Sono le 3, circe, ed ho voglia di scrivere.
In effetti è un po' che vorrei scrivere in questa fascia oraria, quella della notte.
Ma quand'è che inizia davvero la notte?
Non posso dire che inizi al calar del sole, così come non posso dire che inizi allo scoccare della mezzanotte.
La notte, quella vera, inizia quando tutti dormono e viaggiano nelle valli del sogno e fra i vicoli oscuri della propria mente.
Quando la città è morta e deserta, comefosse disabitata.
Eppure, nella notte piena di lampioni, lantenre semaforiche lampeggianti e serrande abbassate, scrutando con attenzione, si vedrà che c'è della vita, nascosta fra il dedalo di vie che forma la città. Non parlo dei senzatetto addormentati nei luoghi più disparati, no.
Parlo degli abitanti della notte, quelle persone che non dormono ma vagano per la città, seguendo un iter noto a loro soltanto.
Parlo del pensionato che passeggia per le vie, fermandosi di tanto in tanto a leggere una locandina o a visionare come sia stato chiuso un cantiere. Della madre impiegata che porta fuori il cane. Dei giovani ancora in giro, indecisi se rimanere a chiacchierare sui graqdini della chiesa sorseggiando una birra calda e sgasata o se tornare a casa per dormire fino a mezzogiorno.
Parlo delle pattuglie, sempre in movimento nelle vie principali della città. Dei rari automobilisti. Degli amanti che si sono attardati sulla spiaggia. Dei panettieri che lavorano nella pace di chi dorme. Del furgone che porta i giornali alle edicole.
In questo clima, tutto sembra differente, come se un'aria vittoriana avvolgesse la città per poche ore alla volta ed in tempo si rifiutasse di scorrere, sebbene a conti fatti non si fermi per nessuno.
Eppure le stelle che guardi sono le stesse che vedono loro. Il cielo che condividiamo è unico. Viviamo la stessa città, anche se ne occupiamo facce differenti.
Di rado, capita che qualche abitante del giorno visiti il reame notturno ed ancora più raramente capita che tale passante si accorga della strana vita che regna questo tempo e ne rimanga affascinato, come se si trovasse in un paesaggio dipinto da una mente visionaria, troppo immersa nella realtà delle cose per poterla vedere con chiarezza.
Perché a volte non serve lasciare la propria casa per visitare un luogo nuovo.
sabato 24 giugno 2017
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Ogni volta che penso a una cittadina di notte, mi viene in mente qualcosa di anni '80 o primi anni '90, non so perché.
RispondiEliminaMoz-
E' bella questa descrizione, potrebbe apparire frutto di pura fantasia, anche se non lo è.
RispondiEliminaSono due mondi che si sfiorano senza toccarsi mai: il giorno e la notte, la luce e il buio e le ragioni del vivere in uno dei due mondi si colora di ipotesi e di suggestioni, volendo anche molto letterarie...
Apprendista, stavo dando una sistemata al mio blog e sono arrivata da te per rinfrescare la memoria, e trovo questa chicca che fa pensare e affiorano ricordi di notti lontane, in cui magnifiche pietre barocche riprendevano la loro identità... quando tutto era chiuso e loro nel silenzio mostravano tutta la loro bellezza. Anche le cose la notte hanno un'altra vita.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaÈ giunta mezzanotte
RispondiEliminaSi spengono i rumori,
Si spegne anche l'insegna
Di quell'ultimo caffè.
Le strade son deserte
Deserte e silenziose,
Un ultima carrozza cigolando se ne va.
Il fiume scorre lento
Frusciando sotto i ponti
La luna splende in cielo
Dorme tutta la città
Solo va
Un uomo
In frack
Ha il cilindro per cappello
Due diamanti per gemelli
Un bastone di cristallo
La gardenia nell'occhiello
E sul candido gilet,
Un papillon,
Un papillon di seta blu.
S'avvicina lentamente
Con il cedere elegante
Ha l'aspetto trasognato
Malinconico ed assente
E non si sa da dove vien
Ne dove va, chi mai sarà
Quell'uomo in frack.
Bon nuit, bon nuit,
Bon nuit, bon nuit,
Buona notte,
Va dicendo ad ogni cosa
Ai fanali illuminati
Ad un gatto innamorato
Che randagio se ne va.
È giunta ormai l'aurora
Si spengono i fanali
Si sveglia a poco a poco
Tutta quanta la città.
La luna si è incantata
Sorpresa e impallidita
Pian piano scolorandosi nel cielo sparirà.
Sbadiglia una finestra
Sul fiume silenzioso
E nella luce bianca
Galleggiando se ne van
Un cilindro
Un fiore
E un frack.
Galleggiando dolcemente
E lasciandosi cullare
Se ne scende lentamente
Sotto i ponti verso il mare
Verso il mare se ne va.
Chi mai sarà, chi mai sarà
Quell'uomo in frack.
Adieu, adieu, adieu, adieu,
Addio al mondo
Ai ricordi del passato
Ad un sogno mai sognato
Ad un attimo d'amore
Che mai più
Ritornerà.
La, la, la la...
Complimenti per il post.
RispondiEliminaE' molto bello.