venerdì 27 febbraio 2015

Cucù

Lo so, lo so.
Erano un paio di giorni che ero scomparso nuovamente.
Appena tornato a lavoro e terminate le mie ferie, il tempo ha iniziato a scorrere in modo bizzaro e ci ho messo un po' a ritrovare un mio ritmo. Tutt'ora non sono certo di averlo trvoato, dal momento che sono arrivato a casa alle 2 mi sono addormentato poco dopo così com'ero, mi sono svegliato alle 6 dopo un sonno travagliato ed ora (7 del mattino circa) sono qui che scrivo.
Tralasciando questa notte, che potrebbe essere un caso isolato, credo di aver iniziato a dormire di più, come se fossi più stanco.
Beh, credo di esserlo, se pur non ne trovo ragione effettiva.

Oh beh, certo: lavorare stanca più che non lavorare. Non fisicamente, ovvio.

Siamo agli inizi di stagione (molto inizi) e vorrei dire che è uno dei periodi peggiori dell'anno, quando in realtà a conti fatti pensiamo tutti la stessa cosa di ogni periodo dell'anno, quando si presenta.

Fine stagione è orribile perché lo passiamo in 4, la stagione è orribile perché ci sono mille (ok, 20) persone che lavorano e ti ricordi il nome di un quarto, se va bene.
L'inizio stagione è brutto perché le giornate si allungano, iniziano le bele giornate, quindi aumenta il lavoro e noi, invece di avere i nostri colleghi stabili (siamo in 4 che lavoraiamo assieme tutto l'anno) ci ritroviamo con le incognite: ragazzine/i (ma più "e") che iniziano a lavorare con noi in prova.
Questo significa spiegar ad ogni persona nuova come lavorare, sperando che:
1) ascolti;
2) esegua;
3) capisca;
4) ricordi il giorno successivo;

Il tutto con il rischio che, dopo una settimana di addestramento si riveli non esser portata e se ne vada/il capo decida di mandarla via. Questo implica una nuova recluta con cui ripetere tutta la tiritera.

A questo si aggiunge
1) il lavoro pressante, quindi i ritmi più frenetici;
2) i colleghi/compagni di sventure che condividono con me questo destino, il che potrebbe esser un "mal comume, mezzo gaudio" ma si rivela in realtà un problema perché ognuno di noi ha un modo differente di lavorare e questo complica l'insegnamento agli stagionali;
3) i titolari che, se i nuovi sbagliano, è colpa nostra (senza mezzi termini, anche quando non possiamo far nulla, anche quando siamo con persone con le quali lavorare significa aver un paio di braccia in meno, anziché in più)
4) clienti che, boh, sono clienti: è già abbastanza, il più delle volte;

Forse esser rientrato da una frenetica settimana di ferie in questo ambiente con questo clima, mi ha scombussolato un po' e devo capire dove siamo e dove stiamo andando.

Ora proviamo a dare un senso a questa giornata che verrà musicalmente accompagnata da "Diggy diggy hole", senza una reale ragione apparente.

martedì 17 febbraio 2015

Oggi non ho voglia.

Oggi ultimo giorno di carnevale, il famoso martedì grasso.
Ma oggi non ho voglia di mettere un post serio, quindi vi ripropongo un gioco trovato su fb, grazie al quale ho riso tanto da svenire.


Quindi andate su google immagini.
Scrivete "Ilvostronome meme" e postate come commento la prima immagine che capita.
I risultati sono imbarazzanti e divertenti al tempo stesso.

A voi.

lunedì 16 febbraio 2015

Finiscono le ferie, ricomincia la vita vera.

E sono finite le ferie.
Certo, ho avuto ancora venerdì, di cui ho perso mezza giornata causa nanna e l'altra mezza a cercare di organizzare il resto. Alla sera sono andato ad un concerto, come previsto. Una Tribute Band (si dice così?) dei Rammstein. Non ricordo di aver ascoltato davvero il concerto: alla fine ero lì per passar del tempo con degli amici. Triste notare come, nonostante sia periodo carnevalesco, nessuno fosse in maschera (quasi nessuno).
Certo, io non mi son fatto problemi (quando mai?) e mi sono vestito alla bell'e meglio. Una camicia, un poncho, un cappello largo, un sigaro enorme e fintissimo.
Un perfetto messicano (con gli speroni sugli anfibi, perché sì).
La serata scorre tranquilla. Ritrovo delle persone con cui non chiacchieravo da tempo, racconto agli amici il mio ultimo viaggio, chiacchiero con gente nuova mai vista prima.

Poi dal nulla, un evento comico, perché si sa: la mia vita non può scorrere senza che ci sia ragione di ridere un po'.
Una ragazza con la quale avevo scambiato qualche parola prima e qualche parola dopo mi si avvicina e mi dice "Guarda, se stai chiacchierando con me perché ti sono simpatica, ok. Se vuoi portarmi a letto, sappi da ora che non te la do."
Ferma, irremovibile, categorica.
Ma soprattutto, chi è?

Cioé, ok, ci ho chiacchierato 5 minuti ma boh, chiacchiero con tanta gente.
Non sono né nell'umore per rimorchiare qualcuno e, soprattutto, non è mia abitudie andare a letto con le sconosciute.
Le faccio presente che la cosa mi lascia indifferente e che non avevo nessuna intenzione di chiedergliela.
Inutile dire che fare la preziosa ha sempre i suoi vantaggi e dopo non troppo tempo era lei a cercare me.
Coerenza: questa sconosciuta.
Il sabato mi sveglio presto ma non riesco ad alzarmi prima di mezzogiorno abbondante. Ecco: capita raramente che io beva troppo: venerdì avevo indubbiamente bevuto troppo (o comunque più di quanto piaccia al mio corpo).
Non so a che ora del "mattino" un mio colelga mi chiama e mi avvisa di un cambio turno per il quale l'indomani avrei iniziato 4 ore più tardi. Gaudio et giubilio.
Riesco a rialzarmi solo più tardi ed a mangiare qualcosa, giusto non troppo prima di prepararmi per uscire, senza aver deciso cosa fare ancora.
Una ragazza vestita da panda mi chiede se andiamo a Muggia (rinomato carnevale di Muggia...non sto scherzando XD ).
Ci penso e valuto le opzioni.
In un locale c'è una festa LGBT.
Degli amici escono senza destinazione precisa.
Panda a Muggia.

Una voce nella mia testa mi ricorda un video pubblicitario.

Never say no to Panda.

Muovo verso Muggia con addosso un vestito da lupo fatto in casa circa una decina d'anni addietro. Mi sembrava triste così monocromaticamente nero, quidni ci ho messo sopra il poncho della sera prima e degli occhiali pelosi.
Devo trovare una ragazza vestita da panda, non dovrebbe esser difficile.

...

Non
Ho
Mai
Visto
Così
Tanti
PANDA.

...

Come se tutti si fossero messi d'accordo sul vestito.
Ma vabbé, la trovo e passiamo la serata fra una bibita, un ballo, dei calamari, foto con personaggi particolari.
Insomma: carnevale, come lo festeggiamo noi.

Xe casìn.

Ritorno a casa ad una certa, sapendo che le mie ferie sono terminate e che per le prossime dovrò attendere fino a giugno. Sapremo attendere. Varrà la pena aspettare.

Si va avanti, come sempre.

Vediamo cosa ci riserva il futuro. Tutto arriva a chi sa aspettare.

venerdì 13 febbraio 2015

Promemoria per il futuro: "E' difficile seguire un sentiero che non c'è."

Eccomi di ritorno. In realtà sono tornato questa notte ma non avevo davvero la forza per scrivere il post che mi appresto a creare ora.
Dicevamo "San Marino", vero?
Vero.
Vi ho salutati, se non sbaglio, un paio d'ore prima della partenza, conscio del fatto che, se mi fossi messo a dormire, non sarei riuscito ad essere sveglio in tempo, anche perché il treno partiva alle 5.15 (e per Diana).
Ho detto a davvero poche persone che partivo, tant'è che, verso le 4.30 la gente si chiedeva per quale stravagante ragione io fossi ancora/già sveglio.
Nello zaino le poche cose che servono per star fuori una notte e qualche provvista per il viaggio (the freddo e biscotti).
Si parte.
Primo treno per Venezia. Tutto regolare, sembra. Viaggio tranquillo, privo di inconvenienti o stranezze (10 minutio di ritardo, regolari), quelle sono riservate a dopo, durante il viaggio fra Venezia e Bologna.
Lungo tutto il viaggio, noto che ovunque c'è neve. Ma diamine, mi dico, non fa così freddo.
Evidentemente sì. Boh, ma non c'è vento. Sento poco il freddo locale e poi dormicchio lungo il viaggio.
Ad un certo punto il treno di ferma, puntuale a Bologna (beh, la puntualità è una stranezza per Trenitalia, si sa). Sento parlar di un ritardo.
"Il treno regionale veloce per Rimini parte in ritardo dal binario 3.

Pensiero mio.
"E' un treno regionale e va esattamente dove devo andare io. Boh, lo prendo e chissene."

Analizziamo la situazione.
Io arrivavo a Bologna alle 9.40 e dovevo prendere la coincidenza per Rimini delle 10 e 35 (tutto i ltempo del mondo per attendere). Il treno delle 9.35 era in ritardo di 10 minuti ed è partito alle 9.45.
Morale che ho usato come mantra per tutto il viaggio e su cui sono stato preso in giro per molto tempo: "Causa un ritardo di 10 minuti, sono in anticipo di un'ora". Drammaticamente vero assolutamente divertente.
Avviso il mio contatto a San Marino del cambio d'orario, ma è un po' che non risponde e boh, penso che si sveglierà, prima o poi.

Due parole sul mio contatto a San Marino.
Non avevo idea di chi fosse. Avevo conosciuto una ragazza ad una fiera e dopo un paio di mesi la sorella mi ha aggiunto. Ho chiecchierato un po' con tale sorella e stavo sfruttando il fatto di conoscerla per aver una guida a San Marino.
Inutile dirlo: non è andata così.

Arrivo a Rimini e prendo la corriera verso San Marino. Ancora nessuna risposta del mio contatto.
Provo a contattare la sorella, che nono ha idea di dove sia quell'altra e non aveva idea del fatto che sarei arrivato.
"Oh, meraviglioso."
Arrivo a San Marino. Non ho batteria, non ho campo. Perso nel tempo e nello spazio in terra straniera.
Sapete, con quella "tanto ho la guida" non mi son nemmeno preso la briga i saper dove fosse la mia pensione né mi ero sforzato di ricordarne il nome.
Ehm...
Faccio uno sforzo di memoria imbarazzante e, senza saper bene da dove mi sia arrivata, ricordo il nome della mia destinazione. Che fare?
Prima regola in terra sconosciuta è creare un campo base. Quindi chiedo indicazioni per raggiungere la mia meta.

E qui si comincia a ridere.

1) Sì, prendi la strada, vai fino alla chiesa, poi giri verso le Generali, scendi attraverso il bosco e vai a sinistra...poi.... (continua 5 minuti).

Inizio questa strada, poi prendo un altro passante

2) Eh, non è vicinissimo, sai? Prendi lo stradone fino alla curva grande, poi giri di qua vai dritto per 4 km, poi giri e arrivi in città e da lì è un po' difficile.

Non mi perdo d'animo: è una bella giornata, sono in vacanza, è un'avventura.
Vedo un gruppo di 3 persone tranquille, rinnovo la mia richiesta di indicazioni.

3) Ma perché sei sceso di qua? Era a 5 minuti da dov'eri.. Boh, senti vieni con noi ti portiamo per una scorciatoia.

Ora, ho visto molti film dell'horror iniziare così, lo sappiamo tutti, ma io sono il protagonista dela mia storia, quindi devo sopravvivere: è scritto nel copione. Accetto l'aiuto e ci mettiamo in viaggio. Il viaggio è breve attraverso delle gallerie fatte negli anni che furono dove gli italiani si nascondevano in tempo di guerra (dato che San Marino era neutrale, su carta e non la bombardavano, in teoria).
Tempo stimato, 10 minuti di passeggiata tranquilla, arriviamo in cità. "Ecco, sali le scalette e hai lì l'hostaria".
Ringrazio sorridendo, vado con passo deciso verso la meta (sperando ci sia davvero, finché non la vedo, non ci credo davvero).

Entro in quella che ha il nome "Hostaria da Lino". Una locanda carina, rustica, accogliente. Chiacchiero con il portiere e gli racconto in breve la mia piccola avventura per arrivare, ride con me. Vede che sono di Trieste "Ma va! Anche la mia nonna ha abitato a Trieste. Ci son stato un paio di volte!"
Inizia a descrivermi alcune parti di Trieste che gli sono piaciute molto, prima di darmi la stanza.
Numero 18

La mia testa pensa al 18 e lo scompone
1+8 = 9
18=6x3 , 6+3=9
18 0 9x 2, quindi due volte 9.

Il 9 è a modo suo il mio numero preferito e mi ha accompagnato da sempre.

Lo prendo come un buon auspicio.
La camera singola che avevo prenotato, si rivela essere una matrimoniale accogliente il cui cartellino sul retro della porta indica minimo 70€ a notte. Rimango perplesso ma attendo, nel caso ne parlerò con la reception quando dovrò saldare, dato che avevo prenotato per 40€ più la spesa giornaliera di soggiorno.
Mi sistemo, mi rilasso, ricarico il cellulare (cercando di contattare ancora la fanciulla che continua a non rispodere). Mi dico "sticazzi" e facci oper uscire con l'idea di visitare il borgo nei dintorni. Il locandiere mi ferma e mi dice "ti conviene andare su. C'è la funivia a 10 metri e arrivi in 2 minuti nella città E' una bella giornata ti conviene approfittare. Seguo il consiglio, mi pareva d'uopo farlo.

Funivia. Ok, c'era una vaga foschia ma il paesaggio visto dalla funivia che sale, pur con la foschia, era meraviglioso. Io adoro le altezze. Mi affascinano e mi spaventano al tempo stesso. Ma per lo più mi affascinano. Arrivo su. Una voce cavernosa nella mia testa mi chiede "Da che aprte vuoi andare?"
Potrei seguire i cartelli ma trovo che non sarebbe sensato. Voglio visitare la città, non i musei.
Prendo una strada casuale, inizio a camminare. Vedo le torri, le mura, il "passo delle streghe", le porte per entrare ed uscire dalla città-castello. Ogni posto ha una sua vista ed è ogni volta una vista che lascia senza fiato, tutto attorno innevato, nonostante i 10 e più gradi. Anche parte della città è innevata e le strade non sono del tutto sgombre. Cammino tranquillo fino al parco naturale.
Ci entriamo?
C'è bisogo di chiederlo?
Cammino in mezzo a questo piccolo bosco sul confine nord-orientale della città (o così pare dalla cartina). Vago da un sentiero all'altro, sentendo l'aria del bosco bagnato dalla neve, i rami e la terra sotto i piedi. Come esserci già stato, come essere in una sorta di casa che non ricordavo di avere.
Ad un certo punto, dal sentiero lastricato vedo dipanarsi un sentierino meno evidente. Lo prendo e cammino, chiedendomi dove porti. Cammino e cammino. Ad un certo punto camminare diventa meno semplice e mi dico che potrebbero batterl oun po' meglio questo sentiero.
La cinica voce di mio fratello interviene chiededmoni "Quale sentiero?"
Sbatto le palpebre ed effettivamente sono in mezzo al bosco e non c'è aclun sentiero attorno a me, né davanti a me, né dietro. Ripercorro i miei passi ma, fatta eccezione per i miei passi, non c'è alcun sentiero, più o meno battuto. Non so cosa io abbia visto in principio ma il sentiero che stavo prendendo, non esisteva più o non era mai esistito, chissà.
Rientro verso la pensione, sapendo che l'ultima discesa con la funivia è alle 18.30.
Alle 19.30, arriva un messaggio dalla ragazza che doveva guidarmi.
Toh, si era addormentata ed aveva avuto dei casini, ma se voglio, mi raggiunge ora.
Acconsento ed attendo.
Dei del cielo.
Dei
Del
Cielo.
Ditemi che è uno scherzo.
Ok, potevo accorgermene da alcuni piccoli dettagli. Di una cosa potevo accorgermi, del resto no ma avrei dovuto scartare l'idea dal primo segnale.
Arriva davanti a me, questa piccola Smart rossa fiammante (per la cronaca, l'unica smart che posso apprezzare è rossa fiammante nel senso che le stanno dando fuoco) dalla quale escono due cose: i chemical brothers a palla e la conducente truzza.
Carina.
Ma truzza.
Avrei dovuto capirlo. Va bene.
Chiacchero e ceno con questa dama con una voce più bassa della mia ed ad una certa mi metto a nanna. Dovremmo vederci al mattino ma sono certo che non si sveglierà, quindi dormo sereno.
Alla mattina mi aspetta la colazione (Arw, colazione) e noto i marcatini attorno alla pensione. Li visito con poco entusiasmo (non c'era un granché) e torno alla città, per fare un po' di stupido shopping turistico (tanto per portare qualcosa a mamma e papà dalla vacanza).
2 parole sui negozi.
Armi e souvenir.
Principalmente questi sono i negozi di San Marino. Armi soprattutto (a prezzi ridicoli, ammettiamolo). Quiondi spadoni d'ogni genere, archi, balestre, pistole e fucili da soft air (era un mortaio quello?!). Gli altri negozi, per lo più sono chiusi o poco interessanti.
Recupero una tazza, un bicchierino, una calamita, un quadretto e due bottiglie che hanno attirato la mia attenzione, per il loro contenuto divertente e spiritoso
Seconda classificata: Grappa della gnocca.
Divertente idea per una grappa 40%
Poi l'altra bottiglia.
Il mercante di liquori l'ha definito un amaro alle erbe, quando ho detto a mia madre cosa avessi preso ha parlato di benzina, grossomodo.
Ma vabbé la bottiglia era divertente e non l'avevo mai né vista né sentita nominare... Primo posto per la bevanda spiritosa e divertente al "Latte di suocera" (70% di amaro alle erbe).

A pranzo trovo un ristorante dai prezzi modici e dalle porzioni soddisfacienti (e lo dico io, che magnio come un bue).
Verso le 15 sono in procinto di tornare a Rimini e da lì a Trieste.
Fra Rimini e Trieste, ho una pausa di un'ora e mezza. Seno un'amica che abita vicino a Rimini, passo a trovarla. Da lì, quattro chiacchiere e poi riparto verso cesena, dove attendo il treno che avrei dovuto prendere a Rimini ma boh, l'ho anticipato con i miei poteri speciali.

Senza cena arrivo a Trieste e mentre esco dalla stazione, una coppia fiorentina mi chiede se io sia del posto e se sappia dove si possa mangiare un boccone. Li porto da un amico alla piadineria, anche io avevo fame, del resto. Arrivare a Trieste poco prima della mezzanotte, congedarmi dai fiorentini alle 2 passate e da lì andare appena a casa, mentre loro aspettano un passaggio verso Budapest.

Mi son dilungato parecchio nella mia avventura ma valeva la pena di scriverla tutta, senza saltare nulla. Insomma, due giorni densi dell'imprevedibilità che io amo ed ora casa.

Capite ora perché non mi sia preso la briga di scrivere tutto stanotte: non avrei finito, lo sappiamo.
Come rpevisto il venerdì mattina è stato dedicato al relax ed alla nanna.
Vediamo come va il pomeriggio. E' carnevale e non ho nulla da mettermi...

martedì 10 febbraio 2015

...ferie, che stress...

E così, domenica sono iniziate le mie ferie.
Una settimana, per ora. Le altre le vedremo a giugnio.
Ho iniziato le ferie sabaro alle 20, alla fine del turno lavorativo. Il locale ha chiuso con largo anticipo per organizzare la festa dei 18 anni della figlia del titolare. 80 persone previste (probabilmente 60 effettive).
Noi dipendenti, dopo aver organizzato tavoli, bevande, sistemato il catering e cambiati, eravamo invitati come i parenti e gli amici. Inutile dire che il nostro tavolo è stato fra i più casinisti del locale ma si sapeva: siamo di indole festaiola.
Non ricordo quanto sia andanta avanti la festa. Ricordo di aver fatto 3 giri con il pietto per mangiare e ricordo di aver visto sparire almeno 3 bottiglie di vino dal mio tavolo ed un paio di caraffe.
Ad una certa, il capo mi dice "Senti, vai dietro e recupera una bottiglia di Montenegro per noi ed una di Bayles per le donne". Io sono in ferie ma chissene.
Dopo un paio d'ore, lo vedo dietro il banco, che pesta lime nei bicchieri.
"Capo, che fai?"
"Boh, preparo caipiroske"
Lo guardo "Ok, ti preparo il ghiaccio" (pur non essendo ben certo di ciò che stessi facendo).

Ho fraternizzato con gli invitati (parenti fra i 30 ed i 50) e gli amici (diciottenni per lo più).
Uno credo fosse gay. Uno degli amici diciottenni della festeggiata. Stavo per portarmelo a casa da tanto era carino.
Poi c'era il fotografo. In maniche corte. "Ma ti pagano almeno?" "Ovviamente." "Ma scusa, non hai freddo?" "Sono russo."
Gli ho stretto la mano.

Nonostante l'alcool, la stachezza e l'abbiocco post ho mangiato un casino, ho continuato ad osservare gli invitati. Il fotografo sceglie sempre gli stessi soggetti per le sue foto. Ha già identificato il suo preferito. Ogni 5 foto a caso, torna per una foto al suo soggetto, per tutta la sera.
Che ve lo dico afare? Il soggetto, ero io.

Verso le 4, decido che potrebbe esser ora di andare a casa.
L'unica cosa che rimpiango della serata è che avrei potuto partecipare ad una serata anni '20.

L'indomani sento un'amica che mi invita a pranzo. Sì: ero sveglio ed attivo per pranzo.
Scatta il giapporullo. Ti siedi ed aspetti che il cibo ti passi accanto.
Mangi uno sproposito e bon. Dopo il pomeriggio di relax, c'è la festa di compleanno di un mio caro amico (ci conosciamo da 15 anni, io credo).
Altra serata de fuego ma questa volta senza diciottenni da rimorchiare (per fortuna: a me non piacciono così giovani).

Lunedì giornata di commissioni. Appena sono riuscit ad alzarmi dal letto ho deciso di andare in palestra, perché il corpo va mantenuto in forma (e no: la forma tonda non mi piace sul mio corpo). Poi giro di giostra per uffici che anche la burocrazia vuole la sua parte.
Con un amico andiamo a vedere l'italiano medio, nonostante io non volessi andare a vederlo, ritenendo fosse una puttanata immane.
Ebbene mi son dovuto ricredere. Sì era comico, sì era ai limiti della realtà ma diamine era più profondo di quanto non ci si possa immaginare. Dietro la maschera di cazzate c'era un mondo di critica che difficilmente avrei immaginato in un film con queste premesse (Cioé, che profondità vuoi aspettarti da Capatonda??). E invece sono uscito da cinema perplesso ma soddisfatto.

La giornata di oggi prevede pranzo con i genitori (non civediamo mai, non ti fai mai sentire) fra poco, poi pomeriggio potrei tornare in palestra e la sera relax e film.

Domani, si parte.
Domani sarò a S. Marino e qui merita spenderci 2 parole.
Spendo due parole sull'efficienza di Trenitalia (che bruci).
Dal sito metto le coordinate Trieste - San Marino, ricordando che Trieste - Rimini erano 6 ore. Per fortuna lo ricordavo, altrimento non mi sarei sorpreso nel vedere che per San Marino ci volevano 3 ore.
Perplessità a vagoni.Perplessità che aumenta quando scorpo che, secondo Trenitalia, la tratta San Marino - Rimini passa per TRENTO.
Scopro guardando stazione dopo stazione il percorso del treno, che per "San Marino" Trenitalia intende una stazione senza neanche il paese in mezzo ai monti di Vicentini.
In ogni caso, risolto l'equivoco, il viaggio è pronto. Sarà un viaggio breve e senza troppe pretese (ci resto una notte) ma sarà un viaggio interessante.
Perché San Marino?
E Perché no?

Venerdì previsto concerto tributo ai Rammstein (la mattina sarà morto, non la contemplo).
Sabato carnevale e può succedere di tutto.
Domenica si torna a lavoro.

Questa settimana di ferie sarà estremamente movimentata, lo so. Ma che ci posso fare?
O la rendo piena o mi demoralizzo per averla sprecata.

Preferisco così.

Un festoso saluto a tutti: si salpa.

sabato 7 febbraio 2015

I sogni son...animali difficili da addomesticare.

Ricordo quella volta in cui ho trovato dell'amore in un paio d'occhi che mi fissavano.
Erano come due specchi d'acqua. Come il cristallo, così limpidi ed al tempo stesso impenetrabili.
Ci ho visto un mondo, mi sono perso in quel mondo.
C'era l'amore dei secoli in quegli occhi.
Ma era un amore non corrisposto, perché non ero in grado di amare me stesso.


Apro gli occhi.
Caldo estivo. Vedo me stesso salire le scale della bifamiliare. Mi sto venendo incontro.
Sbatto le palpebre.
Agosto. Vedo me stesso dall'altra parte di un tavolo in legno in mezzo alla natura, in un punto non meglio definito fra l'Emilia Romagna e la Lombardia. Mi sto alzando in piedi.
Sbatto le palpebre.
Vedo me stesso reduce da una deprimente giornata di fine ottobre, seduto sul sedile del passeggero. Forse halloween. Forse un giorno prima o il giorno dopo.
Sbatto le palpebre.
Inizio dicembre. Vedo me stesso, dopo aver visitato la fiera di San Nicolò. Sono seduto alla mia sinistra su una panchina in una piccola piazza, nascosto sotto un ombrello per ripararci dalla pioggia. "...a cosa pensi..?"
Sbatto le palpebre.
Le 4 a.m. di una fredda giornata di inizio dicembre. Vedo me stesso senza troppe speranze. Al riparo relativo di un porticato, dopo una serata moderatamente alcolica.
Sbatto le palpebre.
Poco dopo natale. Vedo me stesso al termine del mio folle viaggio mentre sto ammirando una splendida città all'alba a un giardino pieno di alberi in fiore e colmi di aspri frutti.
Sbatto le palpebre.
Uno strano capodanno. Strano davvero. Vedo me stesso con un cappello in testa in casa. Tutti abbiamo un cappello in testa in casa. Salutiamo l'anno che finisce, accogliamo l'anno che arriva.
Sbatto le palpebre.
Infine vedo me stesso in piedi di fronte a questi occhi, in perfetto equilibrio sulla ringhiera del poggiolo, sereno con un caro amico a darmi conforto.
Di chi sono, stavolta, gli occhi che mi osservano?

FLASH.

Dal collo lievemente arrossato spunta solo un manico scuro.
Vedo me stesso mentre mi inarco verso il vuoto.
Vedo me stesso cadere con le braccia aperte ed un sorriso lieto sul volto.
Vedo me stesso sbattere la nuca.

Tutto è buio.
Tutto è silenzio.
Tutto è pace.

Apro gli occhi. Sono sveglio ora.
Sveglio e conscio di aver fatto un sogno strano e terrificante. Terrificante su differenti livelli ma ciò che maggiormente mi fa paura a mente lucida è la sensazione di pace che mi continua a pervadere, nonostante tutto.
Nonostante tutto, sento la pace mentre il sipario si cala sulla scena.

giovedì 5 febbraio 2015

Si alza il vento...

...bisogna tentare di vivere.

-cit.-

E' tornata sapete?
Una cara amica che passa da queste parti periodicamente.
Ne hanno annunciato l'arrivo tutti gli esperti e lei non ha tradito le aspettative.
La Bora.
Ieri sera sono uscito da lavoro e lei era lì che soffiava quei piccoli fiocchi di neve, sparandomeli in faccia come fossero coriandoli a carnevale, come se non sapesse che il carnevale è la settimana prossima.
Pedalo verso casa e sento una strana gioia, una strana euforia nello spingere con forza il pedale mentre sento quest'impalpabile barriera ergersi di fronte a me e scivolarmi sul viso come fosse acqua.

...imborezà...

Diciamo così per definire lo stato d'animo di una persona eccitata (anche sessualmente), esaltata, elettrizzata, incapace di controllarsi.
 Come se la Bora avesse invaso il nostro sistema nervoso e ci imponesse questa data emozione. Provate a lasciar libero un cane quando soffia la Bora e capirete che è davvero così.

Arrivo a casa, ancora elettrizzato e carico di adrenalina.
Mangio qualcosa al volo prima di dormire.
La sento.
La sento soffiare, ululare fra le vie del rione.
Ne sento il gelo trasportato pur non sentendolo.
Sento le finestre tremare, gli alberi scuotersi.
Prendo una decisione un po' avventata ed apro la finestra della camera, lasciando chiuse le imposte. Mi imbozzolo sotto il piumone e resto ad ascoltare quest'anima della mia città mentre dilaga con forza e grazia, portando con sé qualsiasi cosa non sia saldamente ancorata al suolo.
Con la poesia che porta nella sua voce mi assopisco e dormo sereno e felice, attendendo l'indomani per tornare a giocare con lei, quando salirò in sella per andare a lavorare, mentre lei cercherà di portarmi altrove, lontano, forse sull'Isola che non c'è, forse nel regno di Oz, forse nel paese delle meraviglie.
Magari un'altra volta, amica mia, magari la prossima volta.

E continua l'ululato selvaggio di questa strana impalpabile creatura che nessuno sa imbrigliare ed a cui pochi sanno resistere.

mercoledì 4 febbraio 2015

...voglie...

Ho voglia di uscire.
Ho voglia di prendere un libro (o due), il minimo indispensabile per sopravvivere un paio di giorni, andare in stazione e partire.
Uscire da questo mondo troppo piccolo per me. Talmente piccolo che per sfuggirgli m itrovo costretto a nascondermi in un guscio più piccolo ancora, senza aver voglia di uscire dalla mia tana.
Prigioniero di me stesso.
Prigioniero, prigione e carceriere. Tutto in uno sono.

Ho voglia di sparire, per un'ora, un giorno, una settimana, un mese, un anno...

...perché non per sempre?

Perché finirei con l'avere nostalgia di queste mie 4 mura, di questa piccola città di mare, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con la sua storia e la mia storia in essa.
Flora e fauna locale finirebbero con l'essere una fiammella nostalgica nel mio falò di ricordi.

Chissà se partiremo davvero.
Chissà dove arriveremo questa volta.

domenica 1 febbraio 2015

Capitolo chiuso.

Quando leggo un libro che mi prenda particolarmente, tendo a perdermi fra le pagine e fra i pensieri del personaggio che maggiormente mi rispecchi.
Nel mese di gennaio mi ha tenuto compagnia "Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler", di Massimiliano Parente.
Il titolo è già un programma che promette male, la copertina era peggio ma è stata proprio quella ad attrarmi, dalla vetrina di una libreria a Roma (via Vittorio Veneto? Potrebbe essere, ma non ricordo con precisione).


Ho cercato con discrezione fra gli scaffali, non trovandone un'altra copia e mi sono costretto a chiedere ad un commesso.
Unica copia in libreria: quella esposta.
Do un occhio alla trama, non mi dice nulla.
Autore italiano.
18€ di libro per un libro di cui non so nulla, se non che non mi dice nulla ed il fatto che l'autore sia italiano mi blocca per una mia sfiducia immotivata sugli autori italiani di qualsiasi cosa.

Poste le premesse, lo prendo, perché sì. Spinto da un consiglio non detto.

Passano x mesi, come spesso accade ai libri che compero. Ad inizio gennaio, decido di iniziare a leggerlo, se pur molto poco convinto di volerlo fare.

Primo capitolo, piango lacrime dal ridere.
Continuo a leggerlo e vedo un miliardo di piccole cose che mi affascinano e fanno sì che questo libro scali tutte le mie classifiche mentali, fino ada rrivare fra i miei libri preferiti (se non il preferito, ma non esageriamo).

Di cosa parla?
Bella domanda.
Parla d'arte. Arte moderna, per lo più.
Il libro prende un ipotetico artista (il più grande artista del mondo, secondo i media, il secondo dopo Hitler, secondo se stesso) e lo pone protagonista della storia. Narrazione in prima persona.
Vediamo cosa potrebbe pensare un artista del mondo e di se stesso?
Esplicita un immenso disprezzo del mondo civile, dell'arte, della critica, di tutto.
Un artista diventato artista famoso solo per caso, dopo aver cercato di diventarlo seguendo vie convenzionali, fa una cosa a caso (che non descriverò nei dettagli) e viene definito Artista. Lì capisce che l'arte è un po' un'etichetta.
Da quando è Artista, può fare QUALSIASI cosa. Perché? Perché è un Artista, ovvio. Quindi fa ciò che un vero Artista fa meglio: esagera.
L'eccesso diventa il suo mondo.
E cosa fa il mondo? Lo segue, ne parla (bene o male, l'importante è che se ne parli). Ha successo. Continuo successo, perché è il più grande Artista del mondo.

Ora.

Si può prendere questo libro come una raccolta di scenette divertenti di un ipotetico artista pazzo in una società folle quanto lui per seguire i suoi deliri e giudicarli "arte" o notare che è esattamente così che funziona (con la sola possibile differenza che qui si va DAVVERO agli eccessi).

Un libro che fa riflettere e ridere al tempo stesso in misura quasi eguale.

Perché dovrei rispecchiarmi nel protagonista, ora mi chiedo.

Perché in tutto questo, lui resta se stesso. Fa ciò che sente di fare, senza paura delle conseguenze, perché lui fa solo ciò che è. Non ha secondi fini, non premedita piani, non è un fottuto genio del male. E' solo se stesso. Voleva diventare un artista non c'è riuscito quando ci ha provato, ci è riuscito quando ha seguito l'ispirazione del momento. Dopo esserlo diventato non è cambiato nulla di sé, se non il fatto che, a differenza di noi comuni mortali, se lui fa qualcosa di "eticamente o moralmente sbagliato" è solo "arte" perché tutto ciò che lui fa è arte.

Un capolavoro.

Ora è finito (finito l'ultimo giorno di gennaio) ed è un po' finito anche un capitolo della mia vita, ovvero quello in cui il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler mi ha accompagnato, facendomi riflettere e sorridere su questa nostra società cieca e malata.