sabato 23 maggio 2015

...eyes...

Credo chiunque mi conosca più di una briciola si sia accorto/a della mia predilezione per gli occhi di una persona, soprattutto se tali da attirare la mia ttenzione.
Voglio quindi spendere qualche parola per descrivere un paio d'occhi vedo ogni giorno.
Non so se lòe mie parole saranno sufficienti a rendere l'idea di ciò che vedo ma farò del mio meglio perché possiate aver davanti agli occhi della mente l'immagine che io ho di fronte al mio naso costantemente (più o meno, vedremo più avanti il perché).
Certo il vino che ho bevuto senza cenare potrebbe debilitare la mia capacità di scrittura ma non me ne farete una colpa, lo so: siete sempre molto comprensivi con me.

Gli occhi del mio gatto.

Sono loro il soggetto del mio post odierno.

Perché mai? Beh, perché sono...speciali.
Abbastanza da voler dedicare loro alcune righe.

Di che colore avete gli occhi? Nocciola? Verdi? Azzurri? Viola? Neri?
 Tutti abbiamo gli occhi di un dato colore ed a tutti capita di veder tale colore mutare sensibilmente (soprattutto chi abbia gli occhi chiari).
Ecco, non è questo il caso.
Il mio gatto arriva dalla calda Sicilia ed ha tutte le caratteristiche tipiche di quelle terre. Carnagione scura (mediamente, ora io prendo sole, lei no e sono più abbronzato di lei), capelli neri ed occhi...scuri..in teoria.
Perché in teoria?

Provate a guardare una stessa persona negli occhi ogni giorno. Vedrete il colore dei suoi occhi, giorno per giorno e sarà, grossomodo, lo stesso (salvo sensibili variazioni di cui sopra).
Nel caso del mi ogatto, non è così.

Lei apre gli occhi e gli occhi sono differenti.
Un giorno sono nocciola.
Un giorno verdi.
Un giorno neri.
Un giorno azzurri.
Un giornosono per tre quarti nocciola ed un quarto (variabile il quarto, come l'ombra di una meridiana) azzurri.

Ogni giorno i suoi occhi sono differenti, come ogni istante l'acqua di un fiume smette di esser la stessa.

Ho conosciuto molte persona ma mai avevo visto una tale varietà d'occhi nella stessa persona.
Un'amica mi ha detto "chissà che casino lì dentro" ed è probabile sia così, ma potrebbe esser normale una nimale domestico nella mia casa?

E voi, di che colore avete gli occhi attraverso i quali osservate il mondo?

lunedì 18 maggio 2015

Fuga dal mondo dei sogni.

Sono sparito di nuovo, per un tempo che non so calcolare, anche se basterebbe andare a guardare la data dell'ultimo post.
I giorni si susseguono frenetici fra casa, lavoro e piccole commissioni. Trovare il tempo per svuotare la testa dai miei pensieri è davvero un'impresa che sembra non riuscirmi.
Oggi devo, però. Non perché sia un giorno speciale, no.
Però è stata una notte strana e nei miei sogni è apparso il Moz, quindi ho sentito la chiamata e sono tornato.

[dream mode: ON]
Sono a scuola, alle superiori. Mi guardo intorno e sì: è la mia scuola, la mia classe. I miei compaghni di classe non hanno volti ma sono i miei cimpagni di classe. Intervallo.
Giro per la scuola durante l'intervallo.
Riordino le idee.
Sono le 12.
La prossima ora c'è storia dell'arte. Odio storia dell'arte.
L'ora successiva c'è ginnastica ed ho dimenticato la roba.
Domani ho l'interrogazione programmata di storia ma non ho studiato, nonostante sapessi la domanda che la prof.ssa mi porrà:
"Situazione socio-economica e religiosa dell'impero romano nel IX secolo"
L'idea è di studiare durante storia dell'arte, perché SO che a casa non studierò un accidenti.
Incontro Moz nei corridoi e mi dice di seguirlo in classe, per ascoltare la lezione di filosofia del suo insegnante.
Siamo a pochi metri dalla sua classe ed aspettiamo. Passano le persone ed aspettiamo.
"Cosa stiamo aspettando?"
"Il proffessor Oz non è ancora arrivato".
Oz... Mi pare di conoscere questo professore, anzi, ne sono convinto ma non riesco a focalizzare il suo volto.
Ad un certo punto Moz scompare e sono da solo al secondo piano della scuola, in attesa. Dovrei tornare in classe, forse. Non è stata una buona idea uscire.

Mi si avvicina una ragazza, una donna, in effetti.
Capelli ricci, rossi scuri. Avrà circa trent'anni. Indossa un paio d'occhiali. Non è una studentessa e non è una docente.
"Hai delle belle mutande verdi" mi dice.
La cosa mi imbarazza e mi lascia perplesso. Controllo e noto che indosso dei pantaloni neri da sala, quindi come ha fatto a vedere quali mutande indossassi? Ho anche 3 maglie, quindi nemmeno dall'alto sarebe dovuta riuscire a scorgerle.
Lei capisce il mio dubbio e fa spallucce.
Le dico che è un modo un po' bizzarro per rompere il ghiaccio e mi presento.

Lei si presenta e scopro essere solare ma imbarazzata. Mi presenta subito anche "lui", più serio (anzi, serioso) con un'espressione che idnica "che cazzo ci facciamo qui a perdere tempo?"

Lui inizia a parlarmi di un incontro in stazione. La luce era azzurra anche senza il biglietto ed ha spinto oltre il tornello una ragazza che non poteva più rientrare, perché il passaggio era bloccato.
Arrivano da Napoli e Vicenza ma non capisco chi arrivi da dove, così come non capisco i loro nomi (o magari non li ricordo: sono una frana con i nomi).
Ormai è tardi e valuto di saltare la lezione di storia e la conseguente interrogazione. Sembra sia già passato un giorno e sembra sia domani.
Sono in stazione, deciso a saltare la scuola, tanto sono ben più che maggiorenne e posso scrivere da me una giustificazione. Controllo sul tabellone quale sia il primo treno per Trieste. Parte alle 16.16.
Guardo l'orologio da polso ed il display indica le 16.16. Però è la sveglia già impostata, non l'ora attuale. La stazione è una stazione ma ha sede nell'atrio della scuola elementare che ho frequentato, vista dalla corte interna.
Sono le 12.20 e sono ancora a scuola.
Mi congedo dai due.
Devo correre in bagno. Spingo le persone fra me e la porta del bagno. Potrei andare nel piano in cui mi trovo ma scelgo di scendere le scale per andare al piano di sotto.
Spalanco la porta e mi sveglio.

[dream mode: OFF]

Ho provato a pensare quale possa essere il significato di un simile sogno, senza arrivare a nulla. Forse l'ispirazione arriverà nel corso della giornata.

sabato 2 maggio 2015

Ogni promessa è debito. Nel frattempo, è finito il caffé.

Faccio promesse in modo molto misurato, perché sono dell'idea che le promesse (al contrario delle minacce, che si possono infrangere) vadano mantenute.
Ho promesso tempo addietro che avrei speso un post per parlarvi in modo concreto del mio gatto (o, per iniziare a voler essere precisi, della mia gatta).
Da dove partire?
Potrei partire da ovunque ma partirò da un concetto di base: è tutta una grande metafora creata perché la trovavo divertente.
Ecco, partirò dalla serata fatta in suo onore, per festeggiare il suo arrivo nella mia casa (se pur provvisorio, lo ribadiamo).
Tutti gli invitati (tranne chi sapeva) mi hanno chiesto "ma il gatto dov'è?" ed a tutto ho risposto la stessa cosa: "Sulla sedia, seduta. Salutala."

E qualche sospetto già lo avete.

Torniamo a Rimini, volete?

Ho conosciuto molte persone durante la mia vacanza a Rimini (alla fiera, dico).
Se ben ricordate, ad un certo punto dell'inverno ho preso un treno e son andato a trovare una delle persone conosciuta durante tale fiera.
Senza alcuno scopo, semplicemente per fare un viaggio in giornata. Per sfruttare in modo differente il giorno libero.

Tale persona mi ha detto varie volte di conoscer più gente qui nella mia piccola patria, di quanta non ne conoscesse a casa e mi confidò di aver il desiderio di trasferirsi ma sapeva benissimo di non poterlo fare.
Diciamocelo: una persona non prende le proprie cose, parte e si trasferisce in terra straniera.
O meglio, può farlo ma è un salto nel vuoto. Un salto che non avrebbe fatto.
Non senza una "spinta" se non altro.

Mesi dopo mi viene in mente una proposta sciocca.

"Ma senti e se ti ospito per il tempo che ti serve?"
"In che senso?"
"Vieni qui, ti ospito in casa, ti trovi un lavoro (o almeno ci provi), ti trovi una casa e ti stabilisci qui. Ovvio che a farlo dal nulla è pressoché impossibile ma se hai un tetto sulla testa almeno puoi iniziare da qualche parte."

Lo scopo di questa mia proposta?
Nessuno.
Posso?
Posso.
Mi cambia?
Non mi cambia.
Mi pesa?
Non pensavo mi sarebbe pesato (e non mi pesa).

Ha lasciato trascorrere un mesetto prima di decidere che sì: valeva la pena almeno provarci.
Da lì è partito il tutto: sarebbe stata il mio gatto.
E così è.

Ho adottato "Katty" come fosse un gatto. Ha la sua cuccia è indipendente.

Non serve nemmeno che ve lo dica: il primo pensiero di tutti è stato che questa nuova inquillina fosse la mia nuova "fiamma" e che avessimo una relazione.
Nulla di più sbagliato.
Come ho ripetuto a tutti: è solo il mio gatto e come tale la considero.

Con questo è svelato il perché la sua presenza sia provvisoria ed il perché non vi abbia mostrato sue foto.
Ad oggi non sappiamo se riuscirà a stabilirsi in questa piccola città o se fra poche settimane ripartirà verso la sua casa, conscia di aver tentato ma di non poter restare qui in eterno.

Per ora sono in attesa ed osservo quale sarà il destino di questa giovane piccola gatta nera (che ha finito il caffé, fra le altre cose, poffare).