giovedì 20 ottobre 2016

Un saluto.

Andarsene senza salutare pareva scortese, non trovate?
No, in realtà non me ne vado.
Non ancora.
Però mi prendo una pausa. Beh, l'avevo già presa, in effetti. E' da un po' che non scrivo.

Non so perché ma non riesco ad entrare in questo luogo.
Mi sento vuoto e pieno.
Mi sento come un po' confuso.
A tratti euforico, a tratti distrutto.

Il mio umore è come l'elastico del bungee jumping e devo attendere che si stabilizzi.

Avrei da scrivere il mondo ed al tempo stesso non trovo una parola adatta ad iniziare una frase qualsiasi.

Sicuramente torno.
Ritorno sempre.

Solo, non so quando, né chi sarò quando sarò tornato.

Enjoy...

domenica 2 ottobre 2016

I sogni son espressioni deformate del proprio inconscio.

Non erano desideri?
Beh, spero non sempre.
Scusate, manco di costanza ma del resto, la sola Costanza che conosco è la sorella di Ginevra e passo il mio tempo ad insultarla. Non per antipatia, è solo che mi ispira insulti.
Stanotte ero stanco morto e sono crollato a letto senza fare troppe domande. Ho dormito da mezzanotte alle 4.30 e mi son rimesso a dormire fino alle 9.
In queste due istanze di sonno, mio Signore Morfeo mi ha fatto dono di due (non uno ma ben DUE) sogni distinti. O forse no?

Nel primo sogno, un uomo esaltato voleva fare qualcosa ma, evidentemente era poco stabile, ha perso l'equilibrio ed è caduto all'indietro, sbattendo la testa. Ricordo la testa sanguinare e mentre chiamavo l'ambulanza, pensavo fosse morto in realtà.
Per qualche arcano motivo, non sarebbe venuta l'ambulanza ma sarei dovuto:
- Partire dal mio posto di lavoro (zona totalmente differente rispetto a casa)
- Arrivare in ospedale
- Recuperare un ambulanza
- Arrivare al corpo

Non sono mai arrivato all'ospedale. C'era sempre qualcosa che me lo impediva anche se non ricordo bene cosa.
Mi sembra di essermi svegliato, quando il tipo ha ripreso conoscenza, mostrando di aver preso un brutto colpo ma di essere vivo.

Questo era il primo sogno.
Nel secondo dovevo sempre raggiungere questo fantomatico ospedale, che sta in "alto", sul colle.
Lungo la strada, c'è la casa di quella che, possiamo dire sia la mia Lei. Non lo è ufficialmente ma possiamo approssimare in questa maniera.
La sua casa è, a tutti gli effetti, un appartamento ma nel sogno mi appare come una casetta a 3 piani, in cui lei occupa il piano in alto. La classica soffitta o mansarda, per così dire.
Discute con sua madre. Non ricordo di cosa. Le parole mi sfuggono.
La porta è aperta ed entro. Lei mi vede e mi fa accomodare in cucina, in modo tale che fossi seduto a tavola e che chi entrasse dalla porta mi vedesse direttamente in faccia.
Entra sua madre, che ad oggi è ancora inconsapevole della mia esistenza. Non mostra grande sorpresa. Mi sembra si stesse presentando ma nel contempo deve esserci stato un salto e mi son trovato a presentarmi con un uomo. Ho conosciuto suo padre (come persona) e so che quello che ho conosciuto nel sogno non gli somiglia affatto e non so nemmeno se fosse quello il suo ruolo nel mondo onirico.
Mi si presenta e mi chiede se stessimo insieme anche da prima, anche se lo ha detto con terminologia più complessa. Qualcosa del tipo "c'era un rapporto preesistente?"
Fra me e lei non c'è una vera relazione o un vero rapporto. Non ufficialmente, almeno.
Faccio per dirgli che in realtà non stiamo effettivamente insieme ma Lei mi blocca e mi dice che forse sarebbe ora di ufficializzare.
Probabilmente a quel punto il mio cervello ha realizzato che una scena del genre era troppo improbabile per corrispondere alla realtà o forse qualche suono molesto mi ha disturbato, sta di fatto che mi sono svegliato.
Ovviamente senza raggiungere l'ospedale, di nuovo. Diamine.
Stavolta non ricordo nemmeno cosa dovessi andarci a fare.