sabato 30 agosto 2014

Era forse un sogno...?

Non so ricordare se fosse sogno o immaginazione, se fossi sveglio o dormiente o se, ancora, il ricordo mi si sia instillato nella memoria così, come per incanto ma c'è ed è lì: nitido come il cielo privo di nubi (avrei potuto dire "Così limpido come un cielo d'estate sempre blu, ma quest'anno sarebbe stata una puttanata).

L'ho visto venire da me.
Forse non è del tutto esatto.
L'ho visto di fronte a me.
E forse nemmeno questo rispecchia davvero la realtà.

Era di fronte a me, di questo sono certo. Mi fissava. Mi studiava. Mi stava scegliendo.

Stava scegliendo quello che sarebbe stato lo scopo della mia permanenza su questa terra.

"La vedi tutta quella gente? Cammina, respira, gioca, ride, si dispera. Ognuno di loro è intento a far qualcosa e non si fermano mai, fino a quando il loro corpo, per una ragione o per l'altra, li abbandona. A quel punto loro escono dal corpo e scendono da me, affinché li accompagni dall'altra parte del fiume."
Mi spiegava questo, l'anziano Nocchiero, vecchio come la terra stessa, mentre scrutava nei meandri della mia anima.
"Un giorno, se sarai all'altezza, forse prenderai il mio posto. Tuo fratello lo dice ma sarò io a decidere se ne sarai degno. Io ti dono questi occhi, che ti faranno vedere le persone per ciò che sono. Perché lo faccio, tu mi chiedi? Perché devi imparare a riconoscere ciò che c'è in una persona. Devi riconoscere emozioni, caratteri, vizi e qualità, perché quando sarai qui, dovrai spogliarli di tutto ciò che potrebbe far affondare l'antico legno con cui li trasporterai dall'altra parte."
Da sempre, infatti, studio le persone come se un istinto me lo suggerisse. Spesso mi ritrovo a pensar male delle persone e mi dispiace farlo, finché non scopro di aver avuto ragione.
Quest'anno è tornato da me e mi ha fatto dono del cinismo, per poter guardare con obiettività a ciò che mi trovi di fronte, senza farmi distrarre da ciò che per lui non ha importanza.

Chi mi accompagna in tutto questo cammino?
Ovviamente mio fratello, il mio solo fratello.
E' stato la mia guida, la mia coscienza, il mio mentore, nello studio di ciò che non si vede ma che caratterizza una persona ed ha fatto ogni cosa, senza mai aprir bocca, mandando semplici impulsi elettrici al mio cervello, come una sorta di condizionamento per farmi provare determinate emozioni in presenza di determinate persone e capire così ciò che portano dentro.

Spero davvero che sarò degno di quel remo, quando il tempo sarà maturo.

Quel giorno sarò io ad arrivare di fronte a lui, mi guarderà, mi studierà come fece la prima volta, quando mi scelse come apprendista e, se ciò che vedrà gli sarà gradito, mi consegnerà il remo e la sacca per gli oboli, si siederà sulla barca assieme agli altri e mi permetterà di accompagnarlo dall'altra parte, verso quella che per lui sarà una meritata pensione.

martedì 26 agosto 2014

METTETECI AL ROGO!

Vedo qua e là dei post intitolati "MI HAI MESSO A FUOCO?" e mi dico, potrei farlo anche io, non credi?
Mi fratello risponde prontamente che trova sia un a cosa sciocca e di scarsa utilità, quindi acconsente, ponendo piccole condizioni.
1) Il titolo lo ha scelto lui, perché quando eravamo giovani io e lui, si usava ancora metter a fuoco le persone, solo che si parlava di roghi (con bancherelle in piazza, animazioni, musicisti e festazza).
2) vuole partecipare anche lui, perché in fondo (a suo dire) questo blog è suo tanto quanto è mio (sebbene lui non si sia mai sognato di aprirne uno per sé).

Quindi, porremo 10 affermazioni a testa (per un totale di 20) in cui 5 mie e 5 sue saranno vere, mentre altrettante saranno false.

Inizio io...

1) Io e mio fratello siamo discendenti indiretti dalla grande e (quasi) estinta famiglia degli Zar di Russia. Da qui il nostro amore incondizionato verso la vodka, che tanto ci ricorda l'adorata patria dei nostri avi.

2) Solo uno, fra me e mio fratello è reale, mentre l'altro è soltanto frutto dell'immaginario collettivo (anche se nessuno ha ancora potuto stabilire quale dei due sia reale e quale non lo sia)

3) Nonstante io abbia una patente che mi abilita la guida ai veicoli standard, rimango fedele alle mie 2 ruote: una splendida bicicletta che ho chiamato "Little Water" (tradotto letteralmente "piccola acqua" o "acquetta" che tradotto direttamente in russo diventa vodka).

4) Odio la birra, preferendo ad essa il più nobile vino (rosso se voglio dormire, bianco se mi va bene restare sveglio).

5) Sono del segno della vergine (segno che rispecchia appieno il mio ordine).

6) Il mio colore preferito è il verde, sebbene io possegga pochissimi oggetti di tale colore...

7) Non leggo molto. Anzi, quasi niente ad eccezione dei libri classici che si trovano in edicola a poco prezzo con le riviste (se tutti li leggono mi dispiace essere l'unico pirla a rimaner fuori da una conversazione)

8) Adoro fare i puzzle, per la sensazione che offrono ad ogni tassello che va al proprio posto, come di un quadro che stiam odipingendo con le nostre stesse mani (solo senza fare il casino che farebbe un pittore).

9) Ascolto i generi di musica più differenti, spaziando da Cristina D'Avena (di cui sono fan e con cui ho una fotografia) ai Gogol Bordello (dei quali ho visto il concerto per poi rimanere in loro compagnia nel backstage a bere vino&vodka)

10) Sono pelato, per questo amo comperare parrucche dai colori più disparati (ne ho una rossa accesa dai capelli lunghi e ricci, una violetto con taglio a caschetto ed una con i capelli lunghi mossi color verde scuro)

Di seguito penso si possa procedere con i deliri del mio fratellino...

1) Senza di me, mio fratello sarebbe impazzito già da un pezzo (anche se non so se questo avrebbe portato ad un reale peggioramento o magari ad un miglioramento.

2) Originariamente questo blog è nato perché anche io avessi uno spazio per esprimermi, mentr epoi è diventato l'angolo dei deliri di quel pazzo che mi ostino a chiamare "fratello".

3) Sebbene si ostini a chiamarmi "fratellino" io non sono né maggiore né minore rispetto a lui: siamo nati assieme, uniti sulle ginocchia e sui gomiti e separati alla nascita per permetterci di condurre una vita "normale".

4) Sono una persona molto annoiata ed è proprio questo mio dolce far nulla a spingermi ad aiutare mio fratello in tutte le sue crisi esistenziali. Avessi di meglio da fare, lo abbandonerei al suo destino.

5) Se io non esistessi, mio fratello mi avrebbe inventato affinché gli stessi accanto (semicit.)

6) Sono una persona che tende a mentire molto. Nascondo la verità, in favore di quello che è più comodo la gente creda. Preferisco far in modo che le eprsone siano serene, piuttosto che soffrano per cose che potrebbero piuttosto non sapere.

7) Amo l'arte in ogni sua forma, sebbene alcune volte io fatichi a comprenderne il significato. Ciò nonostante, pur amando l'arte, le opere dotate di eccessiva staticità mi annoiano in fretta.

8) Potendo scegliere fra una giornata al mare ed una notte in una camera oscura, sceglo la camera oscura. Così appartata, così intima: laboratorio di creazione dove la realtà prende vita senza bisogno del primo motore immobile ad accendere la fiamma vitale.

9) Siamo stati incarcerati solo una volta per atti osceni in luogo pubblico. Il tutto si è risolto con una notte in cella ed una bella multa. Ci giustificammo con i genitori dando la colpa al troppo vino bevuto (non che sia una scusante valida, in effetti...).


10) Entrambi adoriamo indossare dei cappelli. 


Terminato ciò, faccio una ventunesima domanda aperta.

In casa, assieme a noi, vive un simpatico e docile animale domestico (docile, in somma...morde solo se te la vai a cercare...)
Indizi.
Ha 4 zampe.
Non ha pelo.
Mangia di tutto (quasi).
Ha la coda.
E' estremamente silenzioso (ogni tanto soffia). 
E' una femmina. (indizio fuorviante).

Partecipate a questo gioco e vediamo le risposte.
Noi prepariamo i legnetti per il rogo :3

domenica 24 agosto 2014

Nascere dalla parte sbagliata del vetro.

Forse, in fondo, è questo che è successo.
Ho semplicemente scelto la parte sbagliata del vetro. Il vetro, si sa, è sottile, trasparente. Un errore è giustificabile. Certo, avrei preferito evitarlo.

Facciamo un passo indietro, vi va?

Dai...

Io sono una persona...particolare...
Particolare come? Beh.. leggete i miei post, leggete le righe nascoste fra un riga e l'altra, provate a conoscere ciò che offro ed a scoprire ciò che nascondo.

Era ovvio che fossi nato sbagliato, questo lo sapevo.

Da molto tempo, ormai, so di essere sbagliato per questo mondo, eppure non mi sono mai posto il problema fondamentale di come ciò sia stato possibile, fino a quando, un momento, dal nulla, una domanda si è illuminata sullo schermo facendomi trasalire.

"E se non fossi sbagliato di per sé ma fossi semplicemente nato nella dimensione sbagliata?"

Da lì, il delirio (notare che tutto è durato circa 7 secondi).

La sintesi: io dovevo nascere cartone animato.

E tutto si spiega.

Il cinico senso dell'umorismo, tipico dei cartoni animati, il classico desiderio di lasciar cadere una cassaforte su qualcuno, il trovare a volte assurde le 3 dimensioni, ritenendo anzi che 2 siano più che sufficienti.
Perfino il tempo, per me, ha più senso se paragonato a quello dei cartoni: un tempo con una propria volontà che corre o si ferma, in base a come gli gira.

Forse mio fratello è il cartone animato che sarei dovuto essere io (e da qui la sua assurda convinzione di essere immortale: Bugs Bunny insegna che i cartoni animati sono immortali).

Bizzarro a dirsi, ma se fossi nato nello schermo, anziché al di fuori di esso, ogni cosa avrebbe più senso.

Chissà, magari un giorno si accorgeranno che sono qui, disperso in un mondo che non è il mio e verranno a prendermi, per riportarmi a casa, dove tutto è più colorato ed irreale. Dove tutto è possibile ed ogni cosa può smettere di avere un senso, se chi è in scena lo decide.

Per ora attendiamo qui, in questa prigione di ossa e carne, ad attendere che il tempo porti via gli anni della mia giovinezza, che ormai ho disperso da qualche parte in questo mondo fatto di cemento e metallo, dove ogni cosa è più finta di quanto non  sia in televisione, compresi il pennello, le matite ed i colori che usiamo per creare i cartoni stessi.

venerdì 22 agosto 2014

E il tempo passa come un autobus che abbiamo dimenticato di prendere...

Trovo che sia normale vedere persone che entrano ed escono dalla propria vita.
Il più delle volte non ce ne accorgiamo o, comunque, non diamo peso alla persona che sia scomparsa, fino a quando qualcosa ce la riporta alla mente.
Stando fermi in uno stesso posto è più facile vedere questa continua rotazione.

Dal 2010 ad oggi son sempre rimasto sullo stesso posto di lavoro ed alcuni gionri fa ragionavo sulle persone che ho visto passare qui e dandarsene. C'è chi sia rimasto per anni, chi per mesi, chi solo per giorni.

Eppure, ogni persona, per quanto poco sia rimasta sotto il mio sguardo, per quanto probabilmente a primo acchito non ricordi neppure il suo nome, ogni persona ha lasciato un ricordo, nella mia memoria.

L'idea di base era di spendere un pensiero per tutti quegli ex colleghi e colleghe che sono passate in quella che per me è molto vicina all'essere una famiglia (passiamo tutte le feste insieme -.- ) e che, chi per una ragione, chi per un'altra, chi con mi orammarico, chi con mia somma gioia, se ne sono andati.

Poi però, ci sarebbe da fare un discorso per ognuno di loro e si andrebbe per le lunghe, dal momento che parliamo di un nutrito gruppo di persone. E che dire poi delle persone al di fuori della sfera lavorativa?
Ce ne sono molte che hanno condiviso con me un certo tratto di strada e che ora proseguono su percorsi alternativi, senza più incrociare i miei passi o il mio sguardo.

Oggi, dall'alto del viale, cercavo una panchina che non sono riuscito a trovare, come se la mia memoria fosse stata offuscata o confusa o come se quella panchina non fosse mai esistita...ricordo di aver trascorso un lasso di tempo difficilmente calcolabile a nascondere la mia anima fra le righe di un racconto, mentre altri frammenti erano fra le mani di chi esaminava il volume, trovando errori ed imperfezioni.
Faceva freddo, c'era vento, eppure ho continuato a mettere su carta le Nozze del grande maestro, fino al termine della piccola narrazione.
Chissà perché mi è tornato in mente quel pomeriggio...forse perché il clima è tutt'altro che estivo, forse perché oggi il vento soffiava nella stessa direzione..

..o forse chissà, forse ero soltanto nostalgico.

martedì 19 agosto 2014

La bottega degli orrori.

Non sono un pittore.
Un pittore fa dei propri quadri il proprio lavoro. Per me è soltanto un hobby.
Dipingo una sola cosa, sempre la stessa, sempre allo stesso modo, eppure sempre differente.
Ho una bottega dove chi vuole può osservare il mio piccolo passatempo. C'è sempre un solo quadro esposto. E' davvero una piccola bottega, quasi un ripostiglio.
Non vendo nulla, il mio non è un lavoro e nulla di ciò che faccio ha davvero un valore.
Non dico che siano fatti male, anzi: rappresentano perfettamente il soggetto designato. Semplicemente sono qualcosa che nessuno potrebbe volere in casa.

A prima vista, certo, in molti sono stati affascinati dai contorni, dai colori, dalla luce e dalle figure.
Ma dove ci sono contorni, esistono confini;
dove ci sono figure gradevoli, esistono anche dei mostri;
dove ci sono colori, ci sono contrasti;
dove c'è luce, esiste l'ombra.

Nessuno vede mai l'altro lato della medaglia e spesso mi è stato richiesto di comperare il quadro che avessi esposto una volta o l'altra.
Non sono un venditore più di quanto sia un pittore e non potei esimermi ogni volta dal far notare le imperfezioni, i demoni, le zone oscure.
"Non lo compri, non fa per lei."

A volte insistono ed io vendo quello che per me è come un figlio, perché in fin dei conti, di solitudine non si vive.

Chi prima, chi dopo, tutti tornano a reclamare.
Chi reclami i contorni;
Chi reclami il colore che sbiadisce;
Chi reclami le ombre troppo scure;

Tutto ciò che vedono è quanto ho fatto loro notare prima di ceder loro il quadro.

In fondo, un quadro senza contorni, è il mondo intero.
Se i colori rimanessero sempre gli stessi, sarebbe una fotografia.
Un quadro senza le dovute ombre altro non sarebbe che una tela bianca.

E i demoni? Che dire dei demoni?
C'erano anche prima, è ovvio. Se lio ho disegnati è perché il quadro li conteneva.

Ma quando tornano, quale che sia la ragione, altro non è che un altro dei miei figlio che mi ha tradito e deluso.
E va punito.

Una tela simile, non merita certo clemenza.
E squarcio la fibra con l'acciaio e  ne sbiadisco i colori con l'ammoniaca. E zitta, che non provi ad emettere lamenti.

Nel frattempo osservo il mare e le sue onde alte che mi chiamano come un'immensa sirena.
Mi adagio su uno scoglio, con i colori ed una nuova tela su cui lavorare.

"Pendeva il sol sull’ampio mar, pieno di volontà
volea far l’onde luccicar, raggiando in qua e in là.
e ciò benchè la notte ahimè
profonda fosse già."

Chissà che presto una nuova creatura non prenda a vivere nella mia piccola dolce Bottega degli Orrori.

venerdì 15 agosto 2014

E' mattina... davvero?

Dino Fumaretto ha invaso l'aere attorno a me, senza che glielo avessi chiesto.
Evidentemente era necessario che mi creasse una determinata atmosfera.
E che atmosfera ha creato?
Ah...
Non ne ho idea.

Forse un misto di depressione vista dagli occhi della gioia e del divertimento. Una sensazione in contrasto con sé stessa.
Bizzarro, piacevole, agrodolce.

Mentre lui mi urla Tu sei pazza, io ripenso alle persone attorno a me ed alle loro relazioni bizzarre.. Vedo persone legate da tempo, che non vedevo da molto. Li ho visti muoversi, ho ascoltato le loro parole ed ho visto quanto poco la comucazione diretta fra loro corrispondesse a quanto si dicevano con il corpo. Mi hanno messo una tristezza infinita addosso. Sembravano dire direttamente che tutto va bene come sempre, mentre il corpo inconscio si teneva a distanza...

L'ultima volta che ho avuto questa sensazione di un amico, pochi giorni dopo ho saputo che si era lasciato con la ragazza e mi è molto dispiaciuto.

Poi vedo altre persone che "conoscono" altra gente, senza volersi fermare in una relazione. Con una paura immensa di incastrarsi in una relazione stabile. Mi chiedo spesso di cosa abbia paura, poi una voce schietta e cinica mi ricorda quanto si possa soffrire con qualcuno accanto e mi vien da pensare che non sia stata fortunata in tale ambito. Si sa: a scottarsi con l'acqua calda si finisce con il temere l'acqua fredda.

Qualcun altro è alla folle ricerca di una relazione stabile, pur sostenendo l'opposto ed apparentemente fuggendo da chi potrebbe offrire quella stabilità che forse, in effetti, non ricerca ma di cui, io credo, avrebbe estremo bisogno. Spesso queste cose sono tristemente complesse ed in continuo conflitto con loro stesse.

C'è poi chi non ci prova neppure ad aver una vita sociale. Certo, finge non sia così ma ha come un'aura di solitudine che aleggia attorno al corpo, atta a tener lontano chiunque cercasse di avvicinarsi troppo. Quel bisogno di solitudine legato e creato dal terrore stesso di restar da soli.

Vedo la relazione dei titolari, che sembra quasi un rapporto d'affari in cui Amore ha ormai abbandonato ogni speranza ed ha ricercato altri lidi dove approdare.

Tante volte vedo relazioni inutili, tristi, deprimenti. Vedo persone che hanno dei legami così sottili con il mondo da sembrare quasi simolici. Mi pongo tante domande che non sono in grado di formulare a parole.
Penso solo che a volte vorrei non vedere ciuò che questi occhi maledetti sono destinati a vedere, perché tante volte sarebbe così bello vedere delle menzogne, per coprire la triste realtà, in cuoi solo un folle potrebbe voler vivere...

Dino conclude il proprio album sostenendo la propria (discutibile) sanità mentale.
"Non sono pazzo: sono solo invecchiato di colpo."

Solo un caso...?

domenica 10 agosto 2014

Cambiamenti

Oggi ho rivisto, per puro caso, un pezzo de "La sirenetta". Più precisamente la scena che Youtube conosce come "la canzone di Ursula".
Vi ricordate tutti di Ursula, vero?
Larga polipa, strega, il cui slogan è "Io la gioia darò a chi vorrà" esigendo, poi un prezzo esorbitante (e se non lo paghi, sono cazzi ma anche se lo paghi non è male perché lo scambio non ti conveniva comunque).
Ora prendiamo Ariel.
Sirena, bellissima con una voce fantastica dato che è una sirena: la loro dote principale è quella, anche se ci sarebbe una piccola digressione da fare sulla differenza effettiva fra "sirene" (uccelli con la faccia da ragazze) e ninfe del mare (effettivamente quelle che generalmente vengono chiamate "sirene", se pur a sproposito).
Ad ogni modo, tale sirena adolescente, vuole un uomo (come tutte le adolescenti, del resto) e quindi cosa fa? Decide di diventare come lui potrebbe volerla, ovvero con le gambe al posto della coda (Futurama insegnerà un paio di lustri più avanti, che una relazione fra un uomo ed una sirena non può davvero considerari soddisfacente...) e si rivolge da quella che tutti sanno essere la Vanna Marchi dell'oceano (inconsapevole del fatto che miri al trono di papà) perché la renda umana.
Ora, possiamo tralasciare il fatto che Ursula tramuti ariel in un'umana nuda sul fondo dell'oceano e che lei, trainata da un pesce ed un granchio riesca a risalire in superficie, senza soffrire per il cambiamento di pressione, per passare, piuttosto al collegamento mentale che tale scena ha stimolato nella mia testa...
I cambiamenti.
Secoli fa anche io lo credevo e volevo sperimentarlo (cosa che non ho più fatto, purtroppo, ma vabbé) perché mi pareva il metodo più semplice.
Di cosa parlo?
Di cambiamenti, ovviamente (lo dice pur il titolo, no?) e, nello specifico, di cambiare parti di se stessi, con la speranza che questo basti a cambiare se stessi.
Ariel diventerà umana solo nell'aspetto e continuerà ad essere una sirena, dopotutto, in un corpo umano (ah, e senza voce). Se ben ricordo, la versione originale prevede la morte della sirenetta, perché il principe la trova attraente ma sposa un'altra (forse il fatto che una dopnna sia zitta non è davvero una garanzia perché il principe la scelga).
Allo stesso modo, tante persone cercano di cambiare porzioni del proprio corpo, perché così pensano che saranno differenti, migliori.
Badate bene, non a livello estetico e non parlo del genere di cambiamenti che qualcuno attua per sentirsi meglio con il proprio corpo, quello è un argomento a parte totalmente differente: mi riferisco semplicemente a coloro che sperano che il cambiamento del corpo sia il "primo motore immobile" che darà il calcio d'inizio al cambiamento interno per renderli migliori.
Può davvero essere così?
Forse.
Il cervello umano, macchina complessa oltre ogni dire ("se fosse abbastanza semplice perché noi possiamo capirlo, saremmo troppo stupidi per capirlo", citava un vecchio saggio) è a volte soggetto a lasciarsi influenzare ed ingannare (in parte, sa dove lui stesso stia andando a parare) perché questo aiuta a lenire il dolore che avrà probabilmente generato il desiderio di cambiamento interiore.

Cosa voglio dire con tutto questo...?
Trovo che questa sia davvero un'ottima domanda alla quale non avevo pensato fino alla riga precedente.

Suppongo sia l'insegnamento che ho trovato nella Sirenetta, ripensando a mente adulta sulla storia:
Cambiare fisicamente non ti porta a cambiare dentro ed essere come il principe potrebbe volerti, non garantisce che scelga proprio te, in mezzo al mare di persone da cui è circondato (soprattutto se perdi qualcosa, magari ciò che poteva attrarre maggiormente lui verso di te, per ottenere ciò che pensi voglia lui..).

E poi ricordiamo l'assioma fondamentale: il principe azzurro ESISTE, però è gay.

martedì 5 agosto 2014

Ricordi che passano...come un treno che non ritorna.

https://www.youtube.com/watch?v=R7BLrVTouG8

Mi sono imbattuto in questo link.
Si tratta di un musical organizzato per commemorare i successi ed il genio di Mel Brooks, uno fra i registi più dotati che Holliwood abbia mai ospitato, a mio dire.
Non ha nulla da invidiare a qualsiasi altro regista che abbia diretto dei film sui set adiacenti al suo.

Irrispettoso verso chiunque, il suo umorismo ha colpito tutte le categorie possibili: neri, ebrei, italiani, uomini d'affari, monarchi, produttori, registi... Ha fatto su pellicola, ciò che Leo Ortolani avrebbe fatto su carta solo molti anni più tardi: prendere dei grandi successi e smontarli in virtù dell'arte oratoria.

In alcune scene, vedremo il maestro mimare con la bocca le canzoni, come un ricordo spontaneo che lo obbliga a ripetere le parole di ciò che ha creato anni prima.

Io l'ho trovato toccante e penso che lui stesso fosse commosso nel vedere altri che gli rendevano omaggio, nel vedere il suo lavoro che veniva apprezzato, ricordato.
Lui ha visto che il proprio lavoro ha lasciato un segno nella storia, nella memoria e nel cuore di molti.

Credo che, per un artista, questa sia la ricompensa più grande cui si possa aspirare.

Regista, sceneggiatore, attore, compositore, produttore cinematografico, teatrale e televisivo.

Nella miamemoria rimarrà sempre l'artista completo al quale devo molto in termini di tempo speso bene, riso spensierato e sviluppo, in un certo qual modo.
Perché sviluppo?
Merita spendere 2 parole sull'umorismo in questione.

Non è un umorismo totalmente insensato, quello di Brooks, al contrario è "strettamente" sensato: va percepito, assimiliato e compreso. Lui ha giocato con i doppi significati delle parole e ne ha fatto strumento efficace (esempio classico e calzante: "Operation Jam" classica terminologia di offuscamento dei radar, che per lui si risolve in un enorme barattolo di marmellata lanciato contro il radar).
Grazie alle sue battute ho imparato a riflettere (inizialmente più lentamente, poi via via in modo più automatico) sulle parole, sul modo in cui si incastrano fra loro e su come una parola possa cambiare l'intero senso di una frase o possa ricondurre a qualcosa di totalmente differente.

Molte persone (o, almeno, quelle che cercano di parlare con me in modo serio....illusi...) a tratti mi ripetono la stessa frase "Con te bisogna scegliere con attenzione ogni parola" ed è vero, perché tendo a ribaltarne il significato, in virtù delle singole parole e del loro valore.

Io ringrazio la sua filmografia, perché mi ha insegnato questo. Ovviamente non "solo" questo, ma direi che è quanto di più prezioso mi sia passato da quelle pellicole.

I nuovi autori comici (quelli veri, non quelli dei cinepanettoni o dei millemia scarymovie+varianti sul tema) a me non piacciono più di tanto, perché mi portano solo nostalgia di quei vecchi film che mi hanno accomapgnato durante la crescita e che difficilmente potranno venir eguagliati.

venerdì 1 agosto 2014

Quanti anni hai? Quanti me ne dai?

Troppo giovane...
Troppo vecchio...

 Par strano ma è così che mi sembra d'essere.
Mi guardo attorno e vedo migliaia di ragazzini sciamare come un alveare durante un trasloco.
Guardo ancora e vedo le persone serie, i lavoratori, umini e donne che hanno messo su famiglia ed hanno le teste sulle spalle.

Io sto in mezzo.

Son troppo vecchio per vagare come un'oziosa cicala e troppo giovane per volermi adagiare ad una vita di serietà ed obblighi.

Non che ci sia scelta, ovviamente. La mia scelta l'ho già compiuta nel momento in cui ho fatto il fagotto e con il remo ho spinto la mia barca al largo, con la sola compagnia di mio fratello.
Ora viviamo qui, io e lui, con i nostro spazi, i nostri tempi, la nostra vita.

Eppure non posso fare a meno di sentirmi inadatto al mio ruolo.
Forse vorrei ancora ruzzare nel parco o fra le palline colorate, forse vorrei ancora ricevere la paghetta da mamma e papà, mentre spendo le mie giornate sull'ozio, fingendo di studiare per degli esami che non darò mai.
E invece non sono così...
Mi sveglio, mi preparo, se ho tempo vado in palestra, torno a casa, doccia, lavoro, torno a casa, ceno, dormo.
Ricomincia da capo.

Una triste routine che dovrebbe piacermi e che invece mi spaventa.
Una strana routine che mi aspetterei da una persona ben più avanti negli anni, rispetto a me e che pur, in qualche modo, mi si addice.

Forse c'è di sbagliato quest'età che mi sento dentro, questa vecchiaia nascosta, come se avessi il doppio degli anni che la mia carta d'identità afferma.

Sapete, ho fatto un sogno strano, di recente.

Mi sono svegliato 10 anni fa ed ho rivissuto i momenti salienti della mia vita, con la consapevolezza del futuro.
E' stato strano, divertente, splendido, terribile... Ogni cosa e nessuna di esse.
Ogni differente azione, atta a riparare un antico errore, portava a differenti eventi..ed allora io mi son chiesto se questi anni che mi porto in più, come una zavorra non siano frutto di un mio effettivo ripetere questi miei anni, magari senza però la consapevolezza del futuro.
Ogni anno che passa, mi sembra di viverne il doppio...


Sono sempre stato più vecchio dentro ma oggi come oggi mi sembra quasi sia il caso di iniziare a pensare alla cerimonia ed al testamento...