lunedì 22 dicembre 2014

"Se sai che è uno sbaglio e sai che è giusto sbagliare così in questo momento, perché siamo qui a parlarne?"

Vi devo delle scuse, a tutti voi.
Per il mio silenzio in questi spazi e per aver trascurato i vostri. Certo avrete scritto molti capitoli delle vostre vite mentre io ero immerso in questo buco nero al di fuori del tempo e dello spazio.

Sono qui, sono vivo. Biologicamente vivo, ovviamente. La mia fiamma vitale, quella vera, è spenta da un po'. Ogni tanto mi sembra di rivederla ardere ma è solo una mera illusione dettata dall'ultima dea ancora giacente nel vaso di Pandora.
Perché in fondo io ci spero ancora di riuscire a tornare a brillare come la stella che mi sentivo un tempo. Io sento di poter tornare a quello, un giorno.

Certo, se la vita non mi creasse nuovi problemi dietro ogni angolo, sarebbe tutto più semplice.
Potrei raccontarvi tante cose, innumerevoli cose, in effetti, come ad esempio il fatto che ho costruito il mio albero di natale. Ci ho messo un'oretta per costruirlo fisicamente (ed un mese per ottenere i materliali necessari.
Ve ne mando una foto con la luce.

Ed una con il buio (e le lucette)


E' stato un lavoro interessante ma ne è valsa la pena ed il risultato è a suo modo edificante. Non avevo mai fatto l'albero in casa mia, fino ad ora, ma devo dire che mi fa sentire ancora di più a casa.

Per il resto sto ancora raccogliendo i pezzi. Dia del puzzle, che sto ricostruendo tassell odopo tassello, che del mio mondo, che si ricorstruisce ogni tassello che riesco a posizionare. E' un po' un modo per somatizzare tutto, come dover reinventare me stesso, dover ricominciare da capo, dopo aver camminato su un sentiero per un periodo. Ora sono di nuovo fermo con molti dubbi sulla direzione da prendere.

Già, perché ora ho una direzione da prendere e devo scegliere se imboccare questa strada irtta di difficoltà e di follia, come entrare in un paese delle meraviglie dove ogni cosa potrebbe essere l'esatto opposto di una meraviglia ed ogni respiro potrebbe essere fatto della stessa materia di cui sono fatti gli incubi.
Ogni pensiero razionale (mio e non) mi dice di fuggire. Non c'è NULLA che mi dica di avanzare in questa direzione.

Nulla..?

No, qualcosa c'è.

Una voce o forse due.

Una è la voce in fondo al sentiero che chiama in una trappola, come le sirene che cantano ad Odysseo. So essere una trappola ma al tempo stesso in qualche modo sembro esserne ammaliato.
L'altra è l'inconfondibile voce di mio fratello, che mi ha sempre indirizzato verso la cosa più giusta per se stesso e raramente verso quella giusta per me.
Ci penso.
Se io fossi lui, questa sarebbe certamente la strada corretta ma io sono io e per me è forse meglio restar dove mi trovo, piuttosto che arrischiarmi su sentieri oscuri e tortuosi.

A volte ho pensato non esistano scelte giuste o scelte sbagliate eppure qui mi sembra di trovarmi di fronte non solo alla palese dimostrazione che mi sbagliavo, ma anche alla paradossale volontà di compiere la scelta sbagliata, nella convinzione assurda che sia giusto sbagliare.

"Se sai che è uno sbaglio e sai che è giusto sbagliare così in questo momento, perché siamo qui a parlarne?"

Questo mi è stato chiesto dopo che cercavo di capire cosa volessi davvero, cosa che non so ancora e che scoprirò solo quando orma la mia scelta sarà già stata fatta.

Lavorativamente parlando, siamo entrati nel periodo natalizio, ciò significa che, dal 6 di dicembre al 24, i titolari "esigono" che addosso a noi siano ben visibili almeno 5 oggetti che richiamino al Natale.

Ora, fino all'anno scorso erano 3 e ci poteva stare: il cappello, la cravatta a tema una spilla e si era tranquilli.

Ma 5 oggetti? Dobbiamo forse addobbarci come fossimo dei maledetti alberelli?
Io ho deciso di sì.

E direi che è tutto, circa.
Cioé, no. Non è tutto. Però lo è per ora. Ora forse cercherò anche di leggere le vostre vite e vedere come voi stiate.
Mi mancate, lo sapete? Mi manca leggere  commentare i vostri pensieri.

Un saluto a tutti.

mercoledì 3 dicembre 2014

Bicchiere mezzo pieno...o mezzo vuoto...

Non so cosa sia successo, non con precisione.
So che l'ultimo mese è..confuso, per lo più.

Le mie giornate sono vuote, prive di scopo e di significato. Non ricordo l'ultima notte in cui io abbia dormito senza svegliarmi a metà una o più volte.

Non so cosa ci sia attorno a me e se questa vita abbia un significato oppure no.
Non so chi ci sia attorno a me e so che chi mi chiede fiducia non ne merita: gielo leggo negli occhi.

Sono nervoso, impulsivo, irritabile ed irritato.

Non ho mai smesso di offrirmi al vino ma ora mi ritrovo a berne per rilassare in nervi, come non ricordo capitasse da molto tempo. Funziona? A tratti sì. Per un paio d'ore i nervi sono distesi e rilassati, poi torno a sentire la tensione nelle mie corde, come un cappio che stringe attorno ad ogni mio nervo.

Due dita di grappa e tutto svanisce, come per incanto.

Ma quanto durerà? Quanto passerà, prima che non bastino più due dita e serva la bottiglia intera?

Guardo il bicchiere rimasto: l'ultimo della bottiglia. E' pieno solo per metà e so che non dovrei berne altro. Dovrei dormire qualche ora, sperando che Morfeo voglia esser clemente con me e lasciarmi nell'oblio.

Chissà cos'è quel vuoto che riempie il bicchiere là dove non c'è del vino.
Presto quel vuoto riempirà l'intero bicchiere, perché intendo svuotare il vetro e filare a nanna.

Buonanotte a tutti...

Ad ognuno i propri pensieri...

...ed il bicchiere non è più mezzo pieno...

sabato 29 novembre 2014

...solitudine...

Quando ti ha chiesto se hai un amico che c'è sempre, qualcuno che ti conosce alla perfezione, che sa tutto di te ed al quale ti confidi ogni volta che vuoi parlare di qualcosa, perché hai risposto di no? 

Cos'altro avrei dovuto rispondere?

Beh, ci sono io, non credi?

Tu non sei mio amico: sei il fratello etereo che prende forma attraverso le mie parole in un mondo intangibile. Affermare di avere te come amico fidato sarebbe stata una dimostrazione di fiducia immensa che non provo ancora verso quella persona.

E ti fidi più di me?

Mi fido solo di te, lo sai: non mi fido nemmeno di me stesso (soprattutto di me stesso)

Anche se io "sono" te stesso?

Tu nonsei realmente me stesso: tu sei un'estensione di me stesso interna a me. Come una partizione nell'HD di un computer. 

Dovresti trovare qualcuno di cui fidarti un giorno, fratellino: lo dico per il tuo bene.

Oggi è stata una giornata strana. Vorrei parlarne ma mi riesce difficile trovare le parole adatte per descriverla, senza parlarne in modo diretto. Direi che è stata una giornata all'insegna della solitudine. Non sono stato solo e questa è una cosa strana. Al contempo sono stato solo, però. Eravamo soli assieme. E' stato strano incontrare persone in cui io mi riesca a rispecchiare ed in cui io ritrovi la stessa solitudine che conosco anche troppo bene. Siamo molto distanti ma c'è qualcosa, come un legame.
Forse è il saper cosa si provi ad esser soli che mi spinge a provar una forma di empatia verso di loro. Aprirsi è sempre difficile e lo diventa ancora di più se dall'altra parte ci sia un muro o un'anima non predisposta ad accogliere ciò che possiamo offrire. 


Star con loro mi ha dato un misto di serenità e tristezza. Serenità per aver trovato qualcuno con cui condividere qualcosa. 

Tristezza per aver visto del dolore sepolto che non è ancora venuto fuori ma sta consumando il legno come le braci di un fuoco ormai spento. 

Chissà, fratellino: forse hai trovato ciò che ti manca ma stai anttento che quelle braci non consumino anche te.

Pensi davvero che ci sia ancora qualcosa da consumare?

C'è sempre qualcosa da consumare o da bruciare.

mercoledì 26 novembre 2014

Ore tarde... Vento verso Est - Nordest

Sento il vento fra i capelli.
Li smuove come fosse il soffio vitale di qualche divinità arcana.
Mi sento come morto ed in fase di rinascita, così come ogni cosa attorno a me sembra suggerirmi.

Freak Antoni mi accompagna in questo post con le sue parole del tutto inappropriate ma sempre interessanti.

"Ti frugo nel frigo...chissà quante cose interessanti: verdura, frutta, cuori infranti."

Oggi tante persone mi hanno istigato a vivere, a scavare dentro di me (come se non lo facessi continuamente), ad essere felice.
Dovrei smetterla di autopunirmi moralmente.

Tutte parole cosi semplici da pronunciare e così vane, come un'onda solitaria sulla scogliera. Però tutte assieme riescono ad erodere in parte la pietra.
Ho aperto gli occhi ed ho detto che forse si può vivere. Forse si può continuare a camminare lungo il sentiero che le divintà hanno predisposto.
Il mio sentiero è stravagante: sembra sia fatto per una persona sola eppure di tanto in tanto qualcuno cerca di percorrere con me un tratto di strada. Solo un tratto. Poi riprendo a marciare in solitudine ed in fondo sento che è quello il mio ruolo. Solo su un sentiero desolato a camminare finché ci sia terra sotto i miei piedi e non viceversa.

Certo, "Qualcuno" potrebbe dire "ma non sei obbligato a camminare da solo. Poso camminare accanto a te, se lo vuoi. Io sono qui, ti sono vicina." eppure ora, dopo un mio risveglio razionale non posso fare a meno di ricordare che proprio quel qualcuno aveva detto "Spero che vi lasciate presto e che ritorni da me". Non mi chiedo se io sbagli: ricordo distintamente queste parole.
Non che ciò abbia importanza o influenzi in qualche modo la mia decisione a tale riguardo: io sono sempre dell'idea che questo sentiero porterà da qualche parte, prima o poi e che devo semplicemente continuare a percorrerlo fino alla fine e scoprire quanto è profonda la tana del Bianconiglio.

Forse sto delirando, ma il buon Freak non mi aiuta, cambiando le sue note ed iniziando a cantare "La mia vita è nella fretta, la mia strada si è ristretta... La mia casa è una cantina, la mia vita è in officina...".

Forse dovrei a tutti voi delle scuse, per aver trascurato voi, i vostri blog, i vostri pensieri e questo mio spazio emotivo. Purtroppo nelle ultime settimane sono successe......tante cose... O forse solo poche, ma di una forza tale da rendermi incerto sulle mie gambe.  Non starò a tediarvi con tali eventi, più che altro perché non credo di essere in grado di parlare dell'accaduto nemmeno con me stesso del tutto.

Fra le varie cose, l'ultimo segnale è di poche ore fa.
Ho ripreso un vecchio puzzle, che avevo quasi finito. Volevo spostarlo sul tavolo, per riprenderlo e finirlo. Nello spostamento è caduto.
La caduta non è un trauma. Il disassemblamento di tutto il lavoro fatto, invece, sì.

Ho raccolto tutti i pezzi, li ho posati sul tavolo ed ho ripristinato la cornice.
Bizzarro a dirsi, dopo aver bestemmiato tutte le divinità conosciute, ho sorriso: ora si può cominciare a ricostruire. Per chieder perdono agli dei avrò tempo...quando il puzzle sarà completo.

martedì 18 novembre 2014

Voci nella pioggia.

Mentre il diluvio scende sulla città, sento una voce perdersi nel nulla.
Chiede ripetutamente "come stai?" a qualcuno che non sembra voler rispondere.

Apro gli occhi e mi rendo conto di sentire il cuore battere allo stesso ritmo della pioggia battente.

Le labbra si muovono ancora: ero io a parlare.

A chi stessi ponendo tale domanda, non so dirlo, così come, se fosse rivolta a me, non saprei rispondere.
Era lunedì fino a poco fa e cerco un modo di idstrarre la mente. Con il consueto ritardo, espongo un nuovo capitolo domenicale della listography.

The Life In A Year


Siamo al capitolo numero 10: quali paesi ho visitato in questa vita?

Questa lista verrà divisa in due parti.

PARTE PRIMA (e arriva anche prima)

Quando ero piccolino i miei mi hanno portato afare un paio di viaggi ma ben pochi, in effetti. Abbiamo visto la Tunisia e Creta, di certo. Ricordo di esser stato a Londra e di aver visitato alcune città e paesi della nostra penisola.
Di sfuggita ho visto Istanbul, Dubrovnik e Katakolon (ero in nave e potevo scendere anche a Smirne ma non mi sapeva di niente).
Città del Vaticano conta come paese, mi dicono.
Beh, certamente ho visto qualche cittadella dell'Austria (tra cui Vienna), della Slovenia e della Croazia.
Penso di aver anche visitato parte della Slovacchia.

Ho visto altro? Non credo, non ricordo. Non ho mai amato tropo viaggiare per "vedere i posti".

D'altro canto, questo non era forse un post diviso in due sezioni?

PARTE SECONDA

Una volta Lovecraft, spedì un suo racconto ambientato a Parigi ad uno dei suoi corrispondenti. Questi ne rimase talmente impressionato e rimase talmente affascinato dal modo in cui lo scrittore avesse catturato su carta l'atmosfera dei vicoli parigini, che gli chiese se avesse visitato la città.
Lovecraft rispose "Certo che l'ho visitata. Con Poe, in sogno".

Cosa voglio dire con questo?
Che se fisicamente ho visitato le terre descritte poco sopra, attraverso i libri ho visitato terre reali e non, mondi fisici ed onirici.
Si può dire, insomma, che io abbia vagato attraverso questo mondo ed attraverso alcuni degli altri.

venerdì 14 novembre 2014

Un piccolo segreto

Ancora non lo sa nessuno, perché è appena successo.
Qui posso raccontarlo e so che sarà un segreto che rimarrà tale e che potrò svelare di giorno in giorno a chi vedrò di persona ed a chi noterà che non sono come l'ultima volta che ci siamo visti.

In realtà la capacità di osservazione delle persone rasenta il ridicolo, c'è da dire, mentre quella d'ascolto è a dir poco imbarazzante.

Ad ogni modo, oggi sarei voluto andare in palestra ma non ci sono andato. Potrei andarci ora, ma fra 3 ore ho una bicchierata con i colleghi e non mi sembra il caso. Al limite ci vado appena finisco questo post o forse ci vado domani, vedremo: rimandare è sempre una buona opzione.

Passeggiavo nel rione attorno a casa mia senza uno scopo preciso e stavo anzi tornando a casa. Guardo l'ora: era mezzogiorno. Mi volto verso la vetrata e vedo che è aperta ancora mezz'ora.

Entro, chiacchiero 2 minuti con la proprietaria, esco.

Mentre torno a casa, nella mia testa risuona una cantilena folle che mi ripete "Lo hai fatto: lo hai fatto davvero. Le hai davvero chiesto un appuntamento. Sai cosa significa? Sai cosa vuol dire?"
L'appuntamento è alle 17. (era alle 17, ormai) ed ero tentato di non andarci. Volevo restare a casa al sicuro al riparo sotto la copertina rubata a Linus, che mi tiene caldo.
Mancano 5 minuti scendo.

Davanti al negozio mi fermo.
Faccio un respiro profondo, sentendomi una "donnetta frivola", per voler usare una citazione che mi è rimasta impressa.

Entro nuovamente.
Saluto, mi accomodo.

Ora sono le 18, quindi non è durato molto e chi non mi conosce non sa cosa significhi davvero questo per me, ma uscire da quella porta con 30cm di capelli in meno fa sempre un effetto strano, come se fossi più leggero, come un albero che si libera delle foglie malate, pur sapendo che ne sentirà la mancanza, quando tutto sarà finito.

Erano quasi 2 anni che non andavo da una parrucchiera...cavoli...

martedì 11 novembre 2014

Scomparso...

Appaio e scompaio, come la luce di una lampada strobo in una discoteca.
Vorrei dire che non dipende da me e che la vita mi opprime di impegni ma credo che, se davvero lo volessi, scriverei un po' più spesso. Questa domenica è saltata anche la listrography, ma sono "giusificato": era il mio compleanno. Credo uno dei peggiori che io abbia trascorso. Questo lo dico a mente fredda, ovviamente: a caldo mi son sentito bene.

Considerazioni:

- Tante persone che avrei voluto vedere quella sera non sono venute, chi per una ragione, chi per l'altra. Chi per motivazioni giustificabili, chi tanto per...

- Su fb sono FIOTTATE le notifiche di "tanti auguri" ma solo perché quest'anno non ho messo invisibile la data ed ho permesso a fb di annunciare il mio compleanno. L'anno scorso ricordo bene che mi fecero gli auguri forse 7 persone, più i parenti. Quest'anno 80 e più ipocriti si sono "ricordati" di farmi gli auguri. Quanta nausea.

- Ho invitato una persona che non ero certo di voler vedere alla mia festa, gli ho fornito giorno, ora e luogo. Non ha trovato il luogo (non aveva l'indirizzo e cercare su internet qualcosa che non sia un porto, per lui è eresia). Morale: si è arrabbiato a morte, minacciando di picchiarmi (nel senso stretto del termine). Pensiero collettivo "Come hai fatto a liberarti di lui?" (pochi lo reputano davvero simpatico).

- La festa non era davvero "mia", nel senso che mi sono aggregato alla festa di compleanno di un'altra ragazza, approfittando di avere una decina di amici in comune. Alla festa c'erano praticamente solo gli amici suoi e quelli in comune con me. Di coloro che avevo invitato io s'è vista l'ombra solo a festa terminata. Un bene? Un male? Chissà. So solo che non l'ho sentita "mia" come festa.

- Quasi tutti mi hanno portato dei doni che non mi sarei mai aspettato e che sono stati molto graditi. Nessuna grande rivelazione ma tante piccole cose che fanno capire quando qualcuno prende un regalo pensando a te e quando invece lo prende tanto per.

Facciamo un piccolo elenco dei regali più significativi? Dai...

Un cervello. Mi mancava davvero: ho sempre sognato di averne uno.

Un paio di occhiali con il peluches rosa sugli orli (non fate domande, davvero).
Un berretto-Kiwi (davvero Kiwi)
Una sciarpa-Kiwi (abbinato al berretto)
2 cravatte natalizie con musichetta incorporata (ho rimpianto di avere una sola testa)
Un "nontarrabbiare" formato gigante (nel senso che le pedine sono grandi come un bicchiere ed il dado è grande come un pugno)
Dei guantini-marionette (carinissimi).
Howard (il papero, sì.)
Mezza bottiglia di rum (l'altra mezza dicono sia evaporata con il caldo...)
2 ritratti della mia augusta persona (con ritratte due differenti prerogative della mia personalità).
Un caschetto nuovo per la bici (con luce e telo antipioggia incorporato per non bagnarmi la testa).

Tutti regali estremamente low cost ma ognuno con una propria logica e con un pensiero dietro. Ognuno di essi era "fatto per me" e farlo per qualcun altro sarebbe stato differente e quel poco che i regali non dicevano lo hanno detto i biglietti di auguri allegati che sono stati speciali, come rare volte ho visto.

Il periodo è orribile, distruttivo ed ho lasciato tutte le emozioni chiuse in un cassetto per non farmi divorare da esse, ma prima o poi troveranno la chiave per uscire e qualcosa esploderà. Tutti se ne accorgeranno. Io per primo ma non potrò farci nulla.
Buon viso a cattivo gioco: questo bisogna fare finché non si abbiano di fronte degli occhi e delle orecchie capaci di comprendere più di quanto non venga loro detto.

Forse il regalo più bello l'ho ricevuto nel sonno. Un ricordo di una vita passata è venuto a prendermi e mi ha portato nel suo porticato inglese a bere il the con i biscotti. Certo, è stato solo un viaggio sul palco di Morfeo ma mi ha offerto ciò che con questi occhi non posso vedere: il ricordo di chi mi aspetta alla fine di questa vita.
Aspettami, se puoi, sulle sponde del fiume, prima che il Nocchiero mi porti con sé, portami via nei verdi pascoli dove sorge la tua casa e dove il cielo non ha mai nuvole a coprire la Somma Luce.

Dopo quel giorno su questa terra non mi vedranno più. Sarò ciò che sono già ora...

...scomparso...

venerdì 7 novembre 2014

Tu non rispondi perché è come se non ci fossi, sotto quel falso corpo di carne e sangue.

Una volta, credo di aver detto che questi miei post erano frutto della prima frase.
Una frase mi aleggiava nella testa, la scrivevo e poi tutto il resto seguiva, come i topi inseguono il suono del flauto.

Beh, oggi non è così.

Oggi avevo voglia di scrivere, perché sento di star trascurando questi spazi virtuali alla stessa maniera in cui sto trascurando quelli materiali.
Capita, a volte o spesso, che io mi annulli.

Mio fratello, a tale proposito, mi parlò della vita delle stelle... Di come brillino, riscaldino, crescano, fino a raggiungere un punto tale che esplodono o muoiono.

Mi disse che ero una strana stella.

Passa la mia vita a risplendere fino ad un punto in cui esplodo di una luce che gli occhi non possono sopportare oppure arrivo a smettere di brillare del tutto, fino a diventare un buco nero che inizia a risucchiare tutta quella luce espulsa fuori fino a poco prima, partendo da me stesso.

Secondo lui sono una strana stella, perché dopo esser esploso o dopo essermi annullato, riprendo a brillare alla stessa maniera di prima.

Però tu lo sai, fratello mio, a cosa porta degenerare così di volta in volta? Porta a non poter tenere nessuno accanto a sé perché quando torni a brillare il paesaggio potrebbe essere diverso e chi c'era prima non è detto ci sarà ancora.

La tua è sempre stata una vita di solitudine, fratello mio, fin dagli albori del mondo, ma perché vuoi per me lo stesso destino? Perché vuoi essere solo con me in questo mondo che non può comprendere o accetare come funzioni questo cuore malato ed irregolare?

Sai fratello mio, domenica è il mio compleanno, te lo ricordi? Ma certo, come potresti dimenticartene.
So che non mi hai preso niente ancora. Tu aspetti sempre l'ultimo minuto.
Allora senti, vuoi farmi un regalo?

...fammi smettere di brillare e lascia che io sia solo un sasso nell'universo, senza vita né scopo, se non vagare attratto dall'atmosfera dei pianeti più grandi e senza la forza o la volontà di contrastarné la gravità. Lascia che io entri nell'atmosfera di questo o di quel pianeta e che mi sfracelli al suolo senza frenare.

Lascia che io smetta di esistere e che il mondo si dimentichi di me, fratello mio...

...lascia che il mondo mi perda.

Fai un regalo a me...
Fai un regalo al mondo...

martedì 4 novembre 2014

...pubblicità...

Come di consueto, anche negli ultimi giorni ho trascurato queste lande e, come logica conseguenza, ho accumulato qualcosa come 4 post che dovrei elaborare, scrivere e pubblicare.
Essendo oggi lunedì (quasi martedì, in effetti) e non avendo pubblicato nulla ieri, oggi toca alla Listografia della domencia (in ritardo).

The Life In A Year


 Numero 9: Your biggest pet peeves: ovvero quelle piccole cosine da nulla che non si sa per quale motivo ti fanno saltare i nervi più del dovuto.

Oguna di queste potrebbe venir messa al primo posto, ovviamente, perché non c'è un modo sensato di ordinarle.

- Chi non saluta. Odio in modo mortale chi entra in locale e non saluta. Non dico che debba salutare per primo, dico solo che potrebbero rispondere al saluto, quando vengono salutati.

- Chi guida senza saperlo fare. Quando ho imparato a guidare, mio zio mi ha detto "la cosa più importante, quando si guida, è stare attenti alle cazzate che fanno gli altri". A suo tempo pareva un consiglio stupido, oggi so che è verità.

- I sandali con i calzini.

- L'incapacità eccelsa di determinati genitori nell'educare i propri figli.

- Un milione di altre cose che ora non starò ad elencarvi, perché non finirei più, ho altro cui pensare e forse dovrei dormire almeno un paio d'ore, prima di riprendere a lavorare...

Un saluto a tutti... Avete visto? Lo sapevo che avrei finito con lo sforare al martedì.

giovedì 30 ottobre 2014

Motore ad improbabilità infinita.

Oggi (o ieri ormai) è un giorno particolare.
Sabato 25 c'era il concerto del Divo, ma era fuori città ed io, munito solo di biciclo a motore umano, non potevo andarci e non conoscevo nessuno che ci andasse.

MA.

Esiste un "MA", l'avevate notato?

Ma questa mattina, verso l'alba, noto un post sul faccialibbro. Il post di una canzone del Divo. Diceva di averla postata perché era adatta al nonfunzionamento del pc e per l'ccasione del concerto cui andava.
Quindi, come non approfittarne?

Scrivogli 10 messaggi per 10 differenti vie, per assicurarmi che lo riceva.
Nessuna risposta.
Passano le ore, mi risponde verso le 15 ed io sono a lavoro oramai e mi ero rassegnato all'idea di non andarci.
Invece la risposta giunge ed è positiva: alle 20 vengono a recuperarmi fuori da lavoro. Faccio in modo di finire di lavorare per tempo ed alle 20.05 siamo in viaggio. Destinazione: Pordenone.

Arriviamo "tardi" secondo quanto scrivevano sul programma ma è tutto chiuso. Lasciano il pubblico al gelo fino alle 22 circa (ora in cui doveva cominciare il concerto) dopo di che si aprono le porte e la fila inizia a riversarsi all'interno.
La sala è grande e l'acustica è buona. Potrebbe ospitare forse 500 persone ma se ne contano meno di 200.
Alle 23 le luci calano, i musicisti escono dalle quinte, le ballerine si mettono in posizione ed escono i protagonisti: Romina ed il Divo.
Salutano il pubblico, sono entusiasti di cominciare e la prima canzone è una di quelle che hanno fatto assieme. Poi continuano alternando canzoni del Divo (al centro del palco) a canzoni di entrambi ad ancora canzoni solo di Romina in cui lui si mette in un angolo per lasciare a Lei la scena ed il palco: per dire al pubblico che questa è una creazione suadi lei e che lui non centra. Il divo si limita a fare da seconda voce quando serve e lascia gli applausi a Romina, durante quei momenti.
L'ho trovata una cosa molto bella, soprattutto perché granparte del pubblico (anche se per lo più maschile) era lì per vedere il Casto Divo, non Romina Falconi, che lo accompagna nel tour.

Un'ora e mezza di concerto con brevissime intro fra una canzone e l'altra, tanto per preparare il pubblico al pezzo successivo. Il pubblico risponde esattamente come deve rispondere: ride ed applaude durante i pezzi goliardici, rimane in reverenziale silenzio durante quelli seri. Applaude.
Applaude sempre.

A fine concerto concede un rapidissimo bis, va a nascondersi dietro le quinde e la musica torna da discobar.
I fan aspettano in sala, attorno al banchetto dove vendono i gadget.

Escono i musicisti con una birra in mano. Tranquilli, blandi, sciolti. Sanno che nessuno li caga di striscio e così avviene.

Escono le ballerine che invece subiscono una differente sorte. Ogni 3 persone del pubblico, una chiede loro una foto (noi compresi, sia chiaro).

Esce Romina Falconi, accompagnata da una guardia della sicurezza. E' tranquilla e non teme che la folla la aggredisca ma un po' di cautela non fa mai male.
Riceve degli applausi ma nessuno la ferma (temendo l'armadio).

Esce il Divo e tutti lo salutano con un applauso mentre si dirige tranquillo al banchetto. Facciamo la fila pazienti, aspettando il nostro turno. Nel mentre mi dedico a 2 attività da me adorate:
1) il Photobombing: l'arte di inserirsi non richiesti nelle foto altrui al pensiero di "chissà quando guarderanno le foto e si chiederanno chi sia questo imbecille"
2) Osservare le persone. Tante persone cercano di parlare con lui, di scambiarci due battute, gli dicono "ti ricordi di me? al concerto a Forlinpopoli!". Lui sorride ma non si ricorda e lo ammette. Dopo una mezzoretta di fila lo guardo e lo vedo stanco, spossato. Come se l'entusiasmo di salutare i fan, fare autografi e foto si stesse spegnendo. Magari stanchezza, magari era tardi ed era tutto il giorno in viaggio, lavoro, eccetera. Magari c'era troppa poca gente ed il suo entusiasmo si era smorzato drasticamente.

Molti magari che però lasciano spazio solo al pensiero che un grande artista si vede anche nel rapporto che ha con il pubblico sotto il palco. Capaci tutti di fare il concerto sul palco ma non tutti ammettono un contatto con le persone dopo.

Alla fine riusciamo a fare una foto con il Casto Divo e con Romina Falconi (trofeso numero uno) e a farci firmare dal Divo i "gadget" (non è davvero un gadget di per sé ma è il trofeo numero 2) facendoli dedicare "a Kiwi" (che sarei io nella vita reale e questa dedica è il trofeo numero 3).

Lungo la strada del ritorno dormo profondamente fino alla bicicletta e nel sonno mi chiedo quanto debba essere dura essere una star di fronte agli ammiratori e quanto possa essere psicologicamente distruttiva l'idea di dover essere sempre al pieno delle capacità e sempre perfetto agli occhi del pubblico.

Una di quelle vite che non penso vorrei mai.
Una di quelle vite che, sulle lunghe distanze, ti uccide giorno dopo giorno.

lunedì 27 ottobre 2014

Il Bianconiglio corre davanti a me: deve essere un indizio...

Sono in ritardo, lo sapevamo...
Son svariati giorni che voglio aggiornare il blog (e non mi mancano gli argomenti) ma non trovo mai il tempo o la forza di sedermi al pc per esternare i miei pensieri.
Tuttavia, ieri era domenica, quindi era il giorno listography.
A che numero eravamo arrivati?

The Life In A Year


Suppongo fosse il numero 8: cosa faresti se vincessi alla lotteria.

Domanda interessante cui non sono certo di rispondere con sincerità. Quando si vince alla lotteria, bisognerebbe spendere il proprio denaro per realizzare un sogno nel cassetto. Ebbene come può realizzare un sogno chi di sogni non ne ha?

Probabilmente organizzerei il denaro ricevuto per assicurarmi la tranquillità nel futuro ed utilizzerei quanto resta per farmi un viaggio "impegnativo".
Che altro farei? Probabilmente nulla di speciale ma farei tutte le cose normali con molta più calma e tranquillità.

Ammetto che tornare a scrivere con un post così povero è una cosa riprovevole ma di più non ero riuscito a fare.
Mi riprometto di riprendere in mano la tastiera al più presto...

Un saluto un po' freddo in questi giorni di gelo e Bora (e dire che il sole splende alto).

martedì 21 ottobre 2014

Idee che tolgono il sonno.

Tanto tanto tempo fa, degli amici mi avevano parlato di un "cartone animato" chiamato "Salad Fingers". Più che un cartone, è una serie di 10 brevi scene che hanno come protagonista questo elemento dotato di dita estremamente sensibili.
Oggi mi sono deciso ed ho guardato tutte e 10 le scene. Terminata la sequenza, avrei voluto non aver mai cominciato.

Perché?

Perché è...disturbato e disturbante. Le musiche, i tratti, le animazioni, ogni cosa di questo cartone ha qualcosa di sbagliato. Forse tutto è sbagliato in questo cartone.
Ad un certo punto, son voluto andare sulla cara Wikipedia per vedere se ne prlassero e cosa ne dicessero. Quanto ho letto non mi ha rassicurato molto ma almeno so che l'atmosfera e la sensazione di "sbagliato" erano volute dall'artista.

Cosa fa questo protagonista nelle sue scene?
Non ve lo posso dire. Davvero non ci sono parole per descrivere il susseguirsi delle azioni che questa...creatura...compie.
E non solo quello. Cioé, fosse solo una questione di azioni, forse non sarebbe davvero un problema. Però egli si comporta con una flemma e con una calma surreali, come se fosse in un perenne viaggio mentale da cui non riesca ad uscire.
Sembra vivere in mezzo al nulla eppure appaiono dei personaggi secondari che lo accompagnano per brevi tratti apparendo e scomparendo nel nulla.

Io non so a cosa pensasse l'artista mentre creava quest'opera ma certamente è un capolavoro di inquietudine ed angoscia. Lo consiglio e lo sconsiglio a tutti al tempo stesso.

Da un lato mi ha inquietato, da un altro mi ha fatto provare una sensazione di familiarità, come se mi dicesse che non sono l'unico ad essere pazzo in questo mondo ma che esistono altre menti e che in ognuna di esse c'è qualcosa di malato e nascosto fra una piega e l'altra del cervello: dove lo sguardo superficiale non riesce a guardare.

lunedì 20 ottobre 2014

7: massima misurazione di ogni cosa.

The Life In A Year


 Come di consueto è arrivata la domenica e dopo ua giornata distruttiva/lavorativa, siamo pronti a scrivere il settimo capitolo delle liste.
Numer 7: insegnati preferiti.

Direi semplice semplice.

Maestra Rosy: alla scuola materna era adorabile. Come un folletto eterno (l'ho rivista a distanza di 20 anni: è perfettamente identica).

Maestra Franca: alle elementari era la maestra che tutti preferivano. Insegnava materie per lo più umanistiche ed è stata lei ad insegnarmi l'amore per i libri (in qualche modo).

Prof Dario: Alle medie ho imparato qualcosa che alle elementari sospettavo, ovvero che ero portato per le materie scientifiche e per la matemantica. Lui mi ha fatto amare tutto il mondo legato ai numeri.

Prof.ssa Lucia: storia e filosofia non sono mai state matierie così interessanti come quando era lei a spiegarle. Ho amato gli appunti che prendevo durante le sue ore(nonostante pensassi che alcuni dei personaggi di cui andava spiegandoci fossero degli emeriti imbecilli..).

Prof. Franco: mi fa quasi impressione ricordare come si chiami di nome, dato che l'ho sempre chiamato per cognome. Isnegnava matematica nella sua forma più pura e semplice: dalle basi ed era compito nostro capire dove dovessimo arrivare e come. Chi capiva, andava avanti, gli altri morivano. Semplice selezioe naturale. Io non sono andato avanti ma la forma mentis che ha cercato di imprimerci è rimasta radicata nella mia testa ed ho capito una cosa fondamentale: guardare ogni problema da più di un punto di vista, tenendo in considerazione tutti gli elementi. Vale nella matematica, vale nella vita.

Essendomi fermato alle superiori, direi che sono giustificato che ho pochi insegnanti cui mi sono affezionato in modo particolare ;-)

Detto questo, quasi in orario, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo post :-)

giovedì 16 ottobre 2014

Arte selvaggia

In questo post, racconterò una piccola parte del mio giovedì passato.
Giovedì, prima dell'alba (molto prima dell'alba) mi sono recato in stazione per prendere un treno che mi avrebbe portato a Firenze. Tecnicamente, in effetti, il treno arrivava a Venezia e da lì la coincidenza sarebbe arrivata a Firenze. Più preciso ancora sarebbe dire che il treno arrivava a Roma ma che io mi sarei fermato a Firenze.
Detto questo, non vi racconterò della mia gita a Firenze, poiché di una gita non si è trattata: soltanto di una passeggiata in giornata, un fare amicizia con la città. Quindi non ve ne parlerò.
Vi parlerò, invece, di una parte del mio viaggio.
Ero stanco, estremamente stanco, causa orari bizzarri dovuti a lavoro e partenza ma dovevo restare vigile, per non perder i cambi a Venezia ed a Firenze. Più o meno ce l'abbiamo fatta (nel senso che ho dormito ma con una sveglia alla mano).
Ma se ho dormito, di cosa vorrò mai parlarvi? 
Arrivato a Bologna, mi son destato: ancora una fermata e sarei arrivato a Firenze.
Proprio a Bologna è salita una strana ragazza, con un aspetto che tradiva fretta, ansia ed un pizzico di follia.
Con un unico movimento, si sedette accanto a me, si tolse lo zaino Estpack che teneva in spalla, appoggiandolo alle ginocchia contro al tavolino e si tolse il giubbotto appoggiandolo sulle gambe.
Sempre di fretta aprì lo zaino estraendone un quaderno.
Sul momento pensai "Sarà una scrittrice? Dovrà solo fare i compiti? Magari in realtà è solo un libro e si mette a leggere?" ma un secondo dopo mi trovai risposta.
Il quaderno aveva solo pagine bianche (quelle libere) alternate da pagine invase da disegni (schizzi, in verità).
Prese una penna che era attaccata alla maniglietta superiore dello zaino ed iniziò a tirar giù linee su linee con una frenesia che sembrava sfociare nel fanatismo.
Iniziava uno schizzo, lo lasciava si spostava, ne iniziava un altro, cambiava pagina, ne iniziava un terzo, poi riprendeva il primo, cambiava pagina, ne iniziava un quarto, girava il quaderno da una parte, poi dall'altra.
Sembrava come se un demone possedesse la sua mente e la obbligasse a disegnare in modo ossessivo compulsivo. Di sfuggita buttai un occhio, per capire cosa disegnasse: erano visi, persone, caricature, forse. Eppure quelle persone sembrava di averle viste da qualche parte. Le guardai meglio e mi si illuminò la lampadina (che spensi subito, perché si sa: consumano): stava ritraendo i passeggeri del treno. Uno dopo l'altro, tutti quelli che entravano nel suo campo visivo finivano direttamente sulla carta. A ripensarci a mente fredda, ripenso alla "macchina fotografica" che "Duefiori" (personaggio del Mondodisco di Terry Pratchett) portò nel suo viaggio. Si trattava di una scatola di legno con un pulsante. Premendo il pulsante, usciva fuori l'immagine che la macchina stava puntando. Carta impressionabile alla luce? No: piccolo demone pittore nascosto nella scatola. La stessa cosa mi sembra di averla rivista su quel treno anche se in effetti ci trovavamo tutti nella stessa scatola e lei stava ritraendo tutti i nostri compagni di quel breve viaggio. Se abbia ritratto anche me, non so dirlo, non mi è balzato all'occhio ma non penso lo abbia fatto, perché il suo sguardo vagava davanti a se, non a lato, dove stavo io.
Ripenso al modo in cui vedo le cose ed al modo in cui il mio cervello le analizza e trovo alcune similitudini: come se la sua testa analizzasse all'istante tutto ciò che vedevano i suoi occhi e fosse costretta a ritrarre tutto senza poterlo fare contemporaneamente, limitata dal lento corpo umano e dalle noiose leggi della fisica. La sua unica scelta era correre e far volare la sua penna sulla carta, catturando quanti più particolari le balzassero all'occhio.
Quasi provavo pietà per lei, quando il suo cellulare squillava e lei, con alcune imprecazioni di natura a me ignota, rispondeva intimandogli di stare zitto, dal momento che aveva le mani impegnate in cose più importanti, piuttosto che rispondere ad un futile messaggio.
Ricordo ancora la fretta con cui fece uscire dallo zaino il suo set da disegno: un rotolo di matite, penne e pennini il cui ordine era noto solo a lei che con mano ferma e sicura prese quella che più si addicesse ai suoi scopi.
Giunti a Firenze, entrambi ci siamo alzati e lei è corsa via, di fretta, probabilmente in ritardo o con l'ansia di raggiungere qualcuno o qualcosa che il proprio quaderno bramasse di aver ritratto su una pagina che le avrebbe dedicato interamente.

Ecco, quella ragazza mi sembrava fosse l'emblema dell'arte nel senso antico del termine, quando l'artista veniva ispirato dalle muse e non poteva far altro che riprodurre le linee, i suoni e le parole che loro volevano suggerire. Visto così, ricorda un uomo incontrato in un fumetto.
Quell'uomo era Richard Madoc, scrittore con un blocco che gli impediva di terminare (se non addirittura di iniziare il proprio romanzo).
Da un collega ricevette un dono che gli permise di terminare la propria opera e di iniziarne altre, con grande successo. Tale dono era la musa della scrittura, sua prigioniera e schiava.
Il fumetto in questione era Sandman ed aveva Morfeo, appunto, come protagonista. Morfeo era stato amante di tale musa ed in quanto tale, andò da Richard per pretendere fosse liberata. Ovviamente l'uomo rifiutò. Come cedere la fonte del proprio lavoro, del proprio guadagno? Le storie venivano da lei.
Il signore dei sogni, quindi riempì la mente umana dello scrittore con un numero di storie superiore a quante lui potesse davvero contenerne, facendogli arrivare vicino a perdere il senno, finché si arrese e liberò la musa.

La ragazza dava la stessa impressione: condannata a vedere più cose di quante una mente umana possa analizzare e contenere, costretta a replicarle su carta alla maggior velocità possibile, sperando di riuscire a star dietro alle nuove figure, destinate ad apparirle in ogni secondo...

A volte la nostra mente viaggia ad una velocità tale che noi stessi, con la nostra razionalità, fatichiamo o rinunciamo del tutto a starle dietro.

lunedì 13 ottobre 2014

Non capisco se sia il tempo a far schifo o se il sole non sia ancora sorto...

The Life In A Year


In questo lunedì mattina (che faremo finta essere domenica) proseguo nella pubblicazione della sesta lista

Listography number 6: your past jobs... (i miei lavori passati).

Vorrei dire "sarò breve" ma sarebbe una vile menzogna...

- Call center: come una grande fetta della popolazione, sono stato alcuni anni all'inferno, sentendo squillare telefoni, con delle cuffiette fisse a ripetere ad ogni persona le stesse cose dette alla precedente. Che fossero vendite, appuntamenti, reclami, sondaggi, indagini non aveva importanza: la soa categoria che sembra mancarmi sono le telefonate hot, ma i titolari non volevano (dico "i titolari" perché di call center ne ho girati almeno 5).

- Locandinaggio: tutti son bravi a portare volantini e distribuirli in giro (ed è una grande rottura di scatole) ma quanti portano locandine? Io certamente sì: per conto di una società di teatro, ho girato ogni bar, negozio, cabina telefonica, ufficio, portando delle locandine da appendere sulle vetrate. Kilometri e kilometri a piedi...

- Teatro: ebbene sì, ho lavorato anche in teatro. Vuoi sul palco, vuoi come tecnico luci, vuoi come custode del magazzino di attrezzatura elettronica. Può venir considerato un bel lavoro ma è meglio che rimanga solo un hobby (che comunque non avrei il tempo di portare avanti)

- "Operaio": metto sotto questa voce 2 esperienze lavorative ben distinte. La prima come apprendista elettricista (durato molto poco) l'altra in un cantiere navale. Sulla prima non ho nulla da dire, dato che è durato davvero poco. Il secondo, durato più o meno 2 mesi, sarebbe potuto essere un lavoro continuativo, se non mi fossi rotto un braccio il giorno prima che mi rinnovassero il contratto...

- Pizzeria: ho mai studiato per lavorare in pizzeria? No. Ho mai studiato per pizzaiolo? Assolutamente no, eppure ero lì: nella cucina di una pizzeria a stender pasta di pizza, condire ed infornare. Detta così, sembra davvero ciò che non è. Pur non essendo pizzaGNU o simili, avevo una pressa per stendere la pasta (comodo così, eh?) ed il forno elettrico dove infilar le pizze ed uscivano (in teoria) cotte (doppiamente comodo). Sarebbe potuto essere un lavoro interessante, se il titolare si fosse preso la briga di pagarmi ogni tanto...

- Bar: Non è davvero un lavoro passato, anzi, è piuttosto attuale ma dato che ci lavoro  da 5 anni, posso considerarlo anche passato. Cameriere/banconiere/tuttofare, sono membro dello staff estivo ed invernale di una gelateria/caffetteria/stuzzicheria/pralinerai/quelchevuoia-ia-ia-oh. Insomma, un lavoro che tende a mandarmi ai matti (non che ci voglia molto) ma che devo fare (e che offre qualche rara piccola soddisfazione)


Non credo di aver dimenticato nulla in questa lista e anche se fosse voi non potreste saperlo, quindi va bene così. Come sempre è un piacere ritrovarsi qui, a scrivere un post differente dal solito, con una linea guida più delineata dalle altre, sempre più simili alla tela di un ragno impazzito.

Vi saluto e vi omaggio... Buona giornata (e prendete l'ombrello, vedi mai che venga a piovere)

giovedì 9 ottobre 2014

Una vita a colori: le tonalità che l'occhio umano non vede.

Qualche giorno fa ero ad una festa di compleanno a tema.
Il tema scelto era il circo.
Sorvoliamo sul fatto che, solo a posteriori ho capito di aver sbagliato il mio costume e che avrei potuto sfruttare meglio questa festa per dare di più.
Ogni cosa nella sala era addobbata come se ci trovassimo in una grande femiglia circense. Stuzzichini, la torta con i trapezisti (non disegnati: costruiti sopra) i cocktail personalizzati con nomi circensi, la zingare che ti legge le carte in un angolo, le bestie feroci nelle gabbie (gabbie di legno, bestie di pezza), vari clown e maghi che pasteggiavano e brindavano in allegria, un incantatore di serpenti (serpente sempre di pezza), l'uomo più forte del mondo, con un bilancere e dei pesi più grandi di me.
Tanta gente tutta allegra e tutta sparsa a chiaccheirare, a ballare, a guardare altri che si esibivano.

Poi, il silenzio.
Sulla scena, inizia il proprio spettacolo una figura solitaria in bianco e nero: un mimo.
Era uno dei partecipanti alla festa vestito da mimo, ovviamente, ma aveva preparato un paio di numeri per il pubblico giubilio.
Giocoliere, ginnasta, intrattenitore muto che sol oascolta il silenzio alternato agli applausi.
Dopo un paio di numeri allegri, lo vediamo su una sedia, fermo, in mezzo al palco. Guarda l'orologio che non porta al polso. Aspetta qualcuno, sfoglia una rivista, sospira, si alza dalla sedia e si esibisce in un paio di capriole e volteggi, torna a sedersi.
Ripete la sequenza un paio di volte come un innamorato che aspetta l'arrivo di colei che brama ma che non sembra arrivare mai, nonostante il desiderio di vederla cresca in ogni istante e lui lo esprima con volteggi e capriole di difficoltà sempre crescente.
Mette tristezza vedere quest'attesa non ripagata e prolungata.
Ad un certo punto si alza.
Si guarda intorno.
Inizia ad andarsene, rassegnato, gesticolando come se non ne valesse la pena, come se avesse sprecato il proprio tempo, stando lì per qualcuno che non verrà mai.
Arriva alla tenda che lo condurrà del tutto fuori scena, ponendo un termine allo spettacolo e si gira un'ultima volta, come ad assicurarsi che non sia apparsa, mentre se ne stava andando, poi se ne va e la festa riprende normalmente.

Mi ha lasciato un piccolo vuoto quella scena, una lieve ansia.
Perché l'ha solo aspettata?
Perché non è andato a cercarla?
Magari lei era su un'altra panchina ad aspettare lui.
Dopo aver atteso così a lungo, perché rinunciare?
Vladimir ed Estragone pure non hanno rinunciato, non vi pare? Loro erano rimasti ad attendere fino al calar del sole, per poi riprendere il giorno successivo.

Non so.
Io sono una persona che tende ad aspettare, certo, forse anche a bramare, ovviamente, ma nel fratempo vivo la mia vita, come se ciò che aspetto non dovessse arrivare mai. Si sa che le cose che vogliamo arrivano solo quando smettiamo di volerle intensamente (se non lottiamo per averle).

Credo si possa scegliere fra 2 opzioni:
1) Lotti per ciò che vuoi
2) Tieni il tuo desiderio in secondo piano, aspettando si realizzi autonomamente prima o poi.

Non ci si può dannare per qualcosa che non accade (anche perché non si sta facendo nulla per far sì che accada).

Mi chiedo come sia il mondo visto attraverso gli occhi di un mimo.
Mura che noi non riusciamo ad immaginare, corde appese a isole nel cielo su cui non siamo invitati, un intero universo di oggetti che la gamma di colori che il nostro occhio percepisce non riesce a rendere visibile. E se quello che vede esiste, lo vede davvero con gli occhi o con gli occhi della mente?
Forse riconosce il nostro mondo dall'altro attraverso i differenti colori. Chissà quali colori hanno le cose attraverso il suo sguardo, chissà se ha davvero colori o se sia tutto in bianco e nero e lui si tinga di quei colori per ricordare a tutti ed a se stesso che appartiene a quel mondo e non al nostro e che se lo vediamo è soltanto un nostro errore, un frutto della nostra immaginazione.

Chissà se un giorno potremo tutti scegliere di prendere una piccola imbarcazione, scender lungo la riva e prendere il largo nel mare dei nostri pensieri, senza più doverci preoccupare di quello che definiamo "mondo reale" ma che di reale ha soltanto la finzione che ogni persona porta sul viso, come una tetra maschera di convenienza.

lunedì 6 ottobre 2014

Dicono che domenica 5 avrei dovuto scrivere la 5° edizione delle listografie... e vabbé, inizio con un ritardo di 2 ore...

The Life In A Year


Quinta puntata: le mie paure. O meglio, le mie più grandi paure.
Che posso dire...? Io non ho terror di vermi, né di serpenti, né di germi, ma i rotondi pachidermi mi fan rabbrividir...

1) Il buio.
Sembra stupido ma ho paura del buio e di ciò che nel buio si possa nascondere. Tremo all'idea di aprire gli occhi nel cuore della notte e di trovare un viso davanti al mio.

2) Gli specchi.
Da un certo punto di vista (puramente vanesio) io adoro gli specchi ma tutti i film dell'orrore insegnano che, quando ci si gira a guardare uno specchio, appare una figura minacciosa accanto alla propria.

3)  Le scale.
Non parlo delle scale da lavoro, bensì delle scale che si trovano nelle case a due piani. Ricordo un vecchio vecchissimo film (sarà di vent'anni fa) in cui un bimbo torna a casa dalla madre che lo credeva morto. Lui effettivamente era morto e quell oera un demone venuto per ucciderla (o torturarla o farle tante altre belle cose, non so). In una scena, c'è un lampo e lui appare sulla cima delle scale con volto demoniaco.
Non credo ci sia altro da spiegare.

4) Ingrassare.
Negli ultimi mesi sto mettendo su qualche kilo e la cosa mi spaventa molto (ok, questa è un po' una cazzata)

5) Far soffrire.
La statistica ha provato senza dubbio che, fra le varie capacità intrinseche della mia persona, c'è anche la capacità di far soffrire chi mi stia attorno o mi sia vicino. Tanto spesso di allontanare tutti ma non si può vivere sotto una teca di cristallo.


Ci sono poche altre cose di cui io abbia paura e sono tutte paure secondarie, che cerco di superare ogni volta che mi capita di trovarmi nella situazione di doverle affrontare. In genere ho successo in ciò.
Ci rivediamo al prossimo post, un saluto a tutti.

sabato 4 ottobre 2014

Windows open air.

Vivo fra casa e lavoro, con poche e vaghe eccezioni, ma mi va bene così. Fuori trovo raramente cose tanto interessanti che io non riesca a trovare anche qui, lì e lungo la strada.
Tuttavia, a volte, c'è bisogno di prendere un po' d'aria, di cambiare modo di respirare, di cambiare finestra da cui guardare il mondo.
Nelle ultime sere, sto sperimentando un nuovo sistema operativo: Windows open air, appunto.
Si tratta di mettere in stand by il pc, aprire la porta-finestra della camera, mettersi in poggiolo ed aspettare.
Uso sedermi con la schiena contro la ringhiera, nella notte. Addosso ho solo una T-shirt ed i pantaloni della tuta. Sento freddo e metto una coperta a terra. Il cielo è scuro, è notte. Il vento fresco mi accarezza il corpo, mi rinfresca, mi mantiene giovane.
Qualche gatto o qualche uccello vaga fra i cespugli, mentre i gabbiani sorvolano i tetti, incuranti della notte. Ormai sono diventati notturni: non gli interessa che ora sia. Ed a me interessa? Credo sia l'1 o giù di lì. Vedo le stelle nel cielo, nonostante l'illuminazione cittadina. Del resto il poggiolo è messo nella corte interna, dove non ci sono lampioni. Non vedo il terreno sotto di me ma so che c'è, due piani più in basso. Qualche auto passa, lasciando solo una scia di foglie mosse e smog.
Qualche piano più in basso, da qualche camera, una coppia sta amoreggiando rumorosamente. Chissà se è davvero una coppia poi, o se lui o lei hanno aspettato che il compagno o la compagna fosse a lavoro per far entrare l'amante. Dalle grida si direbbe davvero l'amante, in effetti, oppure una coppia formata da poco, data la passione che ci mettono. Mi chiedo se i vicini riescano a dormire con questo concerto a due voci.
Il vento continua a rinfrescarmi ed a portarmi i profumi del giardino poco distante.

Non facesse quasi freddo, potrei addormentarmi qui, per risvegliarmi con il primo sole del mattino e l'aria fresca dell'alba.

Ma forse un bel letto caldo con il piumino è meglio...

giovedì 2 ottobre 2014

Umore in altalena, uno specchio rotto...

Dicono che essere di buon umore sia la decisione più coraggiosa che si possa prendere al mattino, quando ci si svegli.
Coraggiosa? Non penso sia coraggiosa, onestamente. Certo, corri il rischio che il sorriso si trasformi in una smorfia di tristezza e nervosismo, ma iniziare la giornata con il buon umore significa aver la forza di volontà di dire che vuoi credere che la giornata possa andare bene.
Non possiamo controllare il corso degli eventi, né prevedere cosa ci riservi il destino. Forse è un peccato, forse è una fortuna, perché in fondo nulla potrebbe davvero prepararci al nostro stesso futuro e nulla potrebbe cambiarlo, altrimenti non potremmo vederlo.
E se vedendolo potessimo cambiarlo, dunque vorrebbe dire che non era realmente il futuro quello che avevamo visto.
Sembra un cane che si morde la coda, non è vero?

Fino a un anno fa, uscivo da casa con il sorriso, andavo a lavorare, trasmettevo un sorriso a chiunque mi fosse accanto e ne offrivo a chiunque incontrassi.
Col passare del tempo, il sorriso se n'è andato e non so farlo tornare. Certo, concentrandomi riesco a sorridere, ma si è persa la spontaneità con la quale gioivo di ogni cosa attorno a me.
Oggi ogni sorriso è uno sforzo.

Un sorriso non si dovrebbe scegliere: dovrebbe nascere da dentro e frizzare come un vulcano in eruzione.

Gli dei lo sanno quanto mi manchi sorridere eppure non so che fare per ricominciare a farlo.

domenica 28 settembre 2014

Non è sempre domenica ma oggi sì

Provo a rimettere un po' d'ordine cronologico nelle cose, rimettendo la listografia settimanale alla domenica, come d'origine.

The Life In A Year


 Quindi parte la lista numero 4: gruppi musicali preferiti.
Come nella precedente kista, metterò tutto alla rinfusa, come in un enorme pentolone (il cui risultato, a conti fatti, sono io).

- Cristina D'Avena non è forse un "gruppo musicale" ma è certamente la prima cantante che mi venga in mente... parlando di congiuntivo del verbo venire, non posso che proseguire con i
- Vengaboys, gruppo che ha avuto il proprio periodo. Sebbene tale periodo sia terminato, penso che chiunque abbia una certa età, ricordi distintamente le parole "Boom boom boom boom, i want you in my room..."
- Immanuel Casto, perché non si può davvero non amare il Casto Divo.
- Skiantos, un altro gruppo ormai morto (letteralmente, il cantante è morto a febbraio) ma che ha segnato fortemente la mia crescita.
- David Bowie, su cui non ho nulla da aggiungere, al di fuori del nome.
- Brian Setzer, che ha "remixato" con la sua orchestra tante  e tante canzoni meravigliose.
- Gli Atroci, perché bisogna ricordare sempre di non prendersi troppo sul serio.
- Gogol Bordello, perché sì.
- Motorhead, perché è stato il primissimo concerto cui io abbia partecipato, sebbene ancora poco più che un feto in grembo a mia madre.
- Erasure, scoperti "per caso" con un gioco in flash (Robot unicorn attack) in cui la loro canzone "Always" viene messa in loop finché non muori...
- Dschinghis Khan, se non li conoscete, andate ad ascoltarli sul tubo.
- CCCP, un altro gruppo storico.
- Schrott nach 8, perché "zuppa romana" rimane una delle hit del momento: di qualsiasi momento.

Qualcuno una volta mi ha definito una persona "poliedrica" perché mi piacciono molte cose totalmente differenti l'una con l'altra. Il fatto in sé è vero: apprezzo cose perfettamente opposte in momenti non necessariamente differenti ma questo fa davvero di me una persona poliedrica? Non sarò soltanto una persona senza un vero gusto deciso che prende quello che viene, così come viene?

Chi può dirlo...?

Nell'attesa di trovare il tempo per scrivere qualcosa di differente da una listografia, vi saluto e vado a prepararmi il pranzo, che ho fame :3

venerdì 26 settembre 2014

Se ci tieni troverai un modo, se non ci tieni troverai una scusa (numero 3)

The Life In A Year


Siamo giunti al 3 capitolo (postato in estremo ritardo) della mia listografia settimanale. Tecnicamente ho iniziato una domenica. Già la seconda settimana ho sgarrato, pubblicando di lunedì...stavolta, poi, sto pubblicando di giovedì (quasi in anticipo sulla prossima).
Ma sono scusato....
O comunque....

Oh ti prego, non ucciderci! Ti prego, ti prego, non ucciderci! Lo sai che ti amo baby, non ti volevo lasciare! Non è stata colpa mia! Non ti ho tradito, dico sul serio! Ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi, la tintoria non mia aveva portato il tait, c'era il funerale di mia madre, era crollata la casa, c'è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavallette, NON E' STATA COLPA MIA!

Ma bando alle scuse e passiamo al terzo capitolo delle liste settimanali.

Lista numero 3: film preferiti.
Non so esattamente quanti io debba metterne, giacché ogni film mi ha lasciato qualcosa di unico dentro. Proverò ad elencarne un paio, senza perdermi troppo.

Labyrinth: ad oggi rimane il mio film preferito, senza riserve.
La Storia Infinita: film d'infanzia che mi era sempre piaciuto, ha assunto un valore tutto nuovo, da quando ho letto il libro.
Sin City: un fumetto reso a film con la poesia che solo un fumetto può offrire e le animazioni di cui solo il grande schermo dispone.
300: come Sin City, la poesia resa film.
Mr. Nobody: film che parla delle sliding doors e ne abbatte il significato.
Iron Sky: trash e nazisti nel futuro. Serve davvero aggiungere altro?
L'armata delle tenebre: film principe del trash, non credo servano presentazioni per questo capolavoro. Serve solo un po' di zucchero, baby.
La bottega dei suicidi: la Francia ci regala un capolavoro ambientato in una società che reputa illegale il suicidio in pubblica piazza. Macabro come pochi film d'animazione sanno essere.
Ralph spaccatutto: amo ed odio questo film perché uscito poco dopo che avevo realizzato un racconto breve basato sul protagonista che si rifiuta di seguire la trama del racconto che lo scrittore vorrebbe per lui. Inutile dire che Ralph si ribelli alla stessa maniera.
Magic Mike: Quando ho visto questo film erano le 4 del mattino ed avrei iniziato a lavorare alle 6. Arrivato sul posto di lavoro, ho riferito al mio titolare "Sai, stanotte ho visto un film che mi ha fatto capire di aver sbagliato tutto nella vita." Non ho approfondito, che forse era meglio.
Megamind: Da citare solo perché "sì, sei cattivo, ma non sarai mai un super cattivo!" - "e che differenza c'è?" - "L'ENTRATA IN SCENA!!"
Moonrise Kingdom: l'ho visto in lingua originale per puro caso e me ne sono innamorato.
Flash Gordon: i Queen alla colonna sonora per un grande classico, tratto da un fumetto storico.
Commando: penso di dover citare almeno uno fra i film dell'ex governatore della California, dal momento che, quando ero bambino, è stato l'attore che ho più seguito. Testi sempre accativanti e poi lui è sempre lui.
Interstate 60: perché quando ho visto questo film ho capito che esiste un mondo dove mi potrei sentire a casa.
Hysteria: un film semplicemente eccezionale sia per la tematica sia per il modo in cui è stata resa.
Trainspotting: crudo, vero, tristemente divertente.
Qualsiasi film di Hayao Miyazaki: un artista che non merita un solo film in questa lista ma li merita tutti (con la possibile eccezione di Ponyo, che non mi ha entusiasmato)

Come avrete intuito, potrei proseguire in eterno o poco via e così è, dal momento che amo i film (non tutti ma una buona parte). Non voglio e non posso annoiarvi però e mi fermo qui, dopo aver citato ancora l'ultimo di questa lista che non potrei mai esimermi dal nominare:

Guida galattica per autostippisti: certo, non bello come i libri ma un film spettacolare per chiunque sia abbastanza folle da riuscire a seguirlo.

Spero di non avervi annoiato e di rivedervi presto su queste lande desolate, dove, grazie agli dei (ed all'Acegas) la luce arriva e mi è permesso vedere ciò che gli artisti della pellicole sanno realizzare con la magia che solo loro conoscono.

martedì 23 settembre 2014

Al di fuori del tempo e dello spazio...

Lo so: sono scomparso, come un ramoscello fra le rapide di cui non si riesca più a seguire il tragitto. Nell'ultima settimana sono rimasto rapito dagli eventi nella vita da questa parte dello schermo.
Facciamo un riepilogo...
Abbiamo lavorato, di questo siamo certi. Come sempre abbiamo lavorato molto, purtroppo. In genere son feliuce di lavorare, perché lavorare vuol dire che sono in grado di provvedere alle mie necessità. In questa settimana è stata ospite di queste mie mura la mia Regina ed avrei voluto trascorrere più tempo in sua compagnia (o, effettivamente, aver più tempo da offrirle in questa landa straniera così lontana da quella che è la sua terra natia).
Per logica conseguenza, ho scelto di "trascurare" questi luoghi, ripromettendomi di rientrarvi armato di spolverino e lucidatrice per riprendere la pubblicazione dei miei deliri.
Di questi giorni posso ricordare con interesse la sera di oggi in cui una cameriera mi ha scambiato per una ragazza (e sarebbe voluta sprofondare quando le ho fatto notare il contrario, così la prossima volta mi guarda in faccia e nota la barba almeno), il "viaggio" con il tram (ora funzionante) per mostrare alla mia dama la cità vista dall'altipiano, con conseguente passeggiata lungo la "Strada Vicentina".
Venerdì sera c'è stato il "Frico-toga-party": una serata a casa mia in cui 15 persone hanno pasteggiato con libagioni di frico, sorseggiato birra&vito ed indossando una toga (scatta il contest: di che colore era la mia toga? e di che colore sarebbe stata la vostra?).
Ma ora credo di esser di nuovo qui, tornato alla routine divisa fra lavoro e pc con vaghe note di anarchia incontrollata.

Di questa settimana trascorsa principalmente fra lavoro e morosa, devo dire che ò'unica cosa di cui ho davvero sentito la mancanza è stato questo spazio nero, dove poter delirare liberamente, senza freni, né barriere.
Questo spazio dove ogni cosa è come deve essere e nulla è come gli altri vogliono che sia.

lunedì 15 settembre 2014

Nambero CIU

The Life In A Year


Strano a dirsi, postiamo in modo quasi corretto la successiva puntata di lista (della spesa).
Mi dicono che il tema sia "Pet's you've had and their names", ovvero animali che ho avuto ed i loro nomi... Andrò con ordine (credo, spero).

Attila: un nome un programma, questa è stata la prima gatta di casa. Nata prima di me e prima di me membro della famiglia ha subito tutte le angherie che un bambino potesse volerle fare (ovvero nessuna: era furma e si nascondeva dove non sapevo trovarla). Sto parlando di lei al femminile perché nonostante il nome, si trattava di una gentil pulzella. Il nome le era stato dato a seguito di ciò che l'esperto veterinario aveva stabilito "E' un bel maschietto!". Mi sono avvicinato a lei solo nel suo ultimo anno. Abbiamo dovuto portarla a sopprimere un lunedì mattina. Teoricamente sarei dovuto essere a scuola. Non ricordo perché non ci sono andato ed ho accompagnato la mamma dal veterinario. Una dei giorni più tristi che io ricordi.
Lilly: altro nome, altro programma rispettato. Piccola maltese strabica che la mamma ha accettato in dono da una famiglia che "non riusciva più a tenerla" (stranamente ad inizio estate). Non ha mai dato grandi segni d'intelligenza (ed invecchiando garantisco non è migliorata nemmeno un po'). Attualmente quasi 14enne, vive con la mamma affidandosi ormai solo al fiuto (che non è questa meraviglia) dato che gli altri sensi sono decisamente in prepensionamento.
Cuccioli: Non ricordo tutti i nomi ma sta di fatto che alla Lilly qui sopra è stata fatta fare una cucciolata con un altro maltese (Charlie, sì: come l'unicorno. Non conoscete Charlie the unicorn? Accendete youtube e mi ringrazierete). Risultato: 4 cuccioli. due femminucce e due maschietti (adottati prima che potessero nascere).
Cuccioli 2.0: questa storia merita un'introduzione particolare. Ero giovane. Più giovane di adesso, diciamo. Per la prima estate, facevo le vacanze separate dai genitori. Loro andavano dai loro amici mentre io sarei andato al campeggio con la morosa. La prima morosa. Insomma, la mamma era MOLTO in ansia e si è MOLTO raccomandata...al punto che, come "regalo" per il viaggio mi ha consegnato un preservativo (tutta imbarazata). Non vi racconto com'è andato il campeggi operché non merita resoconti. Merita invece raccontare che, quando son tornato, mia madre mi guarda con sguardo misto fra il rassegnato e l'imbarazzato e mi dice "A Lilly dovevo darlo: è scappata con un randagio."
Seconda cuccioalta, altri 4 cuccioli: 2 maschi e due femminucce (precisa la ragazza, non c'è che dire).
Nef: altro esempio in cui il veterinario era convinto di aver fra le mani una gatta femmina, così mio padre decisa di darle nome "Nef". Sul momento mi disse "Così può essere Nefertari o Nefertiti: metti che abbiano sbagliato di nuovo..". Seguono 10 minuti di spegazione in cui cerco di fargli capire che Nefertari e Nefertiti erano due donne, al contrario di Nef, che è risultato essere un maschio. Di Nef non so nulla da quando è stato operato, poiché pochi giorni dopo esser stato castrato, ha deciso di seguire il richiamo della foresta e di dileguarsi (dico io: potevi farlo prima, che almeno avevi "una marcia in più???).
Trinity è stato il nome scelto per il gatto sucessivo. Fenotipicamente identicO a Nef, genericamente anche. Io mi chiedo se sia DAVVERO così difficile stabilire il sesso di un gatto, se è il tuo lavoro. Sorvoliamo. Trinity, ovviamente prende il nome dall'eroina di Matrix, quindi si aspettavano saltasse in giro per la casa. Invece è riuscito a storcersi una zampa cadendo dalla finestra (e siamo a piano terra).
Erika: piccola cavia che mia cognata ha lasciato in affido a me&morosa del tempo. L'ho conquistata nel modo più semplice del mondo: offrendole da mangiare. Quando mi è morta in braccio (vecchia ormai) è stato un momento terribile.
Jareth: Maschietto preso perché facesse compagnia ad Erika, prende il nome dal celebre Re dei Goblin (uno splendido David Bowie). Ad oggi, con i suoi 7 anni, continua a zampottare per casa di mia allora morosa, attualmente ex
Cavia 2.0 : Per un breve (brevissimo) periodo avevamo preso un'altra cavia perché facesse compagnia a Jareth. Me ne vergogno motlo ma a distanza di anni non riesco a ricordarne il nome.
Tama-chan: Prende il nome dalla tartaruga volante di Love Hina, è la mia piccola tartaruga d'acqua (di cui vi ho certamente già parlato e di cui "qualcuno" non sopporta il suono che fa la pompetta durante la notte :p )

Credo sia tutto, non ci sono stati altri animaletti in casa, io credo, se non si vuol contare Gray, una simaptica cornacchia che non è stata capace di volare ed ha continuato a zampottare nel giardino per alcuni anni (un po' più di "alcuni" va)...

That's all folks, con le liste ci vediamo la settimana prossima, fino ad allora, continueranno i deliri nati sulle sponde di questo grande e tetro fiume che è la vita.

...enjoy...

venerdì 12 settembre 2014

Polpette di melanzane al forno: un titolo che vi dice quanto mi piace rotolare.

Patalice, probabilmente in preda ai fumi dell'alcool, mi ha nominato (ma io non voglio uscire dalla casa, anche perché è l'1 di notte e fa freddo) per assegnarmi un premio che non credo di meritare affatto. Non per "falsa modestia" (o vera che sia) bensì perché un premio denominato "Very inspiring blogger" andrebbe assegnato a chi ispiri davvero qualcosa e, come io stesso ho detto, il mio blog non ispira neppure me stesso, il più delle volte.

Ma tant'è, siamo qui, a fare il discorso come Miss Italia che ha come desiderio nel cuore la pace nel mondo.



Passo quindi, come tutti gli altri vincitori e vincitrici, ad elencare le regole di questo gioco (o catena di Andromeda/Sant'Antonio, che dir si voglia).


1. Ringraziare colei/colui che mi ha nominato:
Quindi Grazie Patalice, anche se è un premio immeritato.
2. Elencare le regole e visualizzare il premio: Regola formalmente inutile, dal momento che è quanto sto facendo.
3. Condividere 7 fatti su di te (lo faccio in più in basso)
4. Nominare altri 15 blog e lasciare un commento per fargli sapere che sono stati nominati
(so neanche se seguo altri 15 blog...)

5. Mostrare il logo del premio sul tuo blog e seguire il/la blogger che ti ha nominato:
 Direi che per entrambe le cose non corro pericoli di dimenticarmene.

Ora... 7 fatti su di me... A trovarne 7 fatti su di me che non siano già presenti su questo blog: scrivo praticamente solo di me stesso... Ok ok: ci provo, non mi picchiare...

1) Sebbene sembri che io trascorra millenni in questa stanza buia ed imbottita (Franco si è dimenticato di me) in realtà ho un lavoro: faccio il cameriere/banconiere/bubez(termine tecnico) in un bar-gelateria.

2) Sebbene io passi gra parte della mia vita davanti ad uno schermo, non capisco un mezzo accidenti della scatola nera che mi fa aria sulle gambe (se non che in inverno è una piacevole stufetta)

3) Ho una relazione a distanza con una blogger che si definisce "sana di mente quanto me" (e questo la dice lunga)

4) Amo il cosplay in sé come pratica ma non ho mai avuto il tempo per applicarmici, ahimé, quindi le poche volte che mi capita, creo dei costumi molto approssimativi (e ciò mi provoca vergogna, se accostato a chi lo fa in modo serio)

5) Ho imparato prima ad usare DOS che a leggere e scrivere (so che sembra insensato, ma imparavo a memoria quali tasti premere, pur non ricordandone il significato).

5) Da bambino ho recitato in "Medea" con il teatro Piccolo di Milano. Non avevo alcuna battuta, perché ero solo un bambino ma ricordavo a memoria la parte di chi stava sul palco con me. (ormai è tutto dimenticato, ovviamente)

6)  Amo mangiare. Tanto. (ma essendo in perenne movimento fra lavoro e bicicletta, tendo a non ingrassare :-P ) 

7) Credo in ciò che non vedo e mi affido quasi unicamente alle sensazioni per prendere le decisioni. A volte faccio le scelte sbagliate, altre faccio le scelte giuste. Nessuno è perfetto ed io sono più imperfetto di molti altri.

Fatto lo sforzo di trovare 7 fatti su di me (che in realtà non importano a nessuno) ho voluto metterne uno in più per vedere chi se ne accorgesse (ci sono due punti 5). 
Fatto ciò posso iniziare a taggare le nomiation all'Oscar (Lady Oscar) come blogger ispiranti (ed espiranti). 
Non ne taggherò 15, perché alcuni di quelli che taggherei sono già stati taggati e non mi sembra utile taggarli nuovamente (li nominerò a fondo pagina, tanto perché sappiano che li seguo e mi piacciono i loro blog.)

1) Moz o'clock, che è in perenne attività ed è sempre interessante da leggere.
2) Regina Falangi, il cui blog seguo da quando è nato e l'ho visto crescere.
3) Nella Crosiglia, sul cui blog trovo sempre nuovi spunti per accrescere la mia (scarsa) cultura musicale.
4) Lungidame, sove trovo scene di vita vissuta ed è sempre un piacere leggere fra le righe delle vite altrui.
5) Funny Angela, che fa sempre dei disegni carini da accompagnare ai propri post.
6) Io e Alice, che non aggiorna da millenni ed è scoparisciuta
7) Eva, nel cui blog trovo sempre qualche post..interessante.
8) il Bradipo, che non ho mai commentato ma che tengo sempre d'occhio per trovare qualche nuovo film da guardare.
9) Squilibrato, perché leggerti è sempre impegnativo e piacevole al tempo stesso.
10) Persefone, dove si trova di tutto un po'...
11) Phibiiii, che ha un modo di scrivere tutto suo e mi ricorda tanto la sorellina minore di Morfeo, degli Eterni, piena di colori che cambiano a piacimento e prendono forme strane. (non so quante I ci andassero, io ne ho messe un po' a buffo)
12) Ludo, che era sparita per le vacanze e credo abbia fatto ritorno.

Seguono altre persone che seguo anche se so esser già state nominate (e ci mancherebbe altro che non siano state nominate, perbacco).

13) Euridice, sempre incisiva, sempre profonda, lasci sempre un po' di te nel lettore che passi a trovarti.
14) La Folle, un po' perché è Folle, un po' perché nei suoi viaggi ti perdi e vorresti non arrivare a fine post, per non dover tornare.
15)  Mariella, che ho seguito solo da un paio di post ma direi che continuare è la scelta più giusta.


Credo di aver fatto tutto.. ah no, devo anche mettere i link sui nomi... Aspetta eh, che qua si parla di tecnologia moderna ed io so a malapena ordinare una pizza con il cellulare. 

Ecco fatto, ora c'è tutto, vero? Spe' che ricontrollo.... .... ... .... .... Ah, magari metto un titolo a questo post, che dite?
Sì, ma che titolo ci mettiamo? 

Accetterei suggerimenti se non dovessi scriverlo prima di pubblicarlo (potrei anche fare l'opposto, in effetti, ma sarebbe disordinato).

Dai, dato che oggi ho cucinato polpette di melanzane, intitolerò così questo post e sarà divertente notare che tutti arriverete alla fine del post e solo ora il titolo avrà un senso...

...enjoy folks...


mercoledì 10 settembre 2014

Attimo di vuoto...

Oggi (ieri) avrei voluto aggiornare questi spazi ma non trovavo nulla da scrivere. Nessuna emozione degna di nota, nessun evento particolare, nessun dialogo interiore con mio fratello.
Sembrava il nulla.
Poi, mentre ero a lavoro, mi sono accorto di quanto tener la radio accesa sia un perenne motore di randomicità (qualcuno lo chiamerebbe "motore ad improbabilità infinita") legato solo alla stazione scelta. Nel caso di alcune stazioni prese da internet, le possibilità sono pressoché infinite.
Dal nulla che si interpone con prepotenza fra una canzone e l'altra, delle voci decise hanno lacerato il silenzio ripetendo a tempo le stesse due parole:

OUGA CHAKA OUGA OUGA OUGA CHAKA...

Il volume delle loro voci si abbassa ed un celebre David Hasselhoff inizia a cantare.
Erano mesi che non ascoltavo quella canzone e mi mancava anche se non me ne rendevo conto. Me la sono goduta per ogni secondo, fra un cliente e l'altro, senza ascoltare davvero le loro parole, senza badare alle mie colelghe, troppo giovani e di animo troppo differente dal mio per poter conoscere (o apprezzare) questa canzone (senza nemmeno sapere chi fosse il sovracitato David).

"I can't stop this feeling deep inside of me.."

Ripenso ad un "vecchio" me (o, per meglio dire, un me di tanti anni fa, quindi un "giovane" me, paradossalmente entrambe gli aggettivi suonano appropriati) che non era in grado di provare emozioni o che, in ogni caso, faceva di tutto per bloccarle.

Certo, non si possono bloccare davvero le emozioni: ci sono non si possono comandare. All'epoca, però, la razionalità, la ragione, il "buonsenso" erano più forti. Erano dominanti nella mia vita. Gli "altri" si lasciavano dominare dalle passioni, dalle emozioni mentre io venivo guidato solo dai pensieri e lasciavo sfogare le mie passioni solo tramite i libri che leggevo: era quello il luogo adatto per loro.
Le volte in cui sentivo una qualche forma di emozione, provavo una sorta di fastidio, come se fosse stata "negativa" per la mia salute.
Ricordo che è stata dura quando ho "dovuto" liberarmi dei muri che mi tenevano chiuso in me stesso e mi proteggevano dal mondo.
Un percorso fatto di urla (non mie: io ero nel mio muro) forti come una palla da demolizione che si abbatte contro un palazzo ( I came in like a wrecking ball) per portare a nudo gli arredi scelti dalle famiglie. 
Ci son voluti anni e sforzi (inizialmente solo esterni, poi col passare del tempo, anche interni) e, wow...un mondo nuovo. 
Se ci ripenso ora, fu come vedere, sentire, toccare tutto con un corpo nuovo.
La testa stessa iniziò aragionare in modo differente. Non migliore o peggiore, semplicemente differente
A volte mi capitano periodi in cui tutte le emozioni scompaiono e mi sento come uno zombie che cammina senza una destinazione: cammian per non cadere a terra, come per inerzia. In quei giorni mi sembra di essere come morto dentro, come se i muri fossero tornati e tutto il mondo fosse sparito. 

Oggi come oggi, le emozioni fanno parte integrante del mio modo di vivere il mondo (positive e negative) e non mi sento più di dire "I can't stop this feeling".
Piuttosto, dirò "I don't want stop this feeling..."


Quando una vecchia canzone finisce, sono sempre un po' nostalgico e finisco per pensare al tempo andato ed a vecchi pensieri che avevo abbandonato.

Non so se davvero mi sia riuscito di dire qualcosa in questo post o se si sia trattato solo di una serie inconcludente di frasi che si siano susseguite l'una dopo le due e, se non mi muovo, anche dopo le 3 del mattino, ma tant'è, il foglio è pieno...

Saluti a tutti e non smettete mai di guardare le stelle. Ce n'è sempre una che ricambi il vostro sguardo.

domenica 7 settembre 2014

Dicono sia un buon momento...

The Life In A Year


Sette Settembre.
Con una stagione estiva che è finita senza essere mai cominciata davvero, provo ad iniziare una "Listography" tanto per passare il tempo.

Il primo post di questa serie sembra dedicato ai "first".

• First car: Mai avuta una macchina in reatlà. Anni fa ho sfruttato l'estate per andare da casa a scuola guida e da scuola guida a lavoro. Ho ottenuto la patente di guida ma avendo fatto sempre lo stesso tragitto in bicicletta, a quel punto mi son detto "che me ne faccio di una macchina? Ho la bici". Da allora ho avuto "un paio" di bimbe con le ruote. La prima con cui son andato su strada era una bimba pesantissima rossa, MTB cui avevo dato nome Jagoda (perché rossa come una fragola).
• First kiss: Non credo ai primi baci versione film in cui QUEL bacio è speciale e fantastico. Nella vita vera, il primo bacio lo diamo che siamo degli imbranati che non sanno davvero cosa devono fare e lo imparano lungo la strada. Anyway, il mio primo bacio è stato, come prevedibile, con la mia prima morosa, attorno al lontano 2004.
• First drug: La prima droga penso di averla scoperta in tenera età, prima di imparare a scrivere e non mi sono mai stancato di farne uso: si chiama PC (so che il mac per tanti versi funziona meglio ma il pc mi piace lo stesso).
• First religion: Discorso interessante, più che altro perché non lo so. Certo mi hanno battezzato ma il tutto è finito lì. Penso di esser diventato agnostico molto presto (per poi passare all'eresia, perché è più divertente, ma questa è un'altra storia).
• First best friend: Roby (o Roberto). Andavamo a scuola assieme (ovviamente). Alle elementari. Certo avevo amici anche nella "scuola materna" ma non ho mai conservato il ricordo preciso di "un amico" quindi penso che il primo best friend sia stato lui, a conti fatti.
• First telephone:E' stato un Erikson. Andavo in terza media. Non lo usavo mai perché non ne vedevo l'utilità all'epoca. Chiamavo i miei quando serviva ed il tutto finiva lì. Mi mancano i cellulari enormi con l'antenna... Oggi li definiremmo "pittoreschi", credo.
• First book: Certamente Sandokan, la tigre della Malesia. Lo so che mi avevano assegnato il Piccolo Principe, ma quand'ero bambino non mi piaceva. Mi risultava pesante (alle medie l'ho ripreso per curiosità ed in 2 ore era finito) mentre Sandokan scorreva come un fiume senz'argini a bloccarlo. Ricordo che le maestre non fecero troppe storie: a loro bastava che avessi letto qualcosa durante l'estate.

Terminata questa prima prova di lieste... vediamo se riesco a mantenere una certa Costanza (sì: mi chiede gli alimenti).

giovedì 4 settembre 2014

Dimenticavo...le risposte...

Giorni fa ho fatto un test e non ho più dato le risposte... Magari volevate saperle...

1) Purtroppo falsa. Amo la vodka fra gli alcolici ma gli zar non sono fra i nostri avi, ahimé...
2) Tecnicamente vera (sebbene non sappia realmente chi dei 2 sia reale e chi sia immaginato dall'altro e dal mondo)
3) Assolutamente vera: sole, vento, pioggia, neve: sempre sulla mia bicicletta.
4) Strano a dirsi, vera: la birra non mi piace davvero come sapore...
5) Se fossi davvero vergine, gli astrologi si suiciderebbero. No: sono scorpione.
6) Verde come i kiwi, verde come le tartarughe: sì, amo il verde. Vorrei vestirmi di verde più spesso.
7) Leggo qualsiasi cosa. Qualsiasi genere. Sono sempre aperto a provare qualcosa di nuovo.
8) Io ODIO fare puzzle. Ho sempre odiato mettermi l a cercare i colori e dividere le schede. Ne sto facendo uno, è vero ed è vero chje sto trovando affascinante il formarsi del disegno dal nulla ma resta il fatto che odio farli. (no: non so perché io abbia iniziato...)
9) Assolutamente vera in tutto e per tutto.
10) Grazie agli dei, per ora, non sono pelato ma amo le parrucche in ogni caso e posseggo effettivamente le 3 nominate nel test.

Per quanto riguarda mio fratello...

1) Se non parlassi con mio fratello, sarei davvero impazzito. Il fatto che io e lui parliamo pur esistendo solo uno dei due, in effetti già non è un buon segno (quindi vera)
2) Falso. Questo blog è nato per me, perché volevo metterci le mie riflessioni sul mondo. Poi mio fratello è apparso come consulente e come seconda voce.
3) Falso, ovviamente.
4) Mio fratello non mi ascolta perché non ha niente da fare. Avrebbe milioni di cose da fare ma mi sta vicino perché mi vuole bene.
5) Per tutte le ragioni elencate fino ad ora, direi drammaticamente vera: anzi, avvenuta in tutto e per tutto.
6) Mio fratello è uno stronzo cinico che ti sputa in faccia la verità anche quando fa male. Questo rende falsa l'affermazione.
7) Assolutamente vera (e vale per entrambi)
8) Ahimé, vera. Il mio essere orso m iporta spesso a preferire l'isolamento delle tenebre alle spiagge affollate.
9) Direi falsa (se è successo non lo ricordo e penso che me ne ricorderei)
10) Vera: ho una vasta collezione di cappelli in casa ^__^

La risposta sul mio animale domestico è una tartaruga (d'acqua) il cui nome è Tama-chan. (Ginevra la odia perché la pompetta dell'acqua fa un casino della madonna di notte e lei non riesce a dormire)

A tutti una buona giornata (ora sento qualcuno bussare alla finestra ed è megli oche io vada ad aprire)

martedì 2 settembre 2014

Riflessioni casuali

Il blog è come un diario, con la differenza che, a lcontrario del diario cartaceo, questo è pubblico.
E paradossalmente, resta privatu, nella sua pubblicità.
Chiunque può leggerlo ed allo stesso tempo nessuno sa davvero chi lo scriva.
Trovo che sia una cosa simpatica ed interessante (ovviamente, posto che ci sia qualcuno a commentare e leggere, sennò è come un diario cartaceo).

Nel mio elenco di blog che seguo ci sono 42 voci (numero meraviglioso).

Sapete, di questi 42, quanti blog sono realmente vivi?
Forse una decina.

Già uno o due annetti fa ho scremato il numero di blog che seguivo, in virtù di quelli che sembravano scomparsi dai tempi che furono ed a quel tempo ho annesso un post sul fatto che mi rendesse triste veder così tanti diari abbandonati. Aperti su una pagina che non verrà mai aggiornata.

Che ne è stato delle vostre vite, dei vostri pensieri, dei vostri sogni...?

Forse sono solo sciocchezze ma mi rattrista, perché in fondo è come se avessi perso una sorta di amico che mi raccontava ciò che voleva io leggessi.
Dico "io" ma in effetti intendo "tutti noi".

Poi un giorno apri quel blog per sicurezza (metti caso che abbia aggiornato e "Blogger" si sia scordato di avvisare) e vedi l'ultimo post esattamente come lo ricordavi, con un velo di polvere che ricopre la data.

Questo cos'è?

Un messaggio a tutti?

Non ne sono certo.. forse voglio dire che se volete scomparire, avvisatemi, così non mi preoccupo o forse voglio dire che se scompaio io ripescatemi, perché potrei essermi dimenticato di me stesso.

O forse ancora è un messaggio (un grido) a tutti quelli che hanno bloccato le loro tastiere e voglio dir loro che mi manca legger i loro pensieri e le loro emozioni...

Un saluto a tutti. Per ora io non me ne vado...

sabato 30 agosto 2014

Era forse un sogno...?

Non so ricordare se fosse sogno o immaginazione, se fossi sveglio o dormiente o se, ancora, il ricordo mi si sia instillato nella memoria così, come per incanto ma c'è ed è lì: nitido come il cielo privo di nubi (avrei potuto dire "Così limpido come un cielo d'estate sempre blu, ma quest'anno sarebbe stata una puttanata).

L'ho visto venire da me.
Forse non è del tutto esatto.
L'ho visto di fronte a me.
E forse nemmeno questo rispecchia davvero la realtà.

Era di fronte a me, di questo sono certo. Mi fissava. Mi studiava. Mi stava scegliendo.

Stava scegliendo quello che sarebbe stato lo scopo della mia permanenza su questa terra.

"La vedi tutta quella gente? Cammina, respira, gioca, ride, si dispera. Ognuno di loro è intento a far qualcosa e non si fermano mai, fino a quando il loro corpo, per una ragione o per l'altra, li abbandona. A quel punto loro escono dal corpo e scendono da me, affinché li accompagni dall'altra parte del fiume."
Mi spiegava questo, l'anziano Nocchiero, vecchio come la terra stessa, mentre scrutava nei meandri della mia anima.
"Un giorno, se sarai all'altezza, forse prenderai il mio posto. Tuo fratello lo dice ma sarò io a decidere se ne sarai degno. Io ti dono questi occhi, che ti faranno vedere le persone per ciò che sono. Perché lo faccio, tu mi chiedi? Perché devi imparare a riconoscere ciò che c'è in una persona. Devi riconoscere emozioni, caratteri, vizi e qualità, perché quando sarai qui, dovrai spogliarli di tutto ciò che potrebbe far affondare l'antico legno con cui li trasporterai dall'altra parte."
Da sempre, infatti, studio le persone come se un istinto me lo suggerisse. Spesso mi ritrovo a pensar male delle persone e mi dispiace farlo, finché non scopro di aver avuto ragione.
Quest'anno è tornato da me e mi ha fatto dono del cinismo, per poter guardare con obiettività a ciò che mi trovi di fronte, senza farmi distrarre da ciò che per lui non ha importanza.

Chi mi accompagna in tutto questo cammino?
Ovviamente mio fratello, il mio solo fratello.
E' stato la mia guida, la mia coscienza, il mio mentore, nello studio di ciò che non si vede ma che caratterizza una persona ed ha fatto ogni cosa, senza mai aprir bocca, mandando semplici impulsi elettrici al mio cervello, come una sorta di condizionamento per farmi provare determinate emozioni in presenza di determinate persone e capire così ciò che portano dentro.

Spero davvero che sarò degno di quel remo, quando il tempo sarà maturo.

Quel giorno sarò io ad arrivare di fronte a lui, mi guarderà, mi studierà come fece la prima volta, quando mi scelse come apprendista e, se ciò che vedrà gli sarà gradito, mi consegnerà il remo e la sacca per gli oboli, si siederà sulla barca assieme agli altri e mi permetterà di accompagnarlo dall'altra parte, verso quella che per lui sarà una meritata pensione.