venerdì 25 aprile 2014

This isn't even my final form -cit.-

Capita a volte, mentre si lavora, mentre si viaggia, mentre si cucina, mentre si vive, di considerare se stessi, attraverso le forme precedenti, abbandonate in favore della sucessiva, fino a giungere a quella attuale.
Quali domande ci si potrebbe mai porre?
Beh, senza dubbio, la più sensata è "Sono migliore di com'ero in principio?"
Se pure questa sia la domanda più ovvia e scontata, raramente è la più semplice a cui rispondere, ammesso che si abbia raggiunto un'autocoscienza tale da capire che la propria opinione può venir influenzata dall'emotività eche risulti, quindi, non attendibile al 100%.
La mia mente ripercorre rapidamente le tappe, per valutare crescite e regressioni.
Da bambino (già allora con la convinzione che il mio cervello potesse frmulare due differenti opinioni sulle domande più semplici) son diventato adolescente/ragazzo, con l'arrivo di colei che chiamerò "Mary T", in onore della Maria Teresa, ad entrambi molto cara.
A quel tempo ho imparato molte cose sui rapporti interpersonali (se non tutto) e sui rapporti con me stesso.
Seguì un periodo di riposo e silenzio, in cui ho scoperto la mia vera natura da Kiwi da Compagnia e parallelamente, Kiwi da Palcoscenico (per poi divenire anche quella che "Brenda" avrebbe chiamato "La mia puttana", ma questo accade successivamente). E' mentre scopro questa parte di me, che incontro la Straniera, che riuscirà per brewve tempo a rapire il mio cuore, per poi lasciarlo andare e vederlo volare via, con mio sommo rammarico e non senza rimorso.
In tutto questo, mio fratello dormiva, ridacchiava, sognava, consigliava e si gloriava della perfezione delle proprie previsioni.
Solo dopo è arrivata Brenda. La ragazza giusta al momento sbagliato.
Con lei ho conosciuto davvero la mia essenza da kiwi, appena abbozzata, fino a quel momento ancora priva di uno sbocco reale che la esaltasse.
Un kiwi come quello non si è più visto, successivamente. Rimase soltanto la pallida ombra di ciò che ricordo essere quella luce allegra, sempre pronta a risplendere.
Questa è regressione, non trovi?
Senza dubbio.
Quella regressione ci ha portato a non riuscire più a metterci in gioco come una volta. Certo, continuiamo a metterci in gioco, ma in modo completamente differente. Ci mettiamo in gioco con una razio pronta a bloccarci, qualora volessimo fare qualcosa di troppo oltre.
Perché questa regressione? Probabilmente per l?Omonima, che dimostrava spesso vergogna per le nostre abitudini. Non saremmo mai voluti cambiare, solo per andare incontro ai gusti di un'altra, eppure, almeno in minima parte, lo abbiamo fatto.
Poi?
Poi ce ne siamo andati ed abbiamo scoperto essere il fratello con cui pensavamo di parlare. Abbiamo scoperto di essere meno solari di una luna nuova, di essere un ingranaggio fermo, senza nessun altro ingranaggio che sia intento a girare con noi.
La vita ci è stata atolta, fino agli ultimi mesi, fino a novembre, in cui sono stato nominato "Postino", come Mercurio, uno fra i miei favoriti, fra le divinità.
Negli ultimi mesi, ho riscoperto la gioia di esistere, la gioia di essere al mondo e di trasmettere gioia a chi ci circonda.
Siamo tornati a crescere, in una certa qual forma, sebbene mantenendo quella pietra scura che si era formata nel nostro animo e che lo aveva corrotto (e continuava a corromperlo).

Ora siamo qui.
Sereni? Mediamente.
Soddisfatti? Sì, abbastanza.
Ottimisti? No, per niente, ma non importa.

Siamo dei cinici realisti, analizzatori di un mondo che non fa nessuno sforzo per fingere di essere riservato.
Siamo Kiwi, sempre pronti a metterci in gioco, all'occorrenza.
Siamo nostro fratello ed il fratello di nostro fratello, al tempo stesso, come ad indicare la duplicità del nostro animo, a volte allegro e sempice, altre cinico ed insensibile.

Siamo noi, siamo così.
Chi ci conosce sa che siamo così. Chi ci conosce poco imparerà a capire che siamo fatti così. Chi non ci conosce, probabilmente non ci conosce perché li ho tenuti fuori dalla mia vita.

E con la mia Regina che dorme (o finge di dormire) al piano di sopra ed il Signore Morfeo che mi invinta a raggiungerla, c'è solo una frase che mi perseguita, nella sua particolarià:

"...e questa non è nemmeno la mia forma finale."

Come il fiume di Eraclito, in continuo mutamento, anche io stesso continuo a cambiare e modificarmi, a volte in meglio, altre in peggio, certo, ma ogni cambiamento è improvviso, inatteso ed imprevedibile.

Un po' mi spaventa, un po' mi affascina...Per lo più mi porta a stendermi, con la consapevolezza di non poter prevedere ciò che saremo in futuro, a differenza della facilità con la quale prevediamo quello degli altri.

2 commenti:

  1. La mia forma finale attuale non mi piace. Avrebbe potuto prendere mille pieghe la mia vita, ma le curvature che le ho imposto quando sognavo futuro sfuggendo il presente, prevedendo piccole rivoluzioni mai approntate. Ora mi adeguo molto filosoficamente ed in tanti mi invidiano l'essere saggiamente posato. Non percepiscono la rassegnazione dietro la facciata.

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  2. "... And how to continually keep getting better!"

    Saremo nella grande arena, a combattere insieme i nostri demoni interiori oppure a stringerci la mano in segno di resa. Siamo essere senza forma reale, privati della nostra clessidra del tempo. Ci perderemo vagando nel deserto e non sapremo se sarà l'inizio o la fine. Ma non importa...

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