giovedì 14 luglio 2016

Come un bambino che giochi con i pastelli.

Come posso descriverlo?
A parole, in nessun altro modo.
Nessuna fotografia, temo, potrebbe ritrarre ciò che di meraviglioso ho contemplato oggi.
Pomeriggio mi son recato in riva al mare per ragioni meno gradevoli di quanto avrei sperato. Mi fanno notare che non è propriamente la giornata ideale per nuotare, indicandomi il mare.
Era mosso.
Molto mosso.
Avete presente i parchi acquatici in cui c'è la piscina con le onde? Ecco.
Era un enorme continua onda lungo tutto l'orizzonte.
Ed era scuro, come il mare che si prepari alla tempesta.
Non è strano che il mare sia in tempesta, mentre la tempesta è in superficie?
Oh sì: anche fuori si sarebbe preparata una tempesta.
Ho visto lampare all'orizzonte, come se un intera associazione di fotografi stesse cercando di immortalare lo stesso paesaggio simultaneamente.
Ho visto le nubi avanzare, come una coperta a coprire il cielo o la terra, a seconda del punto di vista che si voglia adottare.
Ho visto il sole calare e creare un effetto che non ricordavo.
Il mare era scuro, opaco, concreto.
La striscia di cielo visibile era tinta di colori pastello, così delicati da sembrare irreali ed eterei, quasi un'illusione.
Il cielo era nero, come il rullo che spiana il cemento sull'asfalto.
Un simile contrasto si vede solo prima di una tempesta spettacolare, adornata di lampi, tuoni, fulmini e continui cali di tensione, accompagnati dalla tenda di fitta pioggia che ricopre tutto ciò che separa il cielo dal mare, ma solo per la sua naturale incapacità di bagnare il mare.

Per tutto il pomeriggio, ho lavorato con questi eventi di fronte.

Per tutto il pomeriggio ho sentito la voce che mi chiamava come la malìa di una sirena che mi attragga sugli scogli.
...vieni...
Una voce suadente mi invitava a tuffarmi nelle profondità di quegli abissi dai quali forse non sarei emerso.
Perfino a notte scesa, in cui la sola luce era quella saltaria dei lampi, le macchie di colore che si dipingevano sul mare erano una cornice di un quadro incompleto, perché io ne stavo fuori.

Il mare mi chiama.
Mi chiama sempre.

6 commenti:

  1. grande morte...
    (non sono ironica, diciamo che ho un forte senso estetico per i suicidi)

    RispondiElimina
  2. A me capita di avere un'emozione simile sporgendomi su un vuoto. La voce suadente a volte mi riempie di paura.

    RispondiElimina