimamente visto.

Cosa devo pensare quindi?

Oltre alle due facce che mostriamo, al mondo ed a noi stessi, ne abbiamo una terza tutta da scoprire?
Come se non sapessimo davvero chi siamo?
Beh, sembra azzeccato, perché in fondo noi non sappiamo davvero chi siamo.
Chi può dire con certezza come reagirebbe in una situazione, senza averla vissuta davvero?


Forse sembrerà triste ma io lo trovo meraviglioso, scoprire che perfino noi stessi siamo un mistero da svelare.
Ma vogliamo davvero sapere chi siamo o preferiamo vivere nell'illusione di essere delle "brave persone"?
Se sono ciò che sono è perché ho visto tante volte come reagisco a varie situazioni. Alcune mi hanno fatto acquistare fiducia in me stesso, altre mi hanno fatto vergognare e chiedere se davvero io sia questo genere di persona. Ho avuto molte soprese negative e s o che molte altre me ne aspettano, perché io tante cose sono ma non una bella persona, nel complessivo. Forse una persona che vorrebbe essere buona ma che nell'animo non lo è davvero.

Ecco, forse questa mia faccia l'avrei volentieri tenuta nascosta a me stesso.

venerdì 20 maggio 2016

15 Libri

Sul blog della Patalice ho trovato questa buffa idea: elencare 15 libri che mi abbiano segnato in qualche modo la vita, con relativa spiegazione di come siano riusciti in tale impresa, pur essendo esseri inanimati (meravigliosi ed inanimati).

1- I Ching, il libro dei mutamenti.
In questo libro ho trovato 100 e più volte dei validi consigli e quelle motivazioni che cercavo senza trovarle nel mondo reale. Un libro che mi ha insegnato l'interconnessione tra tutte le cose, aiutandomi a trovare collegamenti che altrimenti non avrei considerato.

2- Sandokan, la tigre della Malesia.
Il primo libro che io ricordi di aver letto. In assoluto, dico. Al tempo mio nonno mi aveva letto Cuore e Sandokan, un capitolo per volta, prima di andare a dormire. Adorai il personaggio di Sandokan e volli rileggere per mio conto il primo libro ed a seguire tutti gli altri dell'autore.

3- Guida galattica per autostoppisti.
Ci sarebbe molto da dire su questo titolo ma per chi lo conosce non serve aggiungere altro, mentre chi non lo conosce avrebbe difficoltà a capire, credo. Dirò solo che ho preso il primo di 5 libri con curiosità, conoscendo solo il film. Lo lessi in giornata e scesi a comprare gli altri 4.
Mi ha mostrato che la randomicità degli eventi esiste e non è solo un sogno o frutto della mia immaginazione e mi ha insegnato che si può descrivere in un libro.

4- Il più grande artista del mondo, dopo Adolf Hitler.
Fino a prima di questo libro, ero titubante sulla narrativa italiana e saltavo a piedi pari qualsiasi libro scritto da un italiano. Quando l'ho visto mi ha catturato la copertina, così appariscente. Sono entrato a cercarlo per leggerne il trafiletto. Non c'era. Quella in vetrina era l'unica copia e la commessa me lo prese perché ne leggessi il trafiletto di cui sopra. Non mi diceva niente e comprare un libro a 20 sacchi senza che mi dicesse niente, mi pareva sciocco. Inutile dire che non ho seguito questa valutazione e l'ho comprato. Non me ne pentirò mai. È stato meraviglioso ad ogni paragrafo.

5- Il bosco delle volpi.
Quando chiesi a quello che chiamavo "Il Sommo" di consigliarmi un autore, lui da bravo nordico mi consigliò Aarto Pasilinna, autore scandinavo. Con lui ho scoperto la letteratura svedese e le ho donato un pezzetto del mio cuore, per la semplicità che contraddistingue ogni evento, dal più gioioso al più tragico. Insomma, come le ballate di De André.

6- Elogio del paradosso.
Vedere in una sola direzione è pericoloso e riduttivo. Questo libro mi ha insegnato a vedere le cose in modo opposto e che non sempre l'opposto è negativo, se visto attraverso la giusta ottica.

7- L'ultimo impero.
Oh un libro enorme. Lo voglio. Oh, è una trilogia, ci vorrà un po'... Pensavo di conoscere ed amare il fantasy. Poi ho letto questo libro ed ho scoperto che il fantasy può venir riscritto da zero, con nuove regole e nuove basi. Non tutto è già stato scritto o pensato.

8- Le streghe.
Quando da bambino son stato a teatro interpretando uno dei figli di Medea, Ottavia Piccolo (Medea) mi regalò questo libro per il mio compleanno. Fu un regalo splendido che ho letto e riletto mille e più volte.

9- Candido
Voltaire. Devo dire altro? Semplice, meraviglioso. Ho perso quel libro su un autobus e la morosa che avevo al tempo (la prima) me ne comprò un'altra copia, perché io non ne rimanessi sprovvisto.
10- La storia infinita
Tutti conoscono il film. Quasi tutti, in effetti. Le nuove generazioni non lo conoscono e me ne sorprendo sempre. A distanza di eoni, ho preso il libro e l'ho letto, scoprendo tutto quello che il film (meraviglioso) aveva taciuto. Un libro che ti riempie.

11- Dune.
David Lynch è un regista amato ed odiato per il suo stile ed il film che fece su Dune ebbe lo stesso effetto. Io lo trovavo lento, paragonato a guerre stellari. Poi ho letto il libro (solo il primo, per l'amor del cielo) di Frank Herbert. Un libro eterno. Nel senso che dura un sacco per spiegare nel dettaglio tutto ciò che Lynch nel film ha solo accennato e riassunto. Fantascienza vecchio stile.

12- La psichiatra.
Avete mai letto un libro sapendo come andrà a finire? Questo è stato il primo per me. Ho capito di saper leggere un libro quando a metà strada sapevo dove avrei terminato la corsa. In parte deludente e mi ha fatto perdere un po' il piacere della lettura.

13- Il salmone del dubbio.
Quando ho letto tutto di Douglas Adams, ho cercato se esistesse altro di suo e scoprii questo libro. Solo che non esisteva. Su ebay era in asta a 65 euri e tutte le librerie lo davano come non reperibile.
Di punto in bianco, ad un compleanno, un'amica si presentò con un plico di fogli stampati e rilegati artigianalmente. Il regalo più bello di quell'anno. Il libro poi era fenomenale, se pur non terminato. Prima della storia, comprendeva una serie di articoli scritti dall'autore (morto), tra cui quello cui mi rifaccio per rispondere ad ogni domanda che inizi con un "perché".
Come rispondo?
Semplicemente con "e perché no?"

14- Il colore della magia
Conoscere Terry pratchett è un onore che tutti dovrebbero avere. Il primo di una lunga serie di libri in cui ci sono tutti gli elementi classici ed in cui nessuno fa quello che dovrebbe. Perché chiunque è libero di fare ciò che vuole.

15- Le memorie di Barry Lyndon.
Un libro lungo e completo. Completo per la storia (trattata anche da Kubrick) e per le note a fine volume, atte a spiegare tutto ciò che non è traducibile direttamente, senza perdere il senso. Mi ha insegnato anche qualcosa sulle differenze fra i diversi modi di dire fra le nazioni.


Ho ovviamente fatto fatica a scegliere quali libri citare, percé ogni libro letto ha lasciato qualcosa di sé, mentre io lasciavo qualcosa di me fra le sue pagine.
Ora facciamo un gioco.
Trovate il nesso.
Come dire, trovate qualcosa che accomuni tutti questi 15 libri, come fossero le materie alla tesina delle medie. Trovate un filo conduttore che permetta un flusso diretto...
Enjoy

sabato 14 maggio 2016

Pegno o verità?

Non sono certo di aver voglia di pensare ad un post adeguato. Fatemi una domanda.
Quella che preferite.
Io risponderò in modo sincero.

Avrete pure una curiosità che posso soddisfare, non trovate?


martedì 10 maggio 2016

I consigli

Un amico mi ha chiesto un consiglio.
In lui ho riconosciuto determinati tratti e nelle persone coinvolte ne ho riscontrati altri, tali da permettermi di determinare cosa consigliarli e per quali ragioni.
Mi sembrava di rivedere un me stesso più giovane, alla prese con una situazione già vissuta (nonostante sia più vecchio di me rispetto al me di oggi ed al me degli anni in cui vissi tali eventi).

E sono triste.
Perché a determinati consigli non ha dato ascolto e ciò lo ha portato esattamente dove ha portato me a suo tempo.
Esattamente.

Ma se poi non segui i consigli che ti offro, perché torni a chiederne a me?
Da un po' non so come stia affrontando la situazione ma l'intuito mi dice che farà di tutto per far sì che siano gli altri a decidere per lui, così che abbiano da rimproverare solo loro stessi per le conseguenze.

Il mondo è pieno di persone strane che amano ripetere i propri errori e quelli degli altri.
A cosa pensano?

Pensano di essere migliori?

domenica 8 maggio 2016

Un autobus.

Me ne sono sempre reso conto.
Anche mentre vivevo quella situazione, mi rendevo conto perfettamente di quanto fosse assurda ed improbabile ma tant'è, non si può far molto contro le emozioni e certamente non sono favorevole a farlo, anche avendone il potere.

Io seguivo gli autobus.

Con lo sguardo, badate bene.

Non mi sarei messo a correre dietro ad un autobus, come un leopardo all'inseguimento di un rinoceronte (penso che come proporzioni siamo lì).
Mentre lavoravo, vedevo con la coda dell'occhio il bus fermarsi di fronte alla porta del locale e mi "aspettavo" che scendesse.
Non sta a me ora specificare chi, ovviamente, poiché non ha importanza saperlo.
Vi basti sapere che era qualcuno con tutte le ragioni per non aver intenzione di scendere dal bus e che mai è riapparsa attraverso quelle porte, come era solita fare in altri tempi.
Chissà perché, mi aspettavo che, di punto in bianco, decidesse di tornare a farmi visita, prendendo il solito bus e scendendo da quelle porte, come se niente fosse.
Mi aspettavo? No, speravo. Ecco la parola esatta.
Ragione mi chiedeva "E se lo facesse davvero? Come reagiresti?"
Bella domanda davvero. Non ho mai trovato risposta a tale domanda e non ho mai dovuto improvvisarne una, d'altro canto.
Così ho continuato a seguire ogni autobus che si fermasse di fronte a quella porta. Inutilmente.
Ed ora?
In settimana, mi sono accorto di una cosa strana.
Mi sono accorto di aver smesso.
Quando ho smesso?
Ci penso e torno indietro nel tempo, perché non me n'ero accorto davvero di aver smesso. La memoria si ferma a quella notte in cui l'ho sognata e c'era la pace nei suoi occhi, così distanti.

Che fosse un segnale atto a dirmi che era andata oltre queste "frivolezze" di gioventù? Che fosse un segnale che mi imponeva di superarle io?

Difficile dirlo ma è da quel momento che ho smesso e non me n'ero reso conto davvero fino ad un paio di giorni fa.
Probabilmente se le vedessi oggi la saluterei come se nulla fosse e le chiederei come abbia trascorso questi ultimi anni della sua vita.

Sarebbe davvero un problema se rispondesse con il sarcasmo di cui la ricordo ricoperta?
Direi proprio di no.

Un saluto, ovunque tu sia.

Ora gli autobus li guardo solo quando sono in mezzo al traffico. Non voglia il cielo che uno di quei bestioni mi travolga.

martedì 3 maggio 2016

Passeggiando nel giardino degli altri.

Come forse avrete intuito ho quella che forse potrei definire una forma di "passione" per i sogni ed amo riuscire a ricordarli al punto che in alcuni casi me ne scrivo la trama, così da poterli richiamare alla memoria, in caso di necessità .

Prendiamo esempio da stanotte che è stata prolifera di sogni.
Uno dei quali, lo ricordo bene, mi vedeva impegnato a leggere un libro.
Ora, non starò a raccontarvi la trama di tale libro, perché era lunga ed articolata ma sta di fatto che nel sogno io ho a tutti gli effetti letto un libro intero.
Sono entrato in casa di un amico (che poi aveva le fattezze di casa mia, a ripensarci da sveglio) mi sono seduto (svaccato) sulla poltrona accanto alla libreria, ho estratto un volume con la copertina de "L'analfabeta che sapeva contare" (libro finito da poco) ed ho iniziato a leggerlo. Solo che era un libro completamente differente. Ad ogni capitolo promettevo di smettere di leggere e mi dicevo "ancora l'ultimo capitolo poi smetto" finché non ho finito di leggerlo davvero.

Ma questo era l'incupit di ciò che volevo scrivervi.
Chiedervi, anzi.
Voglio fare un gioco con voi.
No, non apparirò a bordo di un triciclo con una maschera inquietante sul volto.
Voglio solo chiedervi di scrivermi un sogno che avete fatto.

Raccontatemi qualcosa di voi e del vostro mondo onirico. Non importa che sia l'ultimo sogno di stanotte o quello di un anno fa. Voglio solo un sogno qualsiasi.
Il primo che vi viene in mente.

Vi aspetto.

giovedì 28 aprile 2016

25 (VENTICINQUE) fatti su di me in materia di libri (ma non solo)

Ho visto almeno 3 blogger stilare una sequenza di "fatti" inerenti se stessi a tema letterario.
Sempre con titoli differenti, sicché non mi sono formalizzato sul titolo da scrivere.
Li formulerò così su 6 piedi, quindi non aspettatevi che io sappia già cosa scrivere...ci vorrà un po'.

1- Odio iniziare più di un libro alla volta. Il mio ordine mentale mi impone, quando possibile, di iniziare un libro, terminarlo e solo dopo iniziarne uno nuovo.

2- Non so mai cosa leggerò quando finisco un libro. Ho una vasta scelta di libri ancora da leggere ed ogni volta mi lascio guidare dall'ispirazione del momento.

3- Sebbene io abbia già in lista d'attesa un numero non meglio specificato di libri ancora da leggere, non riesco a resistere all'impulso di comperarne altri, quando ne trovo uno o più che stimolino la mia curiosità.

4- Fino ad un anno fa, diffidavo fortemente degli autori italiani, pur trovando paradossale questa mia fissazione, dal momento che leggere un autore straniero tradotto in italiano, significa di fatto leggere un libro scritto da un autore italiano, se pur le idee non siano le sue.

5- Quando inizio un libro, lo finisco. non ci sono se o ma. Dovessi metterci 3 mesi ma finisco ogni libro che comincio. Questo ovviamente mi prota a fare attenzione a quale libro io inizi.

6- Per capire se un libro mi ispiri o meno leggo la prima frase e l'ultima.

7- Potendo scegliere, evito come la peste i libri "mainstream". Se li leggono tutti non è necessario che li legga anche io, per ora.

8- Vedi punto 7, non ho mai letto alcun libro delle cronache del ghiaccio e del fuoco, né le sfumature di grigio, rosso, nero.

9- Non ho un autore o un'autrice preferito in assoluto.

10- Ho sempre un libro con me. Sempre.

11- Leggo ogni volta che il tempo me lo consente, a patto che io non abbia altro da fare. Ad esempio leggo quando cammino o sulla cyclette o in fila in posta o dal medico.

12- Quando alle elementari mi hanno dato da leggere "Il piccolo principe" dopo i primi 2 capitoli mi sono rifiutato di proseguire perché non mi piaceva. Al posto di quel libro, ho letto 4 libri di Salgari, che mi piaceva un sacco di più. La maestra non batté ciglio.

13- Quando un autore mi conquista particolarmente, mi procuro ogni suo libro disponibile.

14- Non amo leggere troppi libri dello stesso genere in sequenza. Se oggi finisco un fantasy, domani inizierò qualcosa che non sarà un fantasy.

15- Quando lavoravo in callcenter avevo un libro con me. Dopo le prime 5 telefonate avevo imparato la tiritera a memoria e continuavo a chiamare con il libro aperto, ripetendo automaticamente le frasi del sondaggio el eggendo con l'altra parte della mente.

16- Dopo anni e anni che cammino leggendo ho sviluppato una sorta di sonar che mi permette di non sbattere contro gli ostacoli lungo il mio percorso.

17- Possiedo un Kindle che non volevo ma che è arrivato dal nulla. Non l'ho mai usato. E' appoggiato qui accanto.

18- Il libro che ho più cercato in assoluto è stato "Il salmone del dubbio" di Douglas Adams. Un anno un'amica me lo ha regalato. O meglio, lo ha scaricato, stampato, rilegato e regalato.
L'anno dopo, l'ho trovato in libreria.

19- Se leggo un thriller ed a metà libro capisco dove vuole andare a parare, mi sento tradito ed annoiato.

20- In caso di libri di una serie, amo averli della stessa edizione ma, per una ragione o per l'altra, non ci riesco mai davvero.

21- Leggendo "I guardiani della notte" (Fantasy moderno russo) ho scoperto "Oleg Gazmanov", un cantante russo famoso nel suo paese.

22- Leggendo "L'analfabeta che sapeva contare" mi è venuta la curiosità di provare quello che loro chiamano "il cicchetto del maresciallo Mannerheim", sebbene non sia consigliabile, dati gli ingredienti.

23- Quando possibile, in caso di film tratti dai libri, cerco di leggere il libro prima di vedere il film.

24- Amo tenere un pezzo di carta a portata di mano per segnarmi le frasi che più mi colpiscono di un libro (per poi utilizzarle come citazioni colte quando se ne presenti l'occasione).

25- In casa ho più libri che magliette (non ho contato ma è lapalizziano. Forse anche più libri che indumenti in generale ma non me la sento di sbilanciarmi così.)

lunedì 25 aprile 2016

Voglia

Voglia di scrivere.
Di cosa però?
Non ne ho idea, in effetti.
Vorrei fare tante cose, in questo periodo.
Vorrei scrivere il racconto che ho accantonato e rimane in un angolo della mia mente, silente.
Vorrei iniziare il nuovo libro appena arrivato, dal momento che ho appena terminato L'analfabeta che sapeva contare.
Vorrei trovare l'ispirazione per quei 4 lavoretti che dovrei fare in casa.
Vorrei che le mie giornate fossero composte da 48 ore, come nei bei tempi in cui non riuscivo a dormire per più di 4 ore a notte.
Vorrei avere il tempo di guardare tutti quei film che ho lasciato in arretrato.
Vorrei non sentire il tempo che passa senza permettermi di sentirmi parte di esso.
Vorrei dedicarmi al giardinaggio o almeno provarci con qualcosa che somigli ad una costanza.
Vorrei avere costanza nelle cose che vorrei fare, invece che cambiare le cose appena le inizio.
Vorrei non apprezzare le piccole cose della vita, così potrei imparare a farlo e rimanerne sorpreso ed affascinato.
Vorrei non vedere la mia vita bella come oggettivamente è, per spronarmi a fare di meglio.

Vorrei tante cose e forse nessuna di queste veramente, perché in fondo vivo di pronoia.
Sapete cos'è la pronoia?
Sostanzialmente è l'opposto della paranoia.
Si può riassumenre nella ferma convinzione che l'universo faccia in modo di convergere ciò che c'è di buono per farmi giungere ciò di cui ho necessità.
In fondo come posso non essere di questo avviso, avendo ottenuto senza sforzi tutto ciò che chiunque altro io veda sembra lottare per trattenere o ottenere a stento?

Il mondo non mi ha fatto mai mancare nulla, quindi come posso davvero desiderare qualcosa?

Cosa si regala a chi ha già tutto?

(ps: il primo che si mette a canticchiare Cremonini, lo vado a prendere a linguette della cocacola in fronte. No, non è una minaccia. Sì, è una promessa. Le minacce si formulano. Le promesse si mantengono).

sabato 16 aprile 2016

L'eleganza si legge nei gesti ma la nobiltà sta nel cappello che indossi.

-cit.-

sabato 9 aprile 2016

I corti più belli che io abbia visto

Tant'è che non li ho visti.
Sembra una sciocchezza ma, pur avendo partecipato al festival, non sono riuscito a vedere più di 3 cortometraggi.
Dov'ero?
Ovunque, per così dire.
Proviamo a fare un riassunto della giornata.

Ore 5.18
Apro gli occhi, leggo l'ora e chiamo a me Nostro Signore. Devo partire alle 5.30 e mi sono svegliato praticamente tardi.
Dalle 6 alle 14.30 lavoro ininterrottamente.

14.32
Saluto la collega che mi sta dando il cambio e vado a cambiarmi per arrivare in teatro.

15.05
Sono in teatro ed il ragazzo che mi ha contattato mi istruisce su come si svolgerà la scena che dovrò fare e circa la serata, dicendomi che sarei dovuto tornare verso le 18 per cambiarmi e fare le foto.
Mi ispirava quasi dolcezza, mentre mi spiegava le cose semplici, ignorando che ero stato in quel teatro forse più volte di quante non vi fosse stato lui stesso.

Fino alle 17 mi sono rilassato in un bar in riva al canale leggendo un paio di capitoli de "L'analfabeta che sapeva contare" e sorseggiando uno spriz aperol, placido e tranquillo.

17.30
Rietro in teatro e chiacchiero con gente conosciuta e sconosciuta.
Un amico che lavora in teatro mi chiede, spostando tavoli, sedie, trepiedi con le casse stereo appoggiate e mixer, se io sappia come si effettua una chiusura parziale della cassa. Io penso che dovrebbe saperlo lui, che è lui il fonico, mica io, che sono ignorante ma mi limito a dirgli che non ne ho idea.

18.30 mi cambio ed attendo una truccatrice che non verrà mai da me. Nel mentre il fotografo e due maschere vengono a rapirmi. Stanno arrivando i registi. Quindi: foto.

Passo la seguente ora e mezza a fare foto con tutti i registi del festival, tra cui l'olandese, che mi ha preso in braccio (capendo la mia indole volubile) e tra cui la londinese, che mi ha in seguito chiesto se il culo fosse davvero il mio (alla quale ho chiaramente risposto "certo, vuoi toccarlo?", segue ovvia pacca a mano aperta sulla natica sinistra).
Passo la serata così, fra un regista ed un attore, con i presentatori e le maschere, un po' sul palco per fare presenza, un po' al bar a chiacchierare.

Ore 20.30
Sono al bar e capisco che l'amico di cui sopra doveva fare una chiusura parziale della cassa del bar del teatro. Ecco perché lo aveva chiesto a me.
Risolviamo il problema e mi offre da bere.
Seguirà un continuo riempirsi di un bicchiere che non riuscirà mai ad essere davvero vuoto.

Tante persone hanno continuato a farmi domande su domande riguardo a come procederà la serata ed io a tutti rispondo alla stessa maniera: io so della serata quanto una velina sa di strisca, ovvero assolutamente nulla.

Perché è questo che sono stato alla fine: la ragazza immagine.
La differenza è che sono il "ragazzo" immagine.

Amo le cose nuove e bizzarre, inattese, nuove.
Mi ricordano che sono vivo e che può succedere di tutto.

Mi è dispiaciuto dover andare a casa ma dovevo riposare ed avevo forse già bevuto abbastanza.

Però ringrazio per avermi fatto sentire una stella per una notte.
E per avermi lasciato portare a casa uno dei loro poster.

ore 8a.m. il risveglio.
Richiamo a me il Signore del giorno prima.
Ben tornato, mondo ordinario.

mercoledì 6 aprile 2016

Ecco come deve essersi sentito Lanterna Verde.

Gli avvenimenti che seguono hanno avuto luogo all'incirca due mesi fa (o uno e mezzo, non so).

Suona il telefono.
Un messaggio su ch'accad'.
"Ciao Kiwi. Un amico vuoe, girare una scenetta introduttiva e fare un paio di foto per un festival di cortometraggi. Mi ha spiegato in cosa consiste e gli ho detto che servi tu e che hai l'armadio adatto."
Chi mi conosce, sa che un'affermazione simile non è da prendere alla leggera.
Mi racconta come dovrebbe svolgersi il tutto. Non c'era davero bisogno di chiedermelo: era ovvio che lo avrei fatto.
Mi mette quindi in contatto con chi gestisce la cosa, il quale mi spiega nuovamente la scena, l'abbigliamento richiesto, lo scopo e puntualizza che, essendo un'associazione priva di finanziamenti ma quasi del tutto "universitaria", per così dire, non possono pagare una persona che accetti di farlo.
Pagare?
Davvero c'è gente che chiede anche dei soldi per questo?
Beh, certamente c'è ma io non rientro nella categoria: io lo faccio perché è divertente.

Primo ostacolo: gli orari.
La scena deve svolgersi nella sala d'attesa di un medico. Tale sala è libera alla domenica. Io domenica lavoro.
Con una stravagante mescolanza di orari, riusciamo a combinare per una domenica mattina (sì: esiste la mattina alla domenica) subito prima di andare a lavoro, quindi il tutto viene fatto quasi frettolosamente, ma del resto non c'era molta scelta, ahimè.
Si dicono soddisfatti del risultato e mi chiedono di essere presente al festival (domani) come ospite, per ringraziarmi di quello che, secondo loro, è stato un favore immenso.

Mi avvisano nel mentre che sarebbero comparse delle locandine per la città con le foto scattate.

Problems? Non direi, perché dovrebbero. In fondo, penso io, avevo pure una maschera sul viso. Chi vuoi che se ne accorga?

Ammetto di aver sottovalutato la cosa.

Passi per le foto condivise su faccialibro e passi per i cartelli di quelli grandi come una persona circa (dai, quelli che trovate sempre ovunque) ma i clienti ed i colleghi mi avevano riconosciuto in qualcuno di quei cartelli. Mi dico "strano" e poi penso al mio abbigliamento.
La maschera mi riporta alla scena di Lanterna Verde, in cui la fanciulla lo chiama per nome e si giustifica dicendo che, diamine, la maschea gli copre forse gli zigomi, come sperava di non essere riconosciuto?
E così è stato per me.
Cartelli, volantini, pubblicità online, articolo sul giornale. Tante piccole cose che un occhio attento può notare facilmente.
Eppure non torna: la maggiorparte delle persone che conosco sono tutto fuorché attente.
Poi lo vedo.
Non un cartello, non una locandina o un volantino.

SEIMETRIPERTRE.

Sulla parete spicca impossibile da evitare, una cartellone di quellli grandi (GRANDI) che se ci fanno le pubblciità delle macchine, le macchine sono in scala 1 a 1.
Ma non c'è una macchina, no. Ci sono io.
Ed altre 2 signore anziane.
Eh, sfido che mi abbiano notato, diamine. Lo noterebbe anche un aereo in fase di atterraggio.

Rido.

Rido davvero tanto.

5 minuti di gloria valgono più di quanto una persona disinteressata possa desiderare.
Quale parte del mio cervello pensava che nessuno se ne sarebbe accorto?
















Se voleste vedere la scena, cliccate QUI. XD

venerdì 1 aprile 2016

Buon viaggio piccolo mocio vileda

Non sarai mai solo un ricordo.
Sarai una storia, un'emozione, la sensazione di sentirsi osservati.
Sarai il suono delle unghiette sulle piastrelle, l'eleganza per saltare di cui non hai mai sentito parlare.
Sarai il suono acuto di un latrato in cui nessuno crede.
Sarai la folle corsa controvento, tanto veloce da sembrare un volo radente.
Sarai il terrore di restare soli in casa, anche per pochi istanti.
Sarai la gioia del gioco e delle coccole disinteressate.
Sarai la trottola sulle zampe posteriori, che ormai non riuscivi più a fare.
Ci sarà sempre in cielo una nuvoletta che somigli a te.
Ti voglio bene (anche quando deciderai di piovere).

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giovedì 31 marzo 2016

Routine.

Lavorare.
Stare a casa.
Pranzare, cenare.
Addormentarsi fra le stesse braccia che ritroviamo al mattino.
Preparare il caffé e portarlo a letto assieme alle brioches prese a lavoro.
Leggere, scrivere, stare al pc.
Cercare le novit degli amici e conoscenti.
Conoscere di tanto in tanto qualcuno di nuovo e vedere cos'abbia da offrire.

Routine di ogni giorno.

Questa vita mi annoia ed il bicchiere è troppo pieno.

domenica 27 marzo 2016

...e se l'attesa del piacere fosse essa stessa il piacere...?

Aspetto.
Ho ordinato un libro nuovo. Sì, lo so che la mia parete è come interamente rivestita da una libreria, la metà dei cui libri aspetta che io li scelga per essere letto.
Però quando trovo un nuovo libro che meriti la mia attenzione non so dirgli di no e lo accolgo nella mia piccola, umile dimora.
Questa volta, forse, è diverso.
Questa volta è una storia vecchia di un anno.
Ho trovato, in quel mare orribile e pericoloso in cui tutti navighiamo, un'opera forse meno conosciuta qui da noi.
Un libro che sembrerebbe aver riscosso grande successo nella sua terra natia, la grande madre Russia.
Chi mi conosce SA che ho una particolare adorazione verso la steppa degli zar e non si sorprenderà se tale libro ha catturato la mia attenzione prima di subito.
Libro russo.
Copertina colorata ed accattivante.
Leggo la trama.
...
...
...
...
...bestemmia...
...
...
...

Voglio questo libro. Ditemi che qualche idiota lo ha tradotto, magari almeno in inglese ma lo voglio.
Non per cattiveria, ma il russo non lo conosco.

La mia costanza è pari a quella di Renzi, quindi me ne dimentico, concentrato su altro di più imminente.

Come quasi tutti sapete, facciadalibro, annoiato, ci manda i ricordi degli anni passati e mi è ricapitato questo libro.
Riacceso l'entusiasmo, apro i commenti e scopro che tale libro è stato tradotto in italiano ed era in vendita nel 2009.
Ora difficile reperirlo ma con una ricerca incrociata vengono fuori dei risultati ed il libro è stato ordinato.
Ordine effettuato il 23.
A dire della libreria, spedito il 24.
Attendo che arrivi.

Di cosa parlerà mai questo libro?
Di pokémon, fra le altre cose.
Sì, avete capito bene.
Un libro russo, pluripremiato come metafora sociale che le Strade Blu hanno tradotto e pubblicato con la seguente copertina.


Servono davvero commenti o spiegazioni?
Parliamone.
Direi che è tutto piuttosto chiaro. Ma andiamo alla trama.
Perché?
Perché sappiamo tutti che non mi farei convincere a comperare un libro solo per una copertina accattivante.
Potrei descriverla, ma sarà più interessante copincollare il trafiletto che l'internet riporta.

[quote]
Stepa è ossessionato dai numeri. Da ragazzo decide che il numero 34 sarà il suo numero guida (la somma dei suoi componenti, 3 e 4, è infatti il 7, numero magico e proprio in quanto tale usuratissimo). Ma ha anche un numero negativo, che è l'immagine speculare del 34, il 43. E continua ad averlo quando, ormai adulto, entra nel magico mondo della finanza... Viktor Pelevin racchiude in questo romanzo la Russia di oggi in tutta la sua abissale assurdità."
[/quote]

No, non è questo a convincermi. Mi ha convinto ciò che ha scritto chi ha pubblicato il link con il libro in russo.

Seguono nell'ordine:
- Link
- Immagine
- Descrizione

https://www.facebook.com/pokememesita/photos/a.506531659427338.1073741828.169800026433838/838480292899138/?type=3





[quote]

Questo libro, per quanto assurdo possa sembrare quello che sto per raccontarvi, esiste davvero..
E non solo!
Si tratta anche di un pluripremiato libro russo.
Il protagonista è un businessman ossessionato dal numero 34 (ed inorridito dal 43) e lo paragona a Pikachu descritto come "solo, adulto e terrificante"
Si innamora di una tizia completamente ossessionata da Meowth, al punto da tagliarsi i capelli in modo da formare i baffi di quest'ultimo.
Questo personaggio spingerà poi il protagonista nel mondo dell'hentai roleplay (si racconta nel libro che la ragazza non riesca ad eccitarsi a meno che il compagno non usi su di lei un taser accompagnato dal verso di Pikachu)
Comunque insomma, il tutto è condito da scene folli, terrorismo, maghi-designer di Photoshop, omicidi con dildi, fino ad arrivare alla descrizione di Putin ossessionato dalla rule34 e da Shrek.. conditi da monologhi capitalistici..
Il tutto ha vinto un premio prestigioso perché pare che si tratti di una sorta di metafora postmoderna!
[/quote]

E questo è tutto, gente. 
Aspetto il corriere.