martedì 31 marzo 2015

"A questo mondo non esiste nulla di reale: è tutto una mera invenzione dell'immaginazione per giustificare una realtà che non c'è."

Partiamo dal principio, volete? Perché questa notte Morfeo mi ha fatto visita a modo suo, mandandomi in dono una delle sue creazioni ispirate.
Notte.
Mi trovo all'esterno in una città sconosciuta. So circa dove sto andando o dove sto cercando di andare. Sono solo ma so che qualcuno mi asta aspettando. Devo oltrepassare un muro ma so di non poterlo fare. Perché no? E' basso.
Ma è bianco ed è molto antico: se lo scavalcassi, lo sporcherei.
Faccio il giro e trovo un nuovo attraversamento dei binari. Ci sono 4 binari. So che attraverso due di questi non ci passa nulla. Attraveso gli altri due sì. Il primo binario aspetta un treno dalla mia sinistra. L'ultimo binario aspetta il treno dalla mia destra. Sento entrambi i treni in marcia, quello a sinistra è più vicino. Li sento ma non vedo nessuno dei due.
Cambio strada. Non voglio attraversare mentre un treno passa.
Entro in una casa. Atraverso corti interne, scale. Vago attraverso una bizzarra dedalo urbana fino ad arrivare in un appartamento aperto. C'è una donna qui.
Già dall'architettura avevo il sospetto di essere in Giappone e veder la ragazza rafforza questa mia convinzione.
E' nuda ma non fa caso alla mia presenza.
Vede, invece, la giacca che porto con me. La guarda con occhi sognanti e mi dice "Oh, è come quella che lei vuole regalargli. Se l'avessi, potrei regalargliela io. Me la daresti?
Questa giacca, per me non ha alcun valore: l'ho trovata non molto tempo prima da qualche parte e me ne libero senza rimorso.
"Grazie. Prendi ciò che vuoi qui dentro in cambio."
Mi sento spiritoso e le dico "Prendo te".
Lei accetta e mi bacia. Anche se stavo scherzando, non la respingo. La bacio noto dei fori ormai chiusi da tempo sul collo, come il morso di un vampiro. La mordo, dolcemente. "Non mi dire che non ti piacciono i morsi perché non ti credo". 
Improvvisamente lei inizia a vomitare sangue (da sveglio penso "andiamo, non ho morso così forte" ma nel sogno non ci ho pensato).
Mi dice che è una punizione, perché anni prima era stata scelta per badare alla donna che le avevano assegnato come madre ma lei, da bambina non era stata in grado di curarsi di lei.
Mi dice, infine, la frase che dona il titolo a questo mio post. Una frase che a modo suo porterò nella memoria.

"A questo mondo non esiste nulla di reale: è tutto una mera invenzione dell'immaginazione per giustificare una realtà che non c'è."

Giurerei ci fosse ancora una parte di sogno poco oltre. Ricordo una sacerdotessa dalle vesti nere che cercava di evocare qualche creatura dalla dimensione oscura ma che veniva denigrata dai suoi dei, in quanto incapace di eseguire i corretti rituali. Ma forse è un'altra storia e con questa non ha nulla a che fare.

Ora siamo svegli. Vediamo quanto è reale questo mondo.

sabato 28 marzo 2015

Gli occhi di Giunone

Chi non ha mai visto Hercules? Il telefilm che ha originato Xena, grazie ad uno spin off fortunato.
Ebbene, non è del figlio bastardo di Giove che voglio parlarvi qui.

Ricordate Giunone? No, ovviamente no. Di lei appariva spesso un'icona, per così dire.
Gli occhi contornati di piume di pavone, se la memoria mi vuole essere amica.


Più o meno sì dai.
Ed è di occhi che voglio parlare.
Di un paio d'occhi, in particolare.

Ma partiamo dal principio.

Era una festa. A tema, certo, ma pur sempre una festa (il tema non è rilevante).
C'erano "persone".
C'erano quegli occhi.

Un paio d'occhi che mi hanno catturato ed incuriosito, ragion per cui ne sto parlando, se pur brevemente (non i dilungherò oggi, anche perché s'è fatta una certa).

Quel paio d'occhi di cui non saprei ricordare il colore mi hanno colpito più per la forma che lo sguardo dava loro.
In quegli occhi c'era tutto un mondo.
C'era innocenza, timidezza, quasi una sorta di paura e continua ricerca di un luogo dove nascordersi.
Ed al tempo stesso, a lato, si poteva vedere chiaramente un pensiero, che poteva essere analogo a "diamine forse non avrei dovuto togliere le budella al cuoco stamattina).

Raramente ho visto un tale contrasto di emozioni in un solo paio d'occhi. Come se la crudeltà di un demonio, unita alla semplice innocenza di un bambino fossero stati fusi negli occhi che avevo di fronte.

Una di quelle persone che potresti immaginare su un campo di battaglia, con un orsacchiotto in braccio ed un'ascia appoggiata sulla spalla con il corpo decapitato di un cavaliere ai piedi.
Le uniche parole che sentiresti sarebbero "Oh, ma piccolo Teddy, ti sei macchiato di salsa a pranzo".

Un po' come Yuki Tempouin

giovedì 26 marzo 2015

Tardi ma ho voglia di scrivere.

E' l'una e 18 ma ho voglia di scrivere due righe. Magari più di due: sappiamo come vanno queste cose, no?
In realtà è un po' che voglio scrivere ed ogni giorno si aggiungono argomenti nuovi.

Martedì mattina son partito.
Ho preso il treno e sono andato a Milano a far colazione con la donna che io chiamo "La Principessa".
Ovviamente non è davvero una principessa ma non la vedevo da più di un anno (forse anche due, in effetti) e mi faceva piacere rivederla.

Son partito alle 6, arrivato a Milano alle 10, trascorso la giornata con la Principessa e ripartito alle 19, con arrivo a casa alle 23 e spiccioli.

Son fatto così: a volte prendo e parto. Certo, avevo preventivato la settimana prima di partire, così da spendere meno per il biglietto.
Ormai chi mi conosce lo sa e non si sorprende più di tanto. Ch im iconsoce sa cosa può aspettarsi da me: qualsiasi cosa.
Altrettanto ha capito mia madre, per fortuna ed ha il cuore in pace: quello che capiterà lo accetterà (o così dice ma io le credo).

Vorrei parlarvi ancora delle mie giornate lavorative, dei miei progetti per il futuro (ho due viaggi in preventivo), della mia mezza idea di prendere un animale domestico, della festa floreale dell'altro giorno...

Insomma, molte cose ma non ho mai tempo o voglia di mettermi qui a scrivere. Fra l'altro è il 26 di marzo e non ho ancora finito il libro iniziato verso inizio mese. E dire che è leggero...

Troppi pensieri, troppi pensieri.

lunedì 23 marzo 2015

Deliri nella note nebbiosa di una mente incerta.

Cammino su un sentiero oscuro.
La luce della luna è quasi scomparsa, fra le nuvole e le fronde degli alberi.
Cammino su un sentiero oscuro e se lo perdessi mi smarrirei nel bosco, senza più poter uscire.
Non c'è luce nei miei pensieri.
Non c'è luce nella mia stanza.

C'è solo buio.

Un buio palpabile. Un buio opprimente.

Senti l'odore del buio, ricorda l'angosciosa aria stantia di una teca chiusa l'anno scorso.

Ascolta il suono del buio, solo flebili fiumi che scorrono al ritmo del tuo cuore incerto.

Senti il sapore del buio, come il ferro del sangue che senti mentre di mordi la lingua.

Puoi provare a guardarlo il buio ma riesci al massimo a vederlo. Non esiste un punto da guardare nel buio: è come se i tuoi occhi osservassero ogni cosa nello stesso istante.

Il sensto senso mi dice di diffidare del buio ma al tempo stesso della luce, perché è solo grazie alla luce se si creano le ombre.

Nel buio non so come orientarmi e forse non importa davvero sapere dove si stia andando, finché ci si vada con il cuore sereno.


sabato 21 marzo 2015

Viaggi all'ombra di un bosco misterioso.

Negli ultimi tempi sto riscoprendo i piaceri del viaggiare.
Ho una meta in mente, ma ve ne parlerò in seguito. Nulla è deciso, nulla è stabilito e parlarne troppo rischia di far svanire questo mio piccolo progetto, di cui ancora non so nulla, se non il nome ed il ruolo che ha nella mia vita.
Sarà un ritorno a casa, a suo modo. Quella casa che non mi appartiene ed alla quale non appartengo, che mai ho conosciuto e che mai ha visto con me un qualche legame ma alla quale io mi sento legato e dalla quale io mi sento inspiegabilmente attratto.

Mentre sogno questo piccolo folle viaggio, vago lungo le rive del mio fiume, fino a sforare dai confini e ad inoltrarmi in quello che sembra essere il fiume di qualche favola.

Come sono giunto qui?
Non lo ricordo.
Vagavo lungo i confini di Via della Luna numero 7 e mi sono ritrovato in questa strana e magica foresta, spuntata dal nulla.

Cosa troverò fra queste fronde? Dietro ogni albero sento un movimento. Dietro ogni ramo un paio d'occhi sembrano scrutarmi.

Mi sono forse spinto verso la parte più antica ed ancora boschiva della romantica Venezia?
Magari prima che le case fossero costruite, ho dunque viaggiato nel tempo?

Sono forse capitato in qualche mondo fantastico dove la natura è rigogliosa, come la Svezia?

Presto un porticciolo incontra il mio cammino e deido di attraccare. Delle figure coperte mi invitano solenni verso una radura.

Ed in qualche modo mi sento come Sarah, prigioniera della sfera di cristallo (ma senza tutti quegli splendidi lampadari e senza i vestiti mozzafiato).

C'è una festa in corso. Sembra iniziata qualche giorno fa.
La partecipazione è libera ma c'è un prezzo da pagare.

Lo pago ora, sotto forma di post celebrativo dell'evento.

Gli elfi onorano la primavera con una festa attorno al fuoco, nel loro rifugio segreto.
Questo è un inno alla rinascita della natura, sopravvissuta all'inverno che si prepara a sbocciare.

C'è un cartello all'entrata:

"Benvenuti al Rifugio, Buongiorno a tutti voi cari amici e Follower, ma soprattutto buona Primavera in arrivo. :-)
Anche il Rifugio degli Elfi in occasione della Primavera che si avvicina ha deciso di fare un suo link Party."

Dopo aver assaggiato il loro vino e la loro musica, ritorno qui, nella mia dimora ancestrale, per condividere con voi questa breve ma significativa esperienza ed invito voi pure a fare un salto, magari solo per dare un'occhiata.


http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/2015/03/link-party-degli-elfi-per-la-primavera.html

Poco oltre, un altro cartello mi informa delle regole da seguire. Sono poche, sono semplici. Sono essenziali (nel senso che sono le sole che servano davvero).

Regole:

- Aggiungetevi ai lettori fissi del suo blog.  
   Se siete già lettori fissi del  blog siete pregati di ricordarmelo nel commento.
- Commentate lasciandomi il nome e il link del o dei vostri blog;
- Condividete il party mettendo on-line il banner o/e creando un post 
   per  pubblicizzare il Link Party - più siamo meglio è .....
- Visitate almeno tre dei blog partecipanti, commentate e se vi piace 
  diventate follower dei blog scelti . Se avete tempo e voglia potete 
  visitarne anche di più ......

 Ho creato questo post, dietro richiesta dell'organizzazione di tale party (parti e scrivi una cartolina, mi raccomando) e metterei volentieri il banner se non fossi totalmente negato per queste operazioni di alto livello informatico. Ho cercato e non ne sono in grado. Sarà che quando ero giovane io l'umanità era ancora arretrata ed io sono rimasto ai tempi bui. Ah, i meravigliosi tempi bui in cui la flebile fiamma di una lanterna era più luminosa del sole, fra le tetre ombre della notte, che ai tempi era più buia di quanto ora non saprà più essere.


Ma tant'è...

Vediamo dove mi porterà il prossimo viaggio...

martedì 17 marzo 2015

Strani modi di vedere le stesse cose.

GUFI.

Sono un paio di giorni che mi risuona nella testa una canzone che voi non conoscete.
Ogni volta che il motivo si fa sentire, ripenso al mondo ed a come lo percepiamo.
Oggi finalmente provo a scriverci qualche riga ma il pensiero di base è svanito, lasciando solo la voglia di scrivere.

Come sarebbe una vita vissuta a forma di esagono?

Perché ognuno di noi ha un paio d'occhi ed è unico. Alcuni hanno occhi simili ma nessuno ha gli occhi come i nostri. Allo stesso modo è unico il modo in cui percepiamo ciò che ci circonda. 
A questo pensavo mentre sentivo cantare di questi strani animali.

...quante cose vedresti su strade deserte i miraggi che sai crear.

 Non ricordo come si strutturasse il mio pensiero, ma se io vedo una cosa in un dato modo, come faccio a sapere (o come posso pretendere di sapere) come la veda un'altra persona e come posso comunicarle come io la veda?
 
Uno sguardo distorto spaziante prodotto da cerchini ferrati e lucenti intorno ai vetri del pensiero.


 Tante volte capita di veder qualcosa sotto una determinata luce e di essere il solo a vederla da quel punto di vista, mentre tutto il mondo si "rifiuta" di fare altrettanto (o non ci riesce). Ma se questi occhi vedono in modo differente e la testa elabora in modo differente, che colpa ne abbiamo?

Appollaiati nel meriggio sudato, contemplano i signori sulla strada a passeggio

Osserviamo il mondo che ci passa accanto, a volte senza farne parte e senza giudicarlo davvero, come spettatori esterni, come se non esistessimo. Mi sento una persona che sta fuori da quello che è il mondo reale e che solo a volte esca dal cespuglio in cui stia nascosta, per osservare più da vicino la vita.

Il leone avanza spavaldo e fiero. Porta la guerra senza umiltà al posto dei denti ha lame spezzate. 

Vedo persone da un lato.

Delle scimmie scatena l'ilarità.

Vedo persone dall'altro lato.


E la pioggia poi verrà.

E aspetto la pioggia purificatrice che mi riporta alla mente le parole del ritornello di questa strana, strana canzone, che parla di qualcosa di differente ogni volta che mi capiti di sentirla.

Sono gufi coi bulloni al posto degli occhi: sacatenano in noi l'ilarità.
Stanno cercando cercando brugole perfette per ridare vita all'economia.

Senza aver mai saputo di cosa parli davvero, per non aver mai avuto l'occasione per chiederlo all'autore.




domenica 15 marzo 2015

3 del mattino

Facciamo pure 2 e mezza dai.
Da un lato ho una stanchezza addosso che vorrei sprofondare fra le coperte e non riemergere più, se non dopo la prossima era glaciale, dall'altro lato ho una voglia di scrivere che mi sale dalle ossa e che non mi vuole abbandonare.

Potrei scrivere del lavoro, dove i capi si ostinano a dire "ma sì, deve ambientarsi" di una nuova recluta, destinata al macero.

Sì, sono una persona molto diretta su queste cose, anche se non dovrei.
Quando io ho cominciato ero un disastro, lo sappiamo tutti. Non avevo mai lavorato in un bar, del resto.
Capisco come ci si possa sentire da novizi.

Però.

Però.

Però io credo esistano dei limiti e delle attitudini.
Alcune persone sono portate a determinati mestieri, piuttosto che ad altri. Non siamo tutti uguali.

Una delle ragazze nuove NON E' portata. Non serve farci giri di parole. Il primo giorno che l'ho vista muoversi dietro al banco ed ai tavoli ho riferito quest'impressione e la risposta è stata "dalle tempo".

Passa un mese e mezzo. Non vedo miglioramenti. Di nessun genere.
La risposta qual è?

"Ha qualche defiance ma ce la farà."

Resto impassibile e mi chiedo "Quando? A settembre? Ad ottobre, con la stagione finita? Quando ce la farà, di grazia?"

Ma resto in silenzio. E' inutile discutere con chi ti dice di tacere senza neppure ascoltarti. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, si dice in giro. Che sia questo il caso?
Chissà.
Secondo me è più un non aver le palle di ammettere che la persona che hai scelto per questo lavoro, in effetti, è stata la scelta sbagliata.

Passano i giorni. Sopportiamo in silenzio.

Sopportiamo in silenzio.

Magari un paio d'ore di sonno potranno portarci consiglio.

giovedì 12 marzo 2015

Si ringraziano le divinità.

Oggi ho lavorato, come ogni altro giorno della settimana (quasi).
Questa sera c'era "The Voice". E chissene frega, direi io. NOn mi è mai interessato come programma. Non mi interessa tutt'ora. Non ho neppure una tv con cui ci possa capitare per sbaglio.
Quindi il fatto di dover lavorare e di "perdermelo" non mi dovrebbe tangere minimamente.

Eppure oggi era differente.

Una persona a me amica ha partecipato ed oggi toccava a lei. Era mio grande desiderio vederne l'esibizione. Certo, nulla mi avrebbe vietato di vedere youtube domani o dopodomani o quando verrà reso pubblico at random per tutti.

Però mi dispiaceva l'idea di non poter vedere la trasmissione sul momento e di dover attendere. Inutile dire che è una persona di cui ho una stima elevatissima ed a cui voglio bene. Fosse un conoscente casuale non mi sarebbe interessato troppo.

Oggi il turno lavorativo iniziava alle 12 ed era verosimile terminasse dopo le 22. Tardi, ovviamente.
Per qualche strana e misteriosa congiunzione astrale, non viene nessuno in locale.

Scopa.
Nel.
Culo.

Alle 21 il locale era chiuso.
Alle 21.30 io ed il mio collega usciamo.
Salgo in sella e mando un messaggio ad un amico.

"Ha già fatto?"
"No, stiamo aspettando davanti al tv."

Il vento mi sferza il viso mentre volo verso casa.
Entro, accendo il pc (non ho un televisore) faccio epr avviare firefox ma ricordo che non mi permette di vedere la rai (adbloc plus blocca le pubblicità su youtube ma la rai non ti lascia vedere i suoi canali se lo hai attivato). Apro chrome, sperando che funzioni.

Il sito della rai non si lamenta e mi mostra il programma.

C'è un ragazzo con i riccioli che saluta, dopo aver scelto il suo coach.

Intermezzo.

Poi la presentano.


5 minuti più tardi e me la sarei persa. Non per mia colpa, ovviamente, ma mi sarebbe dispiaciuto.

Ringrazio la mia buona stella e chi mi vuol bene dall'alto per aver unito le migliori combinazioni di eventi affinché riuscissi a vedere quei 10 minuti di trasmissione.

- In chiusura con un collega che sappia lavorare (meglio delle stagionali)
- Poco lavoro
- Lei più "tardi" nella scaletta del programma (mi pare iniziasse alle 21, io sono arrivato a casa alle 21.50, fosse stata fra i primi ,me la sarei persa comunque)

Uno spettacolo meraviglioso (la sua voce) che non mi sarei voluto perdere per nulla al mondo.


martedì 10 marzo 2015

Amo questa fottuta altalena bastarda.

Lunedì ero di buon umore.
Così, senza una reale ragione.
Mi sentivo allegro ed ogni cosa mi scivolava via come acqua sul vetro di una ferrari a 240 Km/h.

Stavo bene e sereno.

Oggi.

Boh, oggi sento un continuo senso d'ansia che mi opprime.
Dovrei far mille cose e ne sto facendo alcune. Far le cose che devo fare, in genere mi fa stare meglio.
Oggi non sembra funzionare. Far le cose mi dice che devo farne altre.

Oggi sento solo ansia.

Sento un vuoto dentro che ieri non c'era, nonostante ci fossero tutti i presupposti perché fosse il contrario. Ieri sarebbe dovuta essere una lunga giornata ansiosa ed oggi una rapida giornata serena.

Lasciamo che la giornata prosegua. Ci sarà qualche evento randomico che la farà volgere in meglio, voglio credere che sarà così.

domenica 8 marzo 2015

I like trains...

Avevo detto che avrei speso un post per parlare del mio viaggiare in treno e boh, ho voglia di scrivere.
Non è questo che avrei voglia di scrivere ma finché non trovo cosa la mia mente sta elaborando davvero mi accontento.

Una volta non mi piaceva viaggiare.
I pochi viaggi che ho fatto sono quelli che i miei mi hanno "costretto" a fare e, quando potevo, restavo a casa, dai nonni, lasciando che fossero loro a partire.
Ripensandoci a posteriori è stato meglio così, perché loro sono stati più liberi do come sarebbero stati avendo me appresso.

I pochi viaggi che ho affrontato mi hanno visto salire su un aereo.
L'ultimo è stato più di 10 anni fa ormai.

Mi manca viaggiare in aereo? No, per niente.

Nel corso del tempo non ho mai sentito il richiamo per i viaggi. Non mi interessava: qui c'era tutto quello di cui avevo bisogno.
Solo negli ultimi 2 anni ho scoperto una parte addormentata di me, legata al viaggio ed alla scoperta di luoghi nuovi.

E' una parte troppo vecchia e troppo classica per poter amare un viaggio in aereo.
Ho scoperto il viaggio in treno.

Come si può, la mia parte razionale si domanda, amare un viaggio lungo il doppio rispetto alla comodità di un viaggio in aereo, della durata di poche ore?
Un viaggio in cui sei schiacciato come un animale in mezzo ad altri tuoi simili così vicini a te nonostante siano dei perfetti sconosciuti?

Una voce mi rispose che la cosa importante è sempre il viaggio e mai la destinazione.
Ho iniziato a considerare la vacanza a partire da quando salgo sul treno, anziché da quando scendo.

Il mio viaggio è sempre differente. Il paesaggio cambia ad ogni corsa. Le stazioni sono sempre uguali e sempre differenti.
Le persone sui treni sono sempre uguali e sempre differenti. Ogni viaggio è un piccolo vaso di Pandora pronto ad esplodere per le mille emozioni che si porta dentro.

Ho parlato in altri post di alcune mie esperienze in treno, come quando ho incontrato l'artista, andando verso Firenze.
Non ricordo se ho raccontato della pendolare che due volte a settimana percorre in giornata il tragitto Padova-Roma e ritorno.

La fauna dei treni è sempre interessante ed ogni imprevisto può trasformarsi in un'opportunità, come il mio ultimo ritardo del treno, trasformatosi in un'ora di anticipo o come il ritardo che ha compensato l'altro ritardo o come i miei numerosi anticipi nei viaggi notturni verso la capitale.

Amo i treni perché sono una lunga occasione per sedersi e leggere un libro, perché è come stare in posta in fila e leggere è uno dei metodi migliori per far passare il tempo, come lo è altrettanto scrivere.

I treni sono in qualche modo la mia musa per scrivere e l'ambiente ideale in cui sento di poter leggere in tranquillità.

Sporchi, rumorosi, freddi in inverno, caldi d'estate, con un odore nauseabondo spesso, con ritardi inenarrabili, con coincidenze inesistenti, con mille e più problemi che si verificano puntualmente diurante il viaggio (unica vera forma di puntialità del servizio).
Lo so bene eppure non riesco a fare a meno di amare i viaggi in treno come se qualcosa legasse il mio spirito a quella sensazione inimitabile che offre un viaggio in treno sulle rotaie di metallo che scorrono rapide sotto di noi. Con il paesaggi oche scorre rapido fuori dal finestrino, con la porta della cabina che si apre di scatto ed un uomo in divisa tuona "BIGLIETTI PREGO".

Tutto questo ricrea in me una strana sensazione di pace, come se mi trovassi a casa, come se il viaggio fosse la vera vacanza, mentre una volta arrivato a destinazione iniziassero i problemi.
La cosa può non aver senso, me ne rendo conto.

Mentre scrivo queste righe sento l'animo kender che scalpita ed in me nasce quella che loro chiamano "mania di girovagare", così tipica di quella razza fantastica e così vicina ad alcune emozioni che sento nascere e bruciare.

Non è la voglia di conoscere luoghi nuovi, vedere cose, conoscere persone, non è nulla di tutto questo: è il mero desiderio di sentire la terra sotto di me spostarsi e sentire che sto andando altrove.

Ed ora mi chiedo solo quale sarà la prossima meta?
Quando prenderò il prossimo treno e fino a dove mi spingerò?
Sarà un viaggio di andata e ritorno in giornata o sarà una vacanza di più giorni? Quanti giorni? No, non sarà così: per viaggiare più giorni dovrò aspettare giugno e non resisterò fino a giugno senza prendere un treno per una qualsiasi destinazione.

Dove vogliamo andare, fratellino?
Portami da qualche parte.

Fammi una sorpresa.

giovedì 5 marzo 2015

Amo le domande perché è bello aver qualcosa cui rispondere

Sul blog de La Folle, qualche giorno fa ho letto un elenco di domande riguardo il "come viaggiamo".
Dato che mi piace questo genere di cose, pur non essendo un viaggiatore, ho deciso di rispondere.

5 domande ed altrettante risposte.

1- Dove dormo?
Premetto: dormire per me è una perdita di tempo. Sono in vacanza per godermi il luogo che sto visitando, non per dormire o per passare il tempo nella stanza di un albergo a guardare tv.
Detto questo, cerco sempre la sistemazione più economica e strategicamente vicina ai mezzi pubblici.
Il luogo in cui dormo è solo un "campo base" da cui partire ed a cui tornare per riposare lo scheletro, nulla più che una branda ed un bagno.
Ecco, unica cosa su cui sono rigoroso: bagno privato. Voglio il mio bagno, nella stanza in cui dormo.

2- Dove mangio?
Direi dove capita. Cerco sempre di informarmi su quali siano le pietanze tipiche del luogo e di trovare il tempo per provarle almeno una volta. Se conosco qualcuno del luogo mi faccio consigliare un ristorante o una trattoria adatta a mangiare possibilimente bene, possibilmente tanto (ho tanta fame) e senza dovergli lasciare un rene in pegno.
Così, oppure un paio di panini presi in mercato ed assemblati somewhere.
(pranzo al sacco, cena in locale, come idea).

3- Come mi muovo?
AMO viaggiare in treno, quindi, se posso, arrivo alla meta in treno. Da lì, mi muovo con i mezzi pubblici o a piedi (mi piace anche camminare).
Non mi piace l'idea di prendere a nolo una macchina e di guidarla in una città che non conosco, piuttosto cammino 15 ore (cosa che faccio spesso, quindi non è un problema.).

4- Attrazioni che scelgo.
Ogni città ha IL monumento che BISOGNA vedere.
Generalmente non m'importa molto, perché a me piace vivere la vacanza, non vedere cose durante la vacanza. Tolte le cose che "Ehi devi vederlo almeno una volta nella vita" (come il Colosseo a Roma, per dire o piazza San Marco a Venezia) difficilmente mi prefisso delle mete precise in una città. Mi piace vagare nella città e scoprirla passeggiando. Ne parlerò in modo più approfondito nel prossimo punto.

5- Strane abitudini.
Io sono io e non si può pretendere che io non abbia strane abitudini, non trovate?

Mi piace sedermi ad un tavolo in una piazza ed osservare le persone. Movenze, gesti, modo di gesticolare, modo di parlare, modi di dire. Mi piace osservare la fauna della città.

Anche se le librerie non cambiano molto da una città all'altra, mi piace fare un tour nelle libreire locali. Difficilmente esco senza almeno un libro.

Socializzo con persone a caso. Ogni gioco di ruolo che si rispetti insegna che gli incontri casuali sono tutto per la trama.

Se devo star in vacanza 3 giorni (per dire) mi organizzo come se dovessi partire una settimana. Sapete, non si sa mai.

Adoro ( nel senso che A-D-O-R-O-!) preparare la lista delle cose da mettere in valigia un paio di giorni prima di partire.



E questo è quanto.
Non sono un grande viaggiatore, come ho detto, ma porto nel cuore come un dolce ricordo ogni viaggio che ho fatto (lungo o breve che sia stato).
Quale sarà la mia porssima meta? Solo il tempo potrà svelarlo.
2. Dove mangio

martedì 3 marzo 2015

Sogni di primavera e l'equilibrio degli elementi.

Pellek canta la sua versione di "Under the sea" nelle cuffie mentre mi tornano in mente i sogni delle notti passate, due in particolare.

Fuoco ed acqua.

Confesso che non sono mai stato bravo ad interpretare in modo accurato i sogni e non mi sono nemmeno mai applicato troppo per saperlo fare (faccio mea culpa) ma perfino un profano come me vede collegamenti fra i due sogni.

Sogno di Fuoco.
Pedalo in bicicletta verso la funivia per andare a comperare un regalo oltre confine. Io ed un amico stiamo facendo da babysitter ad un bimbo. Lui, in effetti. Lui è presissimo dall'infante mentre io lo ignoro beatamente.
Ovviamente lui non è una persona degna di fiducia e lo dimostra incendiando accidentalmente il bambino. Prendo al volo la coperta pesante dal mio letto e lo spegnamo. Rimarrà la bruciatura, mi secca sia capitato per la sua inettitudine.

Mi reco al bar prima di andare a lavorare. NOn voglio bere, devo solo parlare con il barista per quanto riguarda il regalo. Una ragazza mi conosce e dice al barman di prepararmi un gin lemon. Tsk, solo perché quando ci siamo conosciuti ne ho bevuto uno. A me il gin non piace. Quella volta l'ho ordinato solo perché sapevo che il barisa era troppo ubriaco per trovare la vodka. Chiedo piuttosto un vodka lemon, anche se non dovrei bere prima di lavorare.
Mi fa notare che dovrei prendere il regalo e gli rispondo che il quadro appeso al muro è il regalo che ho portato.
Arriva il drink ed è tutt'altro rispetto a quanto ordinato ma lo bevo: è buono.
Siamo fuori che chiacchieriamo. Nel locale si sviluppa un principio d'incendio. Mentre i vivgili del fuoco sono stati chiamati, prendo un estintore e spengo le fiammelle sparse che trovo in giro. Il fuoco è poco ma ci sono dei morti. Nessuno che io conosca, comunque.
Controllo la cucina. I fornelli vanno a fuoco. Provo a spegnerli e l'estintore diventa una bombola del gas con una fiamma sopra. Mi rendo conto che sta per saltare in aria. La butto e so che devo andarmene. Le gambe sono bloccate per alcuni interminabili secondi. Poi me ne vado.
Esplosione.
Tutto il locale diventa nero di povlere bruciata.
Esco barcollando e trovo le persone ancora fuori. Il mio primo pensiero va ai miei cellulari in cucina al momento dell'esplosione. Il lavoro mi chiamerà e non mi troverà.

Mi sveglio.

Mentre la riproduzione casuale di Youtube mi porta a "Hellfire" nella versione cantata da Pellek mi accingo a scrivere il sogno della notte successiva

Sogno d'Acqua.
E' il sogno di un tragitto. La prima parte in bicicletta, la seconda in funivia con un remo in spalla.
In bicicleta percorro una stretta striscia di terra in mezzo al mare con i bagnanti che si godono il sole ed il mare, nonostante di sole non  ce ne sia. Per due volte rischio di cadere in acqua ma per due volte riesco ad evitarlo.
Alla funivia ho il remo e non ho più la bicicletta. Non so se io abbia fatto il biglietto, non sembra importante in quel momento.
Sto andando a fare un addestramento per andare in canoa. Npon sembra avere senso ma è così. Poi si ricomincia. Stesso tragitto, stessi inconvenienti, stessa routine.
Un giorno mi accorgo di non avere il remo e devo tornare indietro dopo aver fatto una sola fermata di funivia. Ecco: lì inizio a preoccuparmi del biglietto.
Rimango bloccato alla stazione senza poter andare né avanti perché senza remo, né indietro, perché senza biglietto.

La bicicletta mi accompagna in entrambi i sogni ma in uno domina il fuoco mentre nell'altro domina l'acqua.
Trovo ci sia una sorta di stravagante equilibrio in questo genere di alternanza nei viaggi presso il regno di Morfeo.

E questa sera dove mi porterai, misterioso sovrano?

lunedì 2 marzo 2015

"Hai iniziato una guerra psicologica che non puoi vincere"

Ci sono molti tipi di guerre.
Ci sono quelle che si combattono sul campo, alla testa di un esercito o dalle retrovie.
Ci sono le guerre di potere, fra i merletti delle corti d'ogni epoca.
Ci sono le guerre fredde, non dichiarate ma la cui tensione è palpabile nell'aria.
Ci sono le guerre psicologiche, fra due o più persone.

Certamente ci sono mille altri tipi di guerre che una persona possa iniziare verso una o più altre persone.
Anche qui si può distinguere chi entra in guerra solo se è certo della vittoria, chi entra in guerra per un ideale, indifferentemente da quale sia l'esito, chi è costretto a scendere in campo, chi scappa dalla guerra e chi induce l'altro a scendere in guerra.

Chi ti dice, mio caro amico, che io non possa vincere questa guerra?
Tu sostieni che io non sia sufficientemente donna da cominciare e terminare questa guerra psicologica e pensi io sia destinato alla sconfitta, se proseguirò in tale cimento.

Sai, riesco ad immaginare me e  mio fratello, in piedi ai margini di una trincea mentre scrutiamo l'orizzonte. Abbiamo divise differenti, perché apparteniamo a differenti fronti ma chi ci sta davanti è un terzo fronte verso cui dirigiamo volentieri i comuni sforzi.

Tu non sai, mio caro amico, quanto aiuto possa darmi il fratello che porto con me.
Ma se anche con esso, secondo te, dovrei perdere, dimmi allora, cos'avrò mai da perdere, oltre al tempo? Come se il tempo fosse davvero un problema, come se davvero lo impegheremmo in altre occupazioni.

No, mio caro amico.

Non abbiamo nulla da perdere a giocare questa partita. Non abbiamo certamente puntato tutto su questa mano e dovresti essertene reso conto.
Su una cosa forse hai ragione: non potrei reggere lo stress di aver iniziato una guerra al punto da riuscire a portarla a termine: dopo tanto tempo, ne uscirei stremato.

Perché allora mi vedi così saldamente tranquillo, così rilassato sull'esito, quale che sia di questa vicenda?

Come ti ho detto, oh raro e sincero amico, che ogni cosa hai osservato fin dal principio, questa guerra non l'ho iniziata io e di certo non è stato mio fratello ad iniziarla.
Noi abbiamo solo sentito il brivido della sfida ed abbiamo acconsentito.

Se non lotti davvero per vincere, forse tutto sommato non t'importa di perdere ed alla fine sappiamo tutti che questa è la chiave per vincere una guerra di questo stampo.

A te la mossa. Chi può dire quanto tempo avrai prima che il destino la faccia al posto tuo?