sabato 30 luglio 2016

Notte

Sono stato assente ma non sono mai stato troppo lontano da voi.
Ho solo avuto molte cose da fare e poco tempo per farle.
Tranne ieri sera.
Ieri sera mi sono recato sul lungomare con degli amici e qualche bottiglia di vino.
Relax, finalmente.
Ero stanco da morire e stressato per la giornata successiva.
Poi un amico mi chiede "bagnetto?"
Erano le 23 e cosa può esserci di meglio di un bagno notturno?
Nessuno approva la mozione, facciamo spallucce ed andiamo solo noi. Mi tuffo nelle acque scure, abituato a nuotare lugo quelle rive ed al'improvviso mi ritrovo in un luogo nuovo e differente.
Sapete cosa si vede sott'acqua di notte?
L'oscurità che non ha la compagnia di alcuna luce, se non quella della luna, così lontana attraverso la lente che è lo specchio della superficie. Da sotto sarebbe impossibile anche capire quanto serva salire, prima di ritrovare l'ossigeno, se non si sapesse quanto si sia scesi.
Risalgo ed il mondo riacquista la luce ed i colori.
Per un istante mi è sembrato di averli quasi dimenticati.
Il mare è diverso la notte.
Più buio, imponente, quasi sembra che l'acqua stessa sia più densa.
Le onde mi cullano mentre galleggio facendo il morto.
Guardo il cielo.
Le stelle.
La luna.

Una stella cadente, l'avete vista?

Non ho desideri da esprimere, nulla da chiedere ad una stella troppo lontana per raggiungerla.
Rimango lì ad ammirare il cielo e mentre l'acqua mi tappa le orecchie, ovattando tutto, forse anche la mia vista si appanna, fino a farmi sognare le stelle mentre si spengano e la luna che tramonti, così da lasciarmi avvolgere da un'oscurità così fitta e densa da impedirmi di capire dove inizi il cielo e dove finisca il mare, come intrappolato in una bolla di sapone, mista ad inchiostro.

Un sogno in cui vorrei sprofondare o da cui vorrei svegliarmi.

Forse l'una, forse l'altra, forse entrambe.

Mi sento un po' perso.

domenica 24 luglio 2016

Una dimensione di troppo

Qualche anno fa ho scritto di sentirmi un po' un cartone animato, strappato dal proprio spazio a due dimensioni.
Settimana scorsa ho ritrovato una parte di quel mondo, che pensavo perduto.
Avevo scritto una decina di righe a tale riguardo ma le ho cancellate, perché erano vuote.
Voglio invece riscriverle, descrivendovi qualcosa, una sensazione, un momento.
"Prima volta?"
Una domanda semplice, rispondo di sì, mentre entro nella cabina.
"Tieni le gambe e le braccia incrociate."
Facile.
"Tieni la testa contro la parete"
Non sono sicurissimo di non voler cambiare idea, mentre la porta si chiude.
Attraverso il vetro, il ragazzo improvvisamente assume le fattezze di Kronk, mentre le sue dita sono tre, per poi diventare due e poi una sola.
Non so se ho visto il suo pugno chiudersi.
Ho sentito sicuramente il terreno aprirsi sotto i miei piedi ed una voce nella mia testa urlava "L'ALTRA LEVAAAAaaaa...." mentre l'aria mi defluiva dai polmoni naturalmente, sostituita dall'acqua che una pompa mi spruzzava in faccia e sul corpo, per farmi stare contro lo scivolo.
Arrivo a terra ad una velocità interessante, cullato dall'eco delle urla circostanti. L'acqua ha trovato il modo di farsi strada mentre io mi facevo strada in lei. I miei capelli sono arrivati diversi secondi dopo di me, come un'ombra ritardataria.
In fondo Cartoonia è un po' così o così mi piace immaginare che sarebbe, se avesse solo tre dimensioni ed il tempo fosse solo una teoria troppo complessa per poter essere corretta.

Più passa il tempo e non solo mi rendo conto di star invecchiando ma mi rendo conto di non rendermi davvero conto di star invecchiando.

Un paradosso?
Forse.

Ma è di paradossi che è fatta la mia vita.

martedì 19 luglio 2016

Il collezionista

L'altro giorno ci pensavo.
Credo di essere un collezionista a modo mio.
Cosa colleziono?
Posso offrire una risposta breve ed una articolata. Per prima, ovviamente, quella articolata.
Colleziono libri, che mi stanno invadendo la casa.
Colleziono manga&fumetti, che crescono di pari passo ai libri.
Colleziono bicchieri, alla sera, lungo il tragitto da lavoro a casa.
Colleziono cianfrusaglie che "potrebbero servire un giorno".
Colleziono occhiali da sole.
Colleziono cappelli.
Colleziono abiti sgargianti ed appariscenti.
Collezionavo draghi, anche se ho smesso. Ora colleziono pokémon, come in gioventù ma con meno foga di allora.
Colleziono bottiglie vuote.
Colleziono sogni delle persone.
Colleziono boschi e deserti delle persone.
Colleziono citazioni, da utilizzare in modo appropriato (e non).

Tutto questo e forse qualcosa d'altro colleziono giorno dopo giorno, ingombrando questa piccola ma accogliente dimora.
A volte devo scombinare l'ordine naturale delle cose, per far sì che ci sia ancora un po' di spazio.

La versione breve riassume il tutto con una sola collezione:
Colleziono collezioni.

Pare sciocco, eppure è così: colleziono determinate categorie di oggetti (e non) che mi attraggono.
Trovo sia una sciocca collezione ma è uno dei pochi hobby che ho.

giovedì 14 luglio 2016

Come un bambino che giochi con i pastelli.

Come posso descriverlo?
A parole, in nessun altro modo.
Nessuna fotografia, temo, potrebbe ritrarre ciò che di meraviglioso ho contemplato oggi.
Pomeriggio mi son recato in riva al mare per ragioni meno gradevoli di quanto avrei sperato. Mi fanno notare che non è propriamente la giornata ideale per nuotare, indicandomi il mare.
Era mosso.
Molto mosso.
Avete presente i parchi acquatici in cui c'è la piscina con le onde? Ecco.
Era un enorme continua onda lungo tutto l'orizzonte.
Ed era scuro, come il mare che si prepari alla tempesta.
Non è strano che il mare sia in tempesta, mentre la tempesta è in superficie?
Oh sì: anche fuori si sarebbe preparata una tempesta.
Ho visto lampare all'orizzonte, come se un intera associazione di fotografi stesse cercando di immortalare lo stesso paesaggio simultaneamente.
Ho visto le nubi avanzare, come una coperta a coprire il cielo o la terra, a seconda del punto di vista che si voglia adottare.
Ho visto il sole calare e creare un effetto che non ricordavo.
Il mare era scuro, opaco, concreto.
La striscia di cielo visibile era tinta di colori pastello, così delicati da sembrare irreali ed eterei, quasi un'illusione.
Il cielo era nero, come il rullo che spiana il cemento sull'asfalto.
Un simile contrasto si vede solo prima di una tempesta spettacolare, adornata di lampi, tuoni, fulmini e continui cali di tensione, accompagnati dalla tenda di fitta pioggia che ricopre tutto ciò che separa il cielo dal mare, ma solo per la sua naturale incapacità di bagnare il mare.

Per tutto il pomeriggio, ho lavorato con questi eventi di fronte.

Per tutto il pomeriggio ho sentito la voce che mi chiamava come la malìa di una sirena che mi attragga sugli scogli.
...vieni...
Una voce suadente mi invitava a tuffarmi nelle profondità di quegli abissi dai quali forse non sarei emerso.
Perfino a notte scesa, in cui la sola luce era quella saltaria dei lampi, le macchie di colore che si dipingevano sul mare erano una cornice di un quadro incompleto, perché io ne stavo fuori.

Il mare mi chiama.
Mi chiama sempre.

domenica 10 luglio 2016

Quando andare al mare non basta.

Ci sono giornate vuote e giornate piene.
Giornate prive di significato e giornate che meritano di venir raccontate.
Oggi era il mio giorno libero.
Non avevo programmato nulla di particolare, anzi, assolutamente nulla.
L'idea principale era di stare a casa in totale relax.
T-O-T-A-L-E.
Ed il gatto lavorava.
Mattina, finisce che mi sveglio alle 8.30.
Che fare?
Boh, mi metto a guardare un po' l'internet, una puntata di un telefilm, colazione.
Poi decido di dare un senso alla giornata.
Vado in palestra.
Poi mare? Si potrebbe. Boh, chissà. Il gatto mi lascia carta bianca, tanto lei lavora.
In palestra un curioso individuo mi scambia per Daniele Silvestri, accorgendosi ben presto che...beh, no....
Arrivo a casa ancora in dubbio se andare a spiaggiarmi come un capodoglio sulla scogliera o restare a casa in totale relax e magari uscire la sera.
Vince la pigrizia.
Mi armo di te freddo, patatine e telefilm.
Faccio per partire ma guardo il cellulare.
Telegram mi dice che c'è un messaggio.
"Qualcuno vuole venire a farsi un giro in barca tra un'oretta e mezza?"
Subito mi offro volontario: quando mi capita di esser libero quando esce con la barca?
Insomma mi viene a recuperare un amico, recuperiamo un'altra amica. Mi ero procacciato delle birre ed una bottiglia di vino per il viaggio.
Certo, eravamo una compagna bizarra in barca.
Io, che non bevo birra (per questo il vino);
Lui, che beve birra (per questo la birra);
Lei, che è ciliaca e non può bere birra (e si era presa la Peroni gluten free).
Relax in mezzo al mare, accando alla costa, le onde che ci cullavano (un po' di mal di mare, lo ammetto), sole. Cosa si può voler di più?
Al rientro mi asi pone una scelta.
Posso guidare la barca fino al porto...oppure...
Beh, ho scelto la seconda opzione.
Certo, navigare è bello ma volete mettere come sia stare a prua, sdraiato sulla barca come una polena, mentre lo scafo infrange le onde?
Quando il mare è così vicino da essere reale, nulla è davvero importante, ad eccezione della vita che si conduce e di chi si abbia accanto.
Davvero un pomeriggio alternativo, rilassante e meraviglioso.

Ah, con un'eccezione.
In barca lui ha acceso la radio.
...
E' partita "Salirò" di Daniele Silvestri, come prima canzone.

E allora ditelo che mi prendete in giro, no?

mercoledì 6 luglio 2016

Ma quanti anni hai?

Oggi una collega (non particolarmente sveglia, diciamocelo) mi ha chiesto quanti anni io abbia.
"Qualcuno di troppo" rispondo generico, ricordando fra le altre cose quanti ne abbia lei.
Lei ci pensa un attimo (ho sentito il criceto zoppicare nella scatola cranica, potrei giurarlo) e mi chiede "Ma quindi 38? 36?"
Rimango basito, quantomeno.
...38...
Intendiamoci, mi hanno dato molte età differenti, molte più di quante io non ne ricordi ma 38 mai nessuno me ne aveva dati.
Me ne avevano dati 35, che in fondo è lì vicino ma 38 aveva un suono strano, quasi rimbalzasse troppo vicino ai 40.
Non credo di aver 38 anni, me ne ricorderei, non trovate?
Anche se, chi può dire davvero quanti anni io abbia?
Dicono che chi non legga viva una vita sola, mentre chi legga ne viva infinite (o un numero approssimativamente vicino).
Se dovessi sommare le età di tutti coloro di cui ho letto gli eventi, potremmo star qui a digitare numeri a caso sulla tastiera fino alla fine del mese scorso.
No, certo: la mia vita è stata ben più breve, fino ad ora. Mi limito a crescere un anno alla volta, se pur ad invecchiare più anni alla volta di quanti io riesca a contarne.
Avete mai il dubbio che determinati ricordi della vostra vita siano solo frutto della vostra immaginazione?
Come fate ad essere certi di aver vissuto determinate cose e provato determinate emozioni sulla base di un mero impulso elettrico che vi doni immagini e suoni sfuocati.
Ogni tanto mi chiedo se ci sia qualcosa di reale nella vita che ci circonda al di fuori dell'attimo in cui viviamo.

Forse a 38 anni avrò la risposta.

lunedì 4 luglio 2016

Le ferie sono finite.

Un gioco è bello finché dura poco, dicono.
Così anche le vacanze, dicono.
Beh, mentono.
Le ferie sono finite e, nel momento stesso in cui sono uscito dallo spogliatoio con la divisa addosso, è stato come se non me ne fossi mai andato.
Bello, no?
No, ve lo dico io.
C'è di buono che i turni sembrano piuttosto agevoli. Il mare continuerà a sopportare la mia presenza o mi inghiottirà senza preavviso, chi lo sa.
A questo proposito, ieri mi sono steso sulla sanpietrinosa spiaggia e non contento mi sono poi trasferito a galleggiare poco più in basso.
Facendo il morto placido e sereno, lo sguardo in alto ha incociato quello di un ragazzo che stava scendendo di fronte a Monte Grisa, alcune miglia più su.
Mi aveva visto?
Improbabile, in realtà, ma ho trovato così singolare questa fantasiosa unione di sguardi dal punto più basso, a livello del mare, ad un punto così in alto, leggero nel cielo.

A sapere chi fosse, lo ringrazierei per quell'istante di poesia fra due mondi, dove la terra non era contemplata.

venerdì 1 luglio 2016

Prima o poi doveva arrivare

Ero indeciso se fare un post kilometrico o sintetico ma, non avendo scelto, vedremo cosa ne verrà fuori.
Sarà di certo fraintendibile ma tu sai leggere fra una riga e l'altra.

È passato del tempo ma, me ne rendo conto, non ho mai avuto o colto occasione per porgerti delle scuse.
Quali scuse? Quelle che ti devo. Né più, né meno.
Perché so di aver avuto torto nel mio comportamento nei tuoi confronti. So che sei stata male a causa mia.
Forse non è differente dalla storia della rana e dello scorpione (o del monaco e dello scorpione, ci sono molte varianti), non trovi?
Il mio comportamento altro non era che il riflesso della mia natura.
Questo lo rende giusto?
Certo che no.
Far male agli altri non è giusto solo perché fa parte della propria natura.
E se da un lato c'è la natura, dall'altro c'è la coscienza, che mi suggerisce cosa sia giusto e cosa non lo sia.
Il mio comportamento è stato ingiusto nei tuoi confronti e me ne ero reso conto quasi subito dopo le tue parole.
La tua reazione era stata giusta a mio parere, perché nessuno vuole soffrire.
Poi cambiasti idea ma non ti lasciai tornare indietro. Quello è stato giusto o ingiusto?
A volte me lo chiedo.
La ragione, la coscienza ed il senno di poi mi dicono che è stato giusto.
Perché ti ha fatto soffrire e ti ha obbligata a separarti del tutto da me ma ti ha permesso di trovare qualcuno che spero sia migliore di me e che sappia o possa stare accanto a te al contrario di me, che non l'ho fatto.
Se ti avessi lasciata tornare avresti sofferto ancora per la mia lontananza ed io non avrei potuto far molto per cancellarla, per svariate ragioni e non avrebbe giovato a nessuno dei due, lo sai.
Però me ne scuso, perché anche in quell'occasione sono stato crudele con te, per obbligarti a tagliare di netto con me.
Sarà l'ora, sarà il troppo sole, sarà che è un punto del discorso difficile, ma le parole fanno fatica ad uscire.
Ma se anche è stata una decisione presa per evitare future sofferenze ad entrambi, è stata una scelta "giusta"?
La ragione, la coscienza, il senno di poi dicono di sì, perché entrambi siamo andati avanti nel nostro percorso di vita, con strade differenti, con segnali buffi che la vita ci ha dato, in virtù del suo senso dell'umorismo.
Ma da quando ascolto solo la testa e non le emozioni?
Le emozioni cosa ne pensano, o meglio, cosa sentono?
Sono stanche, certo.
Sono stanco, è ovvio.
Se anche sono felice (felice, sì davvero) che la tua vita scorra serena, fra soliti alti e bassi, che tu abbia voluto "rimetterti in gioco".
Se anche sono felice di aver fatto lo stesso, se pur in modo molto differente.
Se la ragione mi dice che sono felice di sapere quando stai bene.
Se tutto questo è vero, perché di tanto in tanto sento la tua mancanza quando penso?

Ecco, magari alla fine non pubblicherò neanche questo post ma se lo farò, avrò una nuova ragione per scusarmi con te, pare.

Ma per tutto ciò che ho fatto ed in particolare per ciò che non ho fatto, scusami.
Alla fine, non ti avevo ancora chiesto scusa e mi pesava non averlo fatto...