lunedì 20 agosto 2018

Guglielmo Tell

Non più di una settimana fa, mi ero detto ed avevo affermato che non era necessario riaprire il diario, per così poco.
Però una vocina fastidiosa continua ad insinuarsi fra le altre, rimettendomi in mano la necessità di una penna.

Ad ogni modo.

Noi viaggiamo ciechi nel sentiero della vita, mossi solo dall'intuizione e dalla speranza di interpretare correttamente ciò che ci circonda.
Nasciamo con gli occhi, certo, e possiamo vedere ma solo per un istante.
Quell'istante può durare un attimo oppure per sempre, in base alla necessità dell'individuo.
In base al tempo necessario a comprendere la meta.
E quando l'inconscio l'ha deciso?
A quel punto ci benda, ci fa fare un bel giro su noi stessi e ci spinge nel mondo.
A questo punto non possiamo fare altro che ricordare ciò che vogliamo e cercare di dirigerci in quella direzione al meglio delle nostre possibilità.
Ad ogni scelta siamo come un arciere che, avendo visto la mela sulla testa di un uomo, venga bendato e cerchi di centrare il frutto, anziché il cranio.

E se dopo innumerevoli frecce, ci dovessimo togliere le fette di parmigiana dagli occhi, cosa vedremmo?
Di quanto ci siamo avvicinati al bersaglio e quanto abbiamo sforacchiato il povero sfortunato?

sabato 24 giugno 2017

Creature della notte

Sono le 3, circe, ed ho voglia di scrivere.
In effetti è un po' che vorrei scrivere in questa fascia oraria, quella della notte.
Ma quand'è che inizia davvero la notte?
Non posso dire che inizi al calar del sole, così come non posso dire che inizi allo scoccare della mezzanotte.
La notte, quella vera, inizia quando tutti dormono e viaggiano nelle valli del sogno e fra i vicoli oscuri della propria mente.
Quando la città è morta e deserta, comefosse disabitata.
Eppure, nella notte piena di lampioni, lantenre semaforiche lampeggianti e serrande abbassate, scrutando con attenzione, si vedrà che c'è della vita, nascosta fra il dedalo di vie che forma la città. Non parlo dei senzatetto addormentati nei luoghi più disparati, no.
Parlo degli abitanti della notte, quelle persone che non dormono ma vagano per la città, seguendo un iter noto a loro soltanto.
Parlo del pensionato che passeggia per le vie, fermandosi di tanto in tanto a leggere una locandina o a visionare come sia stato chiuso un cantiere. Della madre impiegata che porta fuori il cane. Dei giovani ancora in giro, indecisi se rimanere a chiacchierare sui graqdini della chiesa sorseggiando una birra calda e sgasata o se tornare a casa per dormire fino a mezzogiorno.
Parlo delle pattuglie, sempre in movimento nelle vie principali della città. Dei rari automobilisti. Degli amanti che si sono attardati sulla spiaggia. Dei panettieri che lavorano nella pace di chi dorme. Del furgone che porta i giornali alle edicole.

In questo clima, tutto sembra differente, come se un'aria vittoriana avvolgesse la città per poche ore alla volta ed in tempo si rifiutasse di scorrere, sebbene a conti fatti non si fermi per nessuno.

Eppure le stelle che guardi sono le stesse che vedono loro. Il cielo che condividiamo è unico. Viviamo la stessa città, anche se ne occupiamo facce differenti.

Di rado, capita che qualche abitante del giorno visiti il reame notturno ed ancora più raramente capita che tale passante si accorga della strana vita che regna questo tempo e ne rimanga affascinato, come se si trovasse in un paesaggio dipinto da una mente visionaria, troppo immersa nella realtà delle cose per poterla vedere con chiarezza.

Perché a volte non serve lasciare la propria casa per visitare un luogo nuovo.

mercoledì 14 giugno 2017

Passeggiando in un giardino dai frutti intangibili

Tutti sognano.
Non lo decido io, è un fatto appurato, se pur molti potrebbero affermare di non aver mai sognato.
La verità è che non tutti ricordano di sognare, ma ciò non toglie che il sogno ci sia ugualmente.
Stabilito ciò, vorrei descrivervi un tipo di sogno che mi chiedo se abbiate mai fatto.
Un sogno come tanti altri, con elementi casuali ripescati da chissà dove nella vostra testa, finché, ad un certo punto, vi ricordate di aver già fatto questo sogno. Falso, in realtà: voi non avete davvero già sognato questo sogno ma la persona che siete nel mondo onirico ha dei precisi ricordi di aver già sognato questa situazione, fin nei più piccoli dettagli.
In genere questa sensazione scompare al risveglio, quando ci si rende conto di aver fatto un sogno per la prima volta, sognando di averlo già fatto.
 Bene
Ora concentriamoci sulla struttura del sogno.
Un passo dopo l'altro, notate nuovi dettagli di quel sogno che "la prima volta" avevate tralasciato e vi sorprendete della quantità incredibile di nuove informazioni che state ricavando da questa nuova esperienza. Poi, ad un certo punto, senza preavviso, il sogno prende il copione che conoscete, lo butta a terra, gli dà fuoco e ride, facendo capitare cose inaspettate.
A questo punto, vi sentite persi, perché la realtà che conoscete si sta sfaldando, le cose non sono più come dovrebbero essere, come sono sempre state.
Vi chiedete cos'altro possa cambiare e come. Cosa stia andando storto, come rimediare, cosa possa ancora andare storto e come evitare che accada.
Se il sogno procede regolarmente, risulta più rassicurante, rispetto a dei repentini cambiamenti.

Sapete? Stanotte mi sembrava solo un sogno ed un pensiero sconnesso ma metterlo su "carta" mi ha permesso di analizzarne meglio il contenuto e gli aspetti significativi.
Quindi, grazie.

Non che abbiate fatto qualcosa davvero ma non sarei di certo qui a scrivere, se nessuno leggesse.

Vi aspetto in uno dei reami del sogno, dove il tempo è un'illusione tanto, quanto la realtà.

lunedì 5 giugno 2017

Le stelle non sono la dimora

Che ci faccio qui?
Beh, la domanda  sembra troppo stupida per meritare risposta. Vagavi da un sito all'altro, da una piattaforma all'altra, da una serie all'altra, da una stanza all'altra, finché ti sei deciso a sederti davanti alla tastiera retroilluminata ed hai lasciato scorrere le dita.
Ma perché? Cos'è che voglio scrivere?
Questo temo non si possa esprimere a parole, perché in caso contrario non avresti bisogno di scriverlo.
Non pensi che io sia troppo vecchio per parlare con me stesso aspettandomi una risposta?
Forse sei solo troppo vecchio per ricordarti di ascoltare ciò che pensi.
Quindi è per questo che siamo qui?
Il groviglio di pensieri ed emozioni positive e negative sta covando e crescendo. Nella tua mente hai preso 100 fili di differenti tessuti e ne stai facendo un unico enorme gomitolo difficile da smaltire. Sai che il piano fisico è troppo limitato per poter dipanare del tutto la matassa e dopo lunghi viaggi rivolti al nulla, ti sei deciso a tornare su un piano etereo, fatto di frasi e paragrafi, capaci di contenere tutto ciò che c'è, senza lasciar nulla alle nebbie del discorso lineare.
Da dove dovrei partire?
Penso tu debba partire dalle tue giornate.
Ma non c'è nulla da dire sulle mie giornate.
E non è forse già questa una verità ingombrante? Dai, provaci.
Va bene, proviamoci.
Elencami 10 cose che hai fatto nell'ultima settimana.
Non so nemmeno cosa ho fatto ieri, figurati nella settimana.
Sto aspettando.
Va bene. Beh, certamente sono andato a fisioterapia per la mano. Non so perché ci vado in realtà. Non credo serva davvero a qualcosa, dal momento che la mano funziona quasi alla perfezione, salvo un po' di fatica.
2
Un paio di giorni fa ho preparato della sangria, per portarla da un amico che voleva preparare i falafel. Abbiamo fatto una piccola cena. Mi son trovato bene. Volevano invitare anche la mia ex ma lavorava. Non avevo mai preparato la sangria, quindi era un esperimento anche per me. Sembra sia riuscito bene, tutto sommato.
3
Son andato a sentire degli amici che suonavano. Non so se avessi davvero voglia di uscire ma uscire è sempre meglio che vegetare in questa casa così vuota. Potrei metterla in ordine ma ogni cosa sembra ferma immobile da secoli, come se il tempo avesse smesso di passare entro queste 4 mura. Ciononostante le lancette corrono impietose sul quadrante ed i giorni si susseguono. Mi limito a fare il minimo indispensabile per sopravvivere in casa.
4
Ho radunato el carte necessarie a fare 730 ed isee, che devo presentare a breve e mi son fatto uno schema dei documenti che ancora mi mancano. Posso recuperarli in una giornata senza problemi e poi non dovrò pensarci più.
5
Sto continuando ad andare in palestra ogni volta che riesco a tenermi libere due ore nella giornata. Però sembra che il corpo non collabori molto a tale riguardo. Sembra stanco, spossato anche non avendo fatto nulla. Se prima sembrava di rinforzare i pilastri di un edificio ora sembra poco più che agitare un corpo morto.
6
Ho finito di leggere un libro e mi son subito ripromesso di iniziarne uno nuovo. L'ho iniziato e ci dovrebbe voler poco per finirlo. Conto di finirlo molto prima di tornare a lavorare.
7
Sono uscito con amici e conoscenti. No, non sono tutti amici e non tutti sono solo conoscenti. Devo vederli finché riesco, dato che da quando riprenderò a lavorare non avrò più molto tempo.
8
Ho vegetato davanti a questa o quella serie tv, senza aver voglia di pensare a nulla di più complesso rispetto a far partire l'episodio successivo. Non posso dire di esserne orgoglioso, anzi, mi sembra tempo sprecato. Il tempo è tutto ciò che vorrei evitare di sprecare.
9
Ho fatto progetti, programmi, ho avuto idee, ispirazioni. Ho avuto lo stimolo per fare un considerevole numero di cose che non ho mai iniziato. Però i progetti erano e sono ben delineati nella mia mente. Potrei quasi dire che siano già completati, nel mondo delle idee.
10
 Ho curato le piante aromatiche che tengo in poggiolo. La salvia e l'erba cipollina sono morte ma la menta, il salvione, il basilico, l'origano, la maggiorana e l'erba limoncina prosperano. Sì, anche una specie di albero che mi sta crescendo in vaso prospera. Non so cosa sia davvero, alcuni dicono sia un peperoncino ma non ricordo di averlo mai piantato. La sola cosa che so è che è quasi un metro di pianta spuntanta dal nulla.
Lo vedi? Le tue giornate non sono poi così vuote. Non stai solo perdendo tempo. Lo stai impiegando in modo diverso dal solito. Non essere in ansia solo perché stai facendo tutto ciò che non potresti fare lavorando. Dimenticati che devi tornare a lavorare fra ormai meno di due settimane. Goditi le giornate. Goditi il sole sulla pelle, quando riesci ad andare a stenderti qualche ora.
Rule #34: enjoy the little things.
Veramente no. Quella è la #32. A voler essere precisi, la #34 è "If it exists, there is porn of it – no exceptions" ma non importa. Va bene lo stesso.

mercoledì 17 maggio 2017

Sognando un luogo migliore.

Penso che tutti, chi prima, chi dopo, si sono chiesti, ci siamo chiesti se esista l'inferno o se sia già il luogo dove viviamo.
Ma chi ha creato l'inferno e perché?
L'ideale educativo suggerisce che l'inferno sia un posto "brutto" dove tutto va male, dove tutto è sofferenza, dove tutte le nostre colpe si riversano su di noi, per fare ammenda dei peccati commessi in vita.
Ma sarà davvero così?
Non che abbia funzionato fino ad ora, dal momento che tutti continuano ad infrangere le regole scritte e non, prenotando in teoria un posto sul traghetto che porta all'inferno.
E se non fosse per questo che l'uomo ha creato l'inferno come concetto?
Io credo che l'uomo, ad un certo punto, abbia voluto convincersi di non camminare nell'inferno. Ha voluto sognare che esista un posto migliore dove andare, dopo la morte ed al tempo stesso ha voluto sperare che esistesse un luogo peggiore di quello dove siamo costretti a vivere.
Del resto, quante persone abbandonerebbero questo piano d'esistenza, se sapessero di essere già nel punto più basso della condizione umana?
Chi rischierebbe di migliorare la propria vita, ponendo fine a questa tortura?
Serve qualcosa che dissuada l'uomo medio da questo pensiero. L'uomo deve convincersi che, abbandonando questa vita, dopo potrebbe essere peggio, se non si sarà comportato bene in vita o se non l'avrà vissuta fino in fondo.
L'uomo ha bisogno di avere paura, di sentirsi controllato, valutato, giudicato. Deve credere di poter migliorare e temere di poter peggiorare.

Credo sia questa la ragione per cui hanno creato il concetto di inferno, come un luogo orrendo, dove tutto è "male", tutto è "sbagliato", ogni respiro è "sofferenza".
Un po' per far paura all'uomo su quanto verrà dopo, un po' per far capire all'uomo che non importa quanto male vadano le cose nel mondo e nelle nostre vite, ESISTE ed è reale un luogo dove ogni cosa va PEGGIO.

Questo rende l'uomo ottimista o pessimista?
In realtà non so stabilirlo.
Forse ottimista, dal momento che cerca con tutto se stesso di guardare a tutto lo schifo che esista al mondo e trovi il coraggio di affermare che esista un luogo peggiore di questo, anche se è solo una nostra creazione.

domenica 23 aprile 2017

Vita

Non sapevo davvero cosa scrivere o se davvero avessi voglia di scrivere però sono qui, ancora infortunato, un po' sottosopra per aver festeggiato troppo con gli amici ieri sera.
Poi non so, sento come un mezzo vuoto dentro.
Donne?
No, non è quello il problema.
O forse in parte, poiché ho un sacco di tempo per me e lo sto dedicando a nuove "storie".
No, non quelle storie.
Mi sto dedicando a leggere e guardare telefilm, che oggi si chiamano "serie tv". Qual è il problema quindi?
I personaggi. Sarò in un periodo più ricettivo o sarò più fragile ma sento i personaggi più vicini di quanto non vorrei.
Sento le loro emozioni ed i loro pensieri, come fossero miei. Mi sento con loro nei loro momenti belli ed in quelli tragici.
Mi sento affine agli aspetti di alcuni o ai caratteri di altri. Vedo le trame dipanarsi in modo chiara e lineare, per quanto intricata, prima che si manifesti.
E poi accade.
Muoiono?
A volte, sì.
Altre volte, semplicemente, finisce la storia.

Cosa succede ai personaggi, quando la storia finisce? Come prosegue la loro vita? La loro vita certamente prosegue, perché non può smettere di scorrere il tempo, solo perché nessuno ne registra gli eventi.
Però non ci sono più. Scompaiono.
Andandosene, mi lasciano un vuoto, perché ormai erano come piccole parti di me, che d'improvviso smettono di esistere.

Sciocco, non pensate?
Sciocco lasciare che la fantasia altrui influenzi così a fondo le emozioni.
Sciocco ma forse è perché trovo ristoro solo nella fantasia degli altri, ultimamente. Non nella mia, non nel mondo di Morfeo, che mi dona incubi sempre nuovi, abbastanza duri da impedirmi un riposo sano ma non a sufficienza da farmi apprezzare la realtà e, per fortuna, non cerco ristoro o conforto in una bottiglia, sebbene l'illusorio piacere sembri quasi reale.

So che son solo momenti.
So che è tutto nella mia testa.
So che passerà.

Nel frattempo, aspetto...
...e mentre aspetto, cerco di sognare attraverso gli occhi degli altri.

sabato 15 aprile 2017

Lo storpio

No, non me ne sono andato e no, non sono stato risucchiato al di fuori del tempo e dello spazio, anzi, ho un sacco di tempo ed il doppio dello spazio.
Perché non scrivo, quindi?
Beh, la verità è che non sono mai stato mancino e la mia mano destra si sente in diritto di prendersi una lunga vacanza.
Come dire?
Cavalcavo fra i venti della sera con meta la mia dimora. Per entrare nella corsia riservata al mio bianco destriero, era necessario aggredire un gradino nel modo quanto più perpendicolare possibile.
Ahimé, mio so sentito timido e l'ho praticamente affiancato. Per tutta risposta, tale gradino impertinente non mi ha lasciato salite, mi ha destabilizzato e, lungo il breve ma intenso volo che ne è seguito, ho deciso di rendergli pan per focaccia, aggredendolo a pugni.
Inutile dire che non si aspettava questa reazione: è rimasto di sasso.
Insomma, son caduto in bicicletta, finendo a "pugnata" (che è pur sempre meglio di pugnetta, diciamocelo) contro l'asfalto.
Questo capita sabato di un paio di settimane fa. Il 25, direi.
Domenica ho lavorato, pensando di aver preso una bella botta, dato che faceva male.
Lunedì ho avvisato il titolare del fatto che il dorso si stava un pochino gonffiando ed ero in leggera apprensione.
Giovedì, per scrupolo, vado a farmi vedere.
Entro al pronto soccorso di uno dei due ospedali cittadini e, dopo avermi preso le generalità ed i valori, mi dicono di andare all'altro ospedale, che l'ortopedia sta lì, oggi.
Salgo, mi visita l'ortopedico.
Storce la faccia, mi manda a fare i raggi.
Faccio i raggi, il radiologo mi guarda, guarda i raggi e mi fa "te lo dirà l'ortopedico ma...beh..."
L'ortopedico vede la lastra, annuisce.
Frattura del collo V metacarpale destro.
Preparano gesso e stecca, per tener fermo il mignolo, dicendomi che forse dovranno operare.
Gesso fissato, mi dicono di rifare i raggi.
Torno nella stanza e scopro che, mentre ero dall'ortopedico (20 minuti) hanno spostato radiologia. Segue ricerca della sala.
Nuovi raggi. L'ortopedico annuisce nuovamente. Mi farà sapere cosa ne pensano.
Al mattino seguente, mi chiamano e mi confermano: lunedì devo presentarmi per gli esami pre-operatori.
Lunedì vado e...niente...
Avendo cambiato il cognome da poco ed avendo appena ricevuto la nuova tessera sanitaria, nei loro database non esistevo, quindi niente esami e devo tornare l'indomani (questo è il riassunto di 5 ore di attesa a digiuno).
Martedì mi fanno gli esami necessari (evviva). Mi dicono di tornare mercoledì alle 6.45 a.m. per togliere il gesso ed operare.
Così faccio.
Entro, tolgono il gesso, fasciano.
Salgo in reparto, tolgono la fascia, mi depilano fino all'ascella, mi rifasciano (io perplesso: non mi operano solo la mano?).
Un ragazzo entrato con me viene portato in sala operatoria.
La sua operazione dura 5 ore.
Alle 14 (io ero sempre a digiuno e stavo iniziando ad imprecare dolcemente) mi portano in sala.
Segue flebo di antidolorifico.
Anestesie mirate ad addormentarmi mezza mano.
Segue tendaggio così che non li vedessi lavorare.
Insomma, sentivo mezza mano, due medici a tener ferma mano e braccio, un medico che "ravanava" nel mio dorso insansibile.
A posteriori, forse, mi sarebbe piaciuto guardare l'operazione ma forse mi sarei impressionato un pochino.
20 minuti ed è finita.
Mi riportano in stanza, mi fanno fare raggi e nuovo gesso. Alle 19.30, mi dimettoni e vado felice a casa.
Ora, tutto questo per dirvi che non vi scrivo perché, boia can, è difficile scrivere solo con una mano (soprattutto se non è la mano che si usa di solito).

Anche io pirla, ma almeno mi faccio un paio di mesi di vacanza e relax (e Pasqua in casa, così la vecchia è contenta...ma i colleghi meno XD ).

Spero tornerò presto ad avere due mani. Con una sola mi sento davvero uno storpio.
Qualcuno conosce una buona badante?
(Se non buona, almeno 'bbona).